Sussidi alle fossili e ritardi su carbon tax, l’UE richiama l’Italia

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Nelle raccomandazioni diffuse dalla Commissione Europea si bacchetta il nostro Paese per il ritardo nell'introdurre tasse modulate secondo il principio del 'chi inquina paga', come la carbon tax, e nel rimuovere aiuti dannosi per l'ambiente, come il sostegno alle fonti fossili. Un richiamo passato sotto silenzio.

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“Ce lo chiede l’Europa” in questi ultimi anni è divenuto un leitmotiv nella politica italiana. Non sembra però che a tutte le raccomandazioni dell’UE venga data la stessa importanza. Quasi ignorato da Governo e stampa, ad esempio, è uno dei richiami contenuti nell’ultimo documento con le Country Specific Reccomendations (allegato in basso), diffuso mercoledì, nel quale si bacchetta il nostro Paese per il ritardo nell’introdurre tasse modulate secondo il principio del “chi inquina paga”, come la carbon tax, e nel rimuovere aiuti dannosi per l’ambiente, come quelli alle fossili.

In Italia, si legge nel documento, “rimangono lettera morta la revisione dell’imposizione ambientale e l’eliminazione delle sovvenzioni dannose per l’ambiente. L’Italia ha istituito un comitato per la fiscalità ambientale. Questi diversi aspetti sono contemplati dalla legge delega di riforma fiscale, la cui attuazione è stata tuttavia rimandata per l’assenza di decreti legislativi attuativi.”

Il riferimento della Commisione è a quanto previsto dall’articolo 15 della legge di delega fiscale (l.11 marzo 2014, n. 23). Il Governo, si legge in quel testo, è delegato a introdurre nuove forme di fiscalità “finalizzate a orientare il mercato verso modi di consumo e produzione sostenibili, e a rivedere la disciplina delle accise sui prodotti energetici e sull’energia elettrica, anche in funzione del contenuto di carbonio e delle emissioni di ossido di azoto e di zolfo”.

Il gettito, secondo la delega, dovrà essere destinato “prioritariamente alla riduzione della tassazione sui redditi, in particolare sul lavoro generato dalla green economy, alla diffusione e innovazione delle tecnologie e dei prodotti a basso contenuto di carbonio e al finanziamento di modelli di produzione e consumo sostenibili, nonché alla revisione del finanziamento dei sussidi alla produzione di energia da fonti rinnovabili”.

Peccato che, come osserva il documento EU, la delega in questione rischi di rimanere inattuata e, dunque, la tassazione ambientale, ad esempio quella sulla CO2, possa non concretizzarsi: l’articolo di legge citato infatti rimanda alla proposta di modifica della direttiva europea in materia di tassazione dei prodotti energetici (2003/96/CE). Proposta che però è stata ritirata a fine dicembre.

“Una buona occasione per rimediare e recepire il richiamo dell’Europa potrebbe essere il Green Act, molto atteso ma del quale ancora non si sanno i contenuti”, commenta Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club e tra i fondatori di  Green Italia.

In Italia una carbon tax limitata ai carburanti per il trasporto di 30 euro a tonnellata di CO2, a fronte di un rincaro della benzina di 0,7 eurocent al litro, pari allo 0,5%, produrrebbe entrate per 2,5-3 miliardi all’anno, stima Gianni Silvestrini, presidente del Coordinamento FREE che ha più volte rilanciato la proposta.

Il documento con le raccomandazioni UE (pdf)

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