Ecco come la Cina può coprire l’86% dei consumi elettrici con le rinnovabili … guadagnandoci

Ha elaborato questo scenario un centro studi governativo cinese. Le rinnovabili entro il 2050 potrebbero coprire il 60% dei consumi totali, costantamente ridotti e in gran parte spostati verso il vettore elettrico. La Cina riuscirebbe a ridurre le sue emissioni di CO2 dal 2025. Rinnovabili e veicoli elettrici farebbero crescere il Pil del 9%.

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La Cina al momento conta sul carbone per circa l’80% del proprio fabbisogno elettrico e per circa il 70% della domanda totale di energia. Sta facendo grandi sforzi per tagliare i consumi di questo combustibile fossile: per la prima volta in questo secolo ne ha ridotto l’uso e sta investendo moltissimo sulle fonti rinnovabili. Non sarà facile per il gigante asiatico invertire la rotta e iniziare a ridurre le emissioni dal 2030 come Pechino si è impegnata a fare. 

Tuttavia è possibile farlo in maniera economicamente sostenibile. Anzi: la Cina può ribaltare completamente il proprio sistema energetico entro metà secolo, arrivando a coprire per l’86% il suo fabbisogno elettrico con le rinnovabili l’86% e il 60% di tutta l’energia, anche con notevoli benefici economici. A dirlo non sono gli auspici di qualche associazione ambientalista, ma un centro studi governativo cinese, l’ Energy Research Institute della National Development and Reform Commission, in un nuovo studio, dal titolo “China 2050 High Renewable Energy Penetration Scenario and Roadmap Study” (allegato in basso), e realizzato in collaborazione con il think tank Energy Foundation China.

La strada così tracciata permetterebbe alla Cina di raggiungere il picco delle emissioni con 5 anni di anticipo rispetto alla scadenza che il paese si è posto, cioè al 2025 anziché al 2030. Oltre a non comportare aumenti del costo dell’energia rispetto a uno scenario business-as-usual e ad avere notevoli ricadute positive sull’inquinamento, lo scenario previsto farebbe delle fonti pulite e dell’efficienza energetica uno dei principali driver di crescita economica per il Paese, con rinnovabili e veicoli elettrici che, assieme al 2050, farebbero crescere del 9% il Pil, oltre a creare 12 milioni di posto di lavoro solo nelle energie pulite.

La ricetta, come spesso accade in scenari con alta penetrazione di rinnovabili, punta innanzittutto su efficienza energetica ed elettrificazione dei consumi. L’intensità energetica entro metà secolo dovrà diminuire del 90% rispetto ai livelli del 2010, e i consumi saranno del 51% inferiori rispetto ad uno scenario business-as-usual e il 62% sarà soddisfatto dall’elettricità. Di tutta l’energia consumata, come detto, il 60% verrà da rinnovabili e il 66% da fonti non fossili. Per la sola elettricità invece il 91% verrà da fonti non fossili e l’86% da rinnovabili: dunque il nucleare avrà un ruolo piuttosto limitato (vedi grafico).

Impressionante lo sviluppo previsto delle rinnovabili: al 2050 si parla di 2.400 GW di potenza cumulata da eolico e 2.700 GW da fotovoltaico (ora siamo a 180 GW di FV cumulato a livello mondiale). Sole e vento assieme darebbero il 64% dell’elettricità cinese. Il grosso delle installazioni è previsto per gli anni che vanno dal 2020 al 2040, quando il calo dei prezzi permetterà di installare 100 GW di potenza l’anno per ciascuna delle due fonti (vedi grafico e tabella).

Tutto ciò secondo gli studiosi sarebbe possibile senza grandi costi per il sistema elettrico: il prezzo del kWh aumenterebbe solo leggermente, rimanendo tra 0,672 e 0,685 yuan, contro 0,67 del business-as-usual.

Non mancherebbero poi le ricadute economiche e occupazionali: nello scenario la filiera delle rinnovabili muoverebbe 17mila miliardi di yuan (2.500 miliardi di euro) e quella delle auto elettriche 8mila miliardi di yuan (1.100 miliardi di euro), pari a rispettivamente il 6,2 e il 2,9% del Pil nazionale. Solo nelle rinnovabili troverebbero lavoro 12 milioni di persone, di cui 4,8 milioni nel solare (FV, termico e CSP).

Se lo scenario descritto venisse sviluppato, le emissioni di CO2 del gigante asiatico inizierebbero a calare già dal 2025 ed entro il 2050 tornerebbero ai livelli del 1980 (vedi grafico).

Un grande impatto positivo si avrebbe anche sull’inquinamento atmosferico (vedi grafico sotto), cosa di non poco conto dato che al momento lo smog è una vera e propria emergenza: solo 8 delle 74 città cinesi monitorate dal ministero dell’Ambiente di Pechino hanno una qualità dell’aria conforme agli standard e l’inquinamento da pm 2.5 fa danni per un impressionante 11% del Pil cinese.

La impegnativa strada disegnata dai ricercatori ha dunque le carte in regola per essere presa seriamente in considerazione da chi governa la superpotenza. Se la Cina – già avviata in questa direzione – imprimesse un’accelerazione come quella proposta, le ricadute si sentirebbero a livello mondiale sia nella lotta al global warming che nello sviluppo delle rinnovabili e di altre tecnologie essenziali per la transizione energetica.

Il report “China 2050 High Renewable Energy Penetration Scenario and Roadmap Study” (pdf)

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