In Italia l’inquinamento atmosferico ogni anno causa 88 miliardi di euro di danni

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Oltre 32mila morti premature all'anno. A dirlo un nuovo rapporto di OMS e OCSE. Nel nostro Paese i danni sanitari dovuti all'inquinamento dell'aria si mangiano il 4,7% del Pil. Nell'area europea le morti premature sono circa 600mila, con danni che in alcuni Paesi superano il 20% del Pil. “Ridurre le emissioni deve essere una priorità politica”, si avverte.

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L’inquinamento atmosferico in Italia causa più di 32mila morti premature all’anno e danni per 97 miliardi di dollari all’anno (circa 88,5 miliardi di euro). Si mangia cioè quasi 5 punti di Pil. Bisognerebbe tenere conto anche di questi dati, diffusi oggi dall’Organizzazione mondiale della Sanità, quando si parla di politiche ambientali ed energetiche – sostegno a rinnovabili ed efficienza energetica in primis – e dei loro costi e benefici.

Oggi l’OMS, in collaborazione con l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), ha pubblicato un nuovo report in cui stima i costi sanitari dell’inquinamento atmosferico, sia indoor che outdoor, nella regione europea. Un calcolo inedito dal quale emerge che nei 53 Paesi considerati l’inquinamento atmosferico (ai valori registrati al 2010) causa circa 600mila morti premature l’anno che, sommate alle malattie, si traducono in un danno economico di circa 1.600 miliardi di dollari.

Le centrali termoelettriche, i trasporti su strada e l’agricoltura, assieme ai caminetti di casa e a tutte le altre fonti di emissioni di particolato, ci costano cioè circa il 10% del Pil dell’Unione Europea del 2013. Un conto dal quale ovviamente sono esclusi altri danni, come quelli legati alle emissioni di CO2.

Oltre il 90% dei cittadini della regione europea, mostra lo studio, è esposto a livelli di inquinamento atmosferico superiori ai limiti massimi suggeriti dall’OMS. L’inquinamento outdoor, causando malattie cardiocircolatorie, cancri ai polmoni e altre patologie, è responsabile di circa 482mila morti premature l’anno, quello degli ambienti interni di circa 117.200.

Le morti premature da inquinamento atmosferico causano danni per 1.400 miliardi di dollari e un altro 10% dei costi, che porta il totale a 1.600 miliardi, viene dalle malattie.

Per tradurre in costi economici le morti premature e le ricadute sanitarie – cosa tutt’altro che semplice – lo studio OMS-OCSE, usa la metodologia del “value
of statistical life”
(VSL), il “valore statistico della vita”. In pratica si stima il valore che le varie società sono disposte a pagare per evitare queste morti e queste malattie: ne esce un valore differenziato a seconda dei vari contesti economici (ad esempio, una vita in Italia, ai fini statistici, “vale” 3 milioni di dollari, in Kirghizistan 490mila dollari e in Lussemburgo 6,28 milioni).

In 10 tra i 53 Paesi considerati, l’inquinamento atmosferico vale oltre il 20% del Pil: le situazioni peggiori sono soprattutto nelle nazioni a basso reddito dell’Est-Europa, come la Bulgaria dove i danni arrivano al 29% del Pil.

In rapporto al Pil il Paese con meno danni da inquinamento atmosferico è la Norvegia (0,3%), seguita dalla Svezia (0,9%) e dalla Finlandia con lo 0,7% (in allegato in basso la sintesi dei dati per Paese e il report completo). In Italia il danno è pari al 4,7% del Pil, con 97.193 milioni di dollari (88.550 milioni di euro) e circa 32.400 morti premature all’anno.

Di fronte a questi dati non c’è bisogno di riportare l’appello dell’OMS a fare della lotta all’inquinamento atmosferico una priorità politica. Sarebbe interessante invece ricondurre i danni sanitari dell’inquinamento atmosferico ai diversi modi di produrre energia, cosa che lo studio non fa, limitandosi a citare la combustione del carbone e i trasporti motorizzati tra le principali fonti di emissione degli inquinanti.

A proposito possiamo però citare un recente studio di cui abbiamo parlato (“The Social Cost of Atmospheric Release”, Drew T. Shindell). Da quel lavoro in sintesi emerge che se nel prezzo dell’energia fossero inclusi anche i danni che la sua produzione causa ad ambiente e salute umana, un litro di benzina dovrebbe costare circa un euro in più e un kWh di elettricità da carbone quattro volte il costo sostenuto ora da chi lo produce: circa 40 eurocent. Se facessimo pagare alle fossili i costi ambientali e sanitari che causano, cioè, un kWh da fotovoltaico costerebbe 3-4 volte meno di uno da carbone e uno da eolico e circa un quinto.

Lo studio WHO-OECD “Economic cost of the health impact of air pollution in Europe” (pdf)

Morti premature e danni economici per Paese (pdf)

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