Trivellazioni in Adriatico. Greenpeace: “l’Italia intervenga sui piani della Croazia”

  • 11 Febbraio 2015

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In una lettera al Ministro Gentiloni, Greenpeace manifesta il suo disappunto verso il piano intensivo di sfruttamento delle risorse di idrocarburi nel Mar Adriatico che la Croazia vorrebbe mettere in atto e sollecita il Governo italiano a prendere voce nella Valutazione Ambientale Strategica in corso.

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Greenpeace ha scritto al Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, e per competenza anche ai Ministri Galletti e Guidi, per sollecitare il governo italiano a chiedere alla Repubblica di Croazia di essere consultato e incluso nella Valutazione Ambientale Strategica in corso relativamente ai piani di sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio nell’Adriatico croato (vedi lettera allegata in basso).

“L’Italia è chiaramente parte in causa nella strategia fossile croata“, si legge nella lettera inviata dall’associazione. “Per questo, Greenpeace chiede che il governo si attivi per garantire la vita e il futuro del nostro mare e sollecita l’esecutivo ad avvalersi dei meccanismi previsti dalla Convenzione di Espoo dell’UN/ECE sulla valutazione dell’impatto ambientale in un contesto transfrontaliero; e dunque ad esigere dalla Croazia un diritto di consultazione”.

La Croazia sta avviando un piano di sfruttamento intensivo delle sue risorse nazionali di idrocarburi nel Mare Adriatico. Dopo un’estesa attività di prospezioni geosismiche che ha fornito una prima caratterizzazione dei giacimenti di gas e petrolio presenti sotto i fondali croati, il governo di Zagabria ha approntato un piano quadro che prevede la suddivisione del 90% della superficie marina adriatica croata in 29 blocchi, di ampiezza variabile tra i 1.000 e i 1.600 chilometri quadrati. Le prime procedure per l’assegnazione dei diritti di ricerca in questa aree sono già state espletate – ancor prima della conclusione della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) – con l’assegnazione di dieci concessioni a cinque compagnie, tra cui l’italiana ENI. Una VAS vera e propria è infine stata pubblicata lo scorso 16 gennaio.

“Per quanto abbiamo sin qui appreso, da un punto di vista ambientale il piano del governo di Zagabria è lacunoso e potenzialmente disastroso per l’Adriatico, un mare fragile e già sotto stress, che per l’Italia rappresenta una risorsa preziosa”, argomenta Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. “Vogliamo un Adriatico trasformato in una specie di Texas a poche miglia dalle nostre coste? È questo il futuro che prevediamo per il nostro mare, per le nostre comunità costiere e per chi di quel mare vive?”, conclude Boraschi.

Secondo le informazioni diffuse da Greenpeace, la Croazia intende trivellare la quasi totalità dei suoi mari. Non risulta, infatti, un limite ai pozzi e alle piattaforme previste. Nell’ambito di queste operazioni, non vengono considerati gli effetti transfrontalieri, così come sono ignorate misure di tutela per aree cruciali per la riproduzione di specie ittiche di importanza commerciale anche per la flotta peschereccia italiana. Ugualmente appaiono trascurati gli impatti sul turismo. Alcune trivellazioni potrebbero inoltre essere realizzate su fondali profondissimi, oltre i mille metri. Le attività di estrazione classificate come “ultra deep drilling” sono particolarmente rischiose: la tragedia della Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, in tal senso, dovrebbe indurre a non correre mai più rischi di quel genere.

La lettera di Greenpeace (pdf)

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