Nuovi incentivi alle rinnovabili non FV: “risorse per 400 milioni di euro fino al 2016”

Il nuovo del decreto “tampone” per gestire gli incentivi alle fonti rinnovabili elettriche fino a tutto il 2016, annunciato “entro maggio”, non prevede risorse aggiuntive: resterà il tetto dei 5,8 miliardi di € e ci si dovrà accontentare di quelle che si liberano. Per gli analisti di eLeMeNS resterebbero 400 milioni di €, sufficienti per circa 1,5 GW di nuovi impianti.

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Giovedì scorso, rispondendo ad un question time (vedi allegato in basso), è arrivato da parte della ministra dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, l’ennesimo annuncio sull’atteso decreto tampone, dal quale dipende il futuro degli incentivi alle rinnovabili non fotovoltaiche. Per queste tecnologie il tetto di spesa, fissato a 5,8 miliardi di euro l’anno, è molto vicino, “come Ministero – ha spiegato Guidi – emaneremo, entro il mese di maggio, un nuovo provvedimento che riutilizzi a favore del settore le risorse che si rendano via, via disponibili. Si applicherà un meccanismo di calcolo che tenga conto del momento in cui i nuovi impianti accedono effettivamente agli incentivi a cui sono ammessi e comunque nel rispetto del tetto massimo di 5,8 miliardi. Sarà, quindi, emanato un decreto nel quale saranno adottate modalità selettive di allocazione delle risorse, basate sulle maggiori ricadute sul sistema produttivo e sulla promozione delle tecnologie maggiormente innovative.”

Il nuovo provvedimento, ha informato la ministra, “servirà a dare continuità di sostegno fino alla fine del 2016. Nel frattempo, naturalmente, inizieremo a lavorare per definire le regole per il periodo dal 2017 al 2020. Questa ripartizione in due fasi è necessaria per conformarsi anche alle citate linee guida europee sugli aiuti di Stato in materia di energia e ambiente, che specificano non solo le modalità con le quali sostenere le energie rinnovabili, ma anche i tempi entro i quali adeguarsi ai nuovi principi che – ribadisco – l’Italia condivide”.

Fra un paio di settimane, dunque, si dovrebbe conoscere il destino degli incentivi a eolico e minieolico, bioelettricità, piccolo idroelettrico e le altre rinnovabili diverse dal fotovoltaico. Il condizionale è purtroppo d’obbligo perché, come detto, questo è solo l’ultimo dei tanti annunci di pubblicazione imminente dell’atteso decreto e c’è chi teme che il recente trasferimento alla Presidenza del Consiglio del vice-ministro Claudio De Vincenti, che aveva seguito la questione, possa portare ad altri ritardi.

Alcuni tratti del nuovo provvedimento sembrano però delinearsi. Il primo e fondamentale è che almeno per i prossimi due anni non saranno stanziate risorse aggiuntive, il limite di spesa resterebbe così a 5,8 miliardi. Oltre ai circa 100 milioni di euro attualmente liberi sul contatore del GSE ci si avvarrebbe delle risorse che si “andrebbero man mano liberando” – sia per il termine naturale degli incentivi (termine dei CV, primariamente) sia per le revoche degli incentivi assegnati mediante aste e registri a impianti che non vengono costruiti o che, una volta messi in esercizio, tradiscono incongruenze rispetto alla documentazione presentata.

Di che cifre si sta parlando? La società di consulenza eLeMeNS in un intervento pubblicato su Quotidiano Energia stima che da qui alla fine dell’anno potrebbero liberarsi circa 100 milioni di € ulteriori per la fine incentivi degli impianti ammessi ai CV; in aggiunta, basandosi sul trend degli ultimi mesi, altri 50 milioni circa potrebbero arrivare dalla revoche – per quanto ovviamente tale calcolo non sia in alcun modo standardizzabile ed estendibile al futuro. “In buona sostanza – spiega l’analista Tommaso Barbetti – ipotizzando che le prossime procedure di aste e registri abbiano luogo a fine anno, potrebbero essere disponibili circa 250 milioni di euro – e, basandosi sulla dichiarazione della Guidi relativa ad una previsione di incentivi per 2 anni, ulteriori 150 milioni per l’anno 2016”.

Dunque, nei prossimi due anni ci sono circa 400 milioni di euro da destinare agli incentivi per le rinnovabili non fotovoltaiche: “considerato che nel 2012-2014 furono messi a disposizione circa 600 milioni per l’assegnazione di incentivi a circa 2.200 MW, ipotizzando che tutte le risorse che si renderanno disponibili vengano messe a disposizione (e non destinate al risparmio) e che le tariffe vengano ritoccate al ribasso, la potenza incentivabile potrebbe arrivare facilmente a circa 1.500 MW”, stima Barbetti.

Il riferimento di Guidi a “risorse che si rendono man mano disponibili” potrebbe tuttavia far pensare alla definizione di una metodologia sulla cui base – anno per anno – si determinano dei contingenti di potenza incentivabile – piuttosto che alla definizione ex lege di contingenti puntuali. Per gli analisti sarebbe “un esperimento pericoloso, che – oltre a richiedere sofisticazione tecnica – renderebbe poco leggibili gli incentivi al mercato”.

Insomma altra incertezza normativa in arrivo? Si aspetta di vedere il nuovo decreto, che si auspica affronti altri problemi, come le oscillazioni del valore del contatore GSE dovute alla correlazione con l’andamento del PUN, che molti chiedono di modificare, o la questione degli ex-zuccherifici convertiti a biomassa, grandi impianti che possono accedere direttamente agli incentivi, sottraendo così molte risorse agli altri. Di certo non sembra che il Governo si sia speso molto in consultazioni e due anni non è un orizzonte temporale abbastanza lungo. Forse si farà di meglio con il successivo sistema incentivante, quello che – come annunciato da Guidi – coprirà il periodo dal 2017 al 2020.

Le risposte sulle rinnovabili nel question time alla ministra Guidi (pdf)

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