Contatore rinnovabili non FV: perché il tetto vicino non dovrebbe far paura

Il tetto di spesa dei 5,8 miliardi è vicino, ma il decreto tampone è in arrivo e intanto si liberano risorse. Il contatore GSE nell'ultimo mese ha camminato all'indietro per 48 milioni rispetto a quanto contabilizzato un mese prima: si liberano risorse impegnate in registri e aste ma anche nelle incentivazioni precedenti come certificati verdi e Cip6.

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E’ stato comunicato ieri l’ennesimo aggiornamento del contatore GSE: il “costo indicativo cumulato annuo degli incentivi” riconosciuti agli impianti alimentati da fonti rinnovabili diversi da quelli fotovoltaici al 28 febbraio era a 5,721 miliardi di euro. Il contatore ha dunque camminato all’indietro per 48 milioni rispetto a quanto contabilizzato un mese prima.

Mancano ora 69 milioni al tetto che segnerebbe la fine dell’incentivazione. In base all’art. 3 del D.M. 6/7/2012, infatti, il costo indicativo cumulato annuo degli incentivi non potrà superare i 5,8 miliardi di euro annui.

Gli operatori però non dovrebbero avere particolari preoccupazioni, per due ragioni. Una è che il pluri-annunciato decreto tampone che scongiurerebbe eventuali vuoti di incentivi, secondo le dichiarazioni del MiSE, dovrebbero arrivare da un momento all’altro.

L’altra è il motivo che sta facendo camminare all’indietro il contatore: si stanno liberando fondi dai meccanismi incentivanti “vecchi” e in scadenza: Cip 6, certificati bianchi e tariffe omnicomprensive precedenti e stanno tornando disponibili anche risorse impegnate con il sistema incentivante vigente, quello introdotto dal decreto del 6 luglio 2012.

I 5,721 miliardi di € indicati dal contatore sono infatti la stima dell’onere annuo potenziale (già impegnato anche se non ancora interamente sostenuto) degli incentivi riconosciuti agli impianti a fonti rinnovabili non fotovoltaici in attuazione dei vari provvedimenti di incentivazione statali che si sono succeduti negli anni (vedi grafico sopra).

Le convenzioni Cip 6, stipulate dal 1992 al 2001 hanno durate fino a 15-20 anni per cui sono ormai in progressivo esaurimento. Allo stesso modo iniziano a scadere anche le incentivazioni ad alcuni impianti sostenuti dai certificati verdi, erogati a partire dal 2001 per periodi dagli 8 ai 15 anni a seconda della tipologia di impianto, e le tariffe omnicomprensive riconosciute dal 2008 al 2012 e valide per 15 anni (ai sensi del DM 18/12/2008).

Per questo dal 31 dicembre al 28 febbraio le risorse impegnate per i certificati verdi sono calate di 13,1 milioni a 3,152 miliardi, dalla vecchia tariffa omnicomprensiva, che assorbe 1,730 miliardi, si sono liberati 6,4 milioni e dal Cip6, che ammonta ancora a 208 milioni, 5,5 milioni (qui i dettagli, pdf)

Si libera spazio anche nelle risorse impegnate per il DM 7/06/2012: quelle per aste e registri sono calate di ben 33,3 milioni di €, quelle per gli altri impianti di 8,6 milioni. In questo caso si tratta di impianti che hanno ottenuto l’accesso agli incentivi ma che poi non si realizzano per vari motivi: ad esempio alorché a mancare la sostenibilità economica per finanziatori che si sono tirati indietro o insorgono problemi di natura amministrativa o il GSE rileva irregolarità.

Un suo ruolo in questa dinamica lo ha avuto anche il vuoto normativo che si è creato nelle procedure di assoggettabilità a VIA (vedi qui). Assieme al nuovo decreto sugli incentivi annunciato come imminente, quello con le nuove linee guida per la VIA è una delle due misure più attese dal settore, Decreti che in teoria dovrebbero essere già pronti, ma di cui si sono perse le tracce.

Tuttavia gli operatori sono relativamente tranquilli, fiduciosi che la situazione venga sistemata in tempo per le prossime elezioni Regionali, a fine maggio.

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