Regolamento edilizio tipo, le proposte di Legambiente

"Innovazione e semplificazione in edilizia: verso il regolamento edilizio unico", è un rapporto di Legambiente in cui si dà una risposta all'ampia gamma di regole, anche contraddittorie tra loro, che frenano la riqualificazione degli edifici. Obiettivi: parametri di riferimento che accompagnino l'innovazione e semplificazioni delle procedure.

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Sono 1182 secondo Legambiente i Comuni che hanno finora elaborato un proprio regolamento edilizio che punta alla riduzione dei consumi energetici e idrici. Si tratta di quasi il 15% di tutti i Comuni italiani, per una teorica popolazione di 23,5 milioni (il 39% del totale).

Il problema è che la diversità delle regole, anche contraddittorie tra loro, l’incertezza degli incentivi, la presenza di molte barriere e vincoli sono tutti fattori che frenano di fatto gli interventi di riqualificazione degli edifici.

Nel frattempo il decreto “Sblocca Italia” ha previsto l’adozione di un regolamento edilizio tipo che dovrà coinvolgere Governo, Regioni e Comuni nel semplificare e fare chiarezza nelle procedure, provando anche a rilanciare, anche grazie all’innovazione, un settore in sofferenza. Di questo si è parlato oggi in un convegno organizzato da Legambiente con Enel e il patrocinio del Consiglio Nazionale Architetti, dove è stato presentato il rapporto “Innovazione e semplificazione in edilizia: verso il regolamento edilizio unico”, curato appunto da Legambiente (in basso il documento in pdf).

Intanto per dare un quadro di insieme delle scadenze italiane ed europee nel settore dell’edilizia ci viene in aiuto questo grafico (clicca per ingrandire).

In particolare si tratta di obblighi per edifici di nuova costruzione e per gli edifici esistenti sottoposti a ristrutturazione rilevante (in quest’ultimo caso edifici aventi superficie utile superiore a 1000 mq, soggetti a ristrutturazione integrale degli elementi edilizi costituenti l’involucro oppure un edificio esistente soggetto a demolizione e ricostruzione anche in manutenzione straordinaria).

Anche a livello regionale si può notare dall’immagine in basso come ci sia una vasta gamma di legislazioni. In 6 Regioni e nelle 2 Province autonome sono in vigore obblighi su certificazione energetica, energie rinnovabili ed efficienza energetica. Nel Lazio e in Umbria si obbliga solo l’uso delle rinnovabili; in Umbria il recupero e risparmio idrico. Hanno Linee Guida non vincolanti le seguenti regioni: Veneto, Toscana, Marche, Campania e Calabria.

La diffusione geografica dei Regolamenti Edilizi è tuttavia presente in tutte le Regioni, con prevalenza dei Comuni della Lombardia (413 Comuni), Toscana (148) ed Emilia-Romagna (139), a cui seguono Veneto (102) e Piemonte (94). Anche al Sud iniziano ad aumentare i Comuni che adottano obblighi in particolare per le fonti rinnovabili, l’orientamento degli edifici e l’isolamento termico. Molti Comuni sono intervenuti nuovamente, in particolare in Lombardia, Toscana ed Emilia-Romagna, aggiornando le proprie richieste anche nel corso di pochi anni.

Il rapporto ha evidenziato i parametri utilizzati e le prestazioni previste dai regolamenti presenti in tutte le Regioni, analizzando anche alcuni casi concreti e buone pratiche, mettendoli poi a confronto con i riferimenti nazionali e quelli indicati nelle Direttive europee. Questi i parametri energetico-ambientali utilizzati.

  • Comfort acustico e termico (isolamento termico delle pareti, tetti verdi, prestazione dei serramenti, isolamento acustico)
  • Contesto locale (orientamento e schermatura, permeabilità del suolo, materiali locali e riciclabili)
  • Energie rinnovabili (solare termico e fotovoltaico, mini idroelettrico, minieolico, biomasse)
  • Efficienza energetica (pompe di calore e caldaie a condensazione, contabilizzazione individuale del calore, ventilazione meccanica, teleriscaldamento)
  • Risorse idriche (risparmio idrico, recupero delle acque meteoriche, recupero delle acque grigie, fitodepurazione)
  • Certificazione energetica

Secondo Legambiente gli obiettivi che si devono perseguire con il Regolamento edilizio-tipo sono in particolare due: 

  1. Individuare procedure semplificate per gli interventi di riqualificazione energetica e antisismica del patrimonio edilizio, coinvolgendo il Ministero dei Beni Culturali.
  2. Chiarire i parametri di riferimento per gli interventi e le prestazioni da raggiungere, da selezionare tenendo conto delle Direttive europee e del quadro delle innovazioni prodotte dai regolamenti edilizi comunali e oggi diffuse nel territorio italiano.  

Riguardo al primo punto nel rapporto si indicano alcune specifiche proposte per il regolamento tipo per tutti i parametri sopra riportati (consigliamo qui di consultare documento, pagg. 46-67). Per Legambiente non va comunque abbassata l’asticella degli obiettivi energetici in edilizia, ma è possibile, si spiega, lasciare a Regioni e Comuni la facoltà di stabile obiettivi più ambiziosi di innovazione all’interno dei parametri fissati.

In merito al secondo aspetto, Legambiente spiega che gli attuali vincoli a livello amministrativo alla realizzazione di impianti o dispositivi tecnologici per la promozione dell’efficienza energetica possono essere concretamente superati prevedendo nel Regolamento edilizio-tipo interventi normativi volti a favorire l’uniformità e lo snellimento delle procedure autorizzative e delle eventuali documentazioni a supporto delle richieste autorizzative.

Per fare un solo esempio, basterebbe la comunicazione inizio lavori in caso di installazione di pannelli solari termici e fotovoltaici aderenti o integrati nei tetti di edifici esistenti con la stessa inclinazione e lo stesso orientamento della falda, i cui componenti non modificano la sagoma e in cui la superficie dell’impianto non sia superiore a quella del tetto, anche se realizzati all’interno della zona A (sono escluse le zone vincolate ex D.Lgs 22 gennaio 2004, n.42).

Serve poi stabilire l’applicazione di costi amministrativi o di istruttoria standard, tali da non scoraggiare l’installazione di tecnologie efficienti. Inoltre va promosso l’utilizzo di portali on-line accessibili da parte di cittadini e imprese per semplificare la gestione delle procedure autorizzative.

Le Regioni e i Comuni devono poter adottare misure che possano garantire ulteriori semplificazioni nelle procedure autorizzative e/o nella riduzione dei costi amministrativi rispetto alle previsioni contenute nel suddetto Regolamento Edilizio. L’obiettivo potrà essere raggiunto attraverso la condivisione e la collaborazione tra i diversi attori interessati, a partire dal ministero dei Beni Culturali, Regioni e Anci.

Un esempio è l’innovazione necessaria alla gestione delle pratiche amministrative, attraverso la creazione di un portale on-line utilizzabile e replicabile da parte dei Comuni, che consenta ai cittadini di individuare gli interventi di installazione di impianti da fonti rinnovabili o per l’efficienza energetica che richiedono la presentazione, presso gli uffici comunali del Settore Sportello Unico per l’Edilizia, di pratiche autorizzative da sbrigare direttamente sul medesimo portale, che deve prevedere anche la possibilità di far pagare direttamente i costi ovvero i diritti di segreteria associati alle pratiche richieste. Il portale dovrà integrare anche i sistemi informativo territoriale (SIT) per consentire la consultazione di cartografie, zonizzazioni e carte tematiche.

Per dare certezze agli interventi di riqualificazione energetica e alla messa in sicurezza del patrimonio edilizio c’è bisogno, secondo Legambiente, di coinvolgere il Ministero dei Beni Culturali nella semplificazione degli interventi di efficienza energetica e di installazione di fonti rinnovabili e introdurre semplificazioni e vantaggi per gli interventi di retrofit energetico degli edifici condominiali. E anche in questa direzione si muovono alcune proposte indicate nel rapporto.

Rapporto Legambiente Innovazione e semplificazione in edilizia: verso il regolamento edilizio unico (pdf)

 

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