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Rinnovabili battono carbone 2 a 1 in Cina e Obama accelera sul clima

Il quadro energetico mondiale è in rapido cambiamento. Diversi segnali evidenziano la transizione energetica in atto: potenza annuale installata da rinnovabili che supera quella da fossili e nucleare e riduzione dei prezzi delle tecnologie pulite. Cina e Stati Uniti protagonisti di questo cambiamento epocale? L'editoriale di Gianni Silvestrini.

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Il 2015 sarà un anno molto importante. Potrebbe segnare l’inizio del declino dei combustibili fossili a seguito degli accordi di Parigi. Un appuntamento, che viene preceduto da segnali molto interessanti. A fianco di un’Europa, un po’ sfiancata, che ha fissato i propri obiettivi di riduzione in linea con il target dei 2 °C, ma che sembra aver perso la carica che aveva a Kyoto, va segnalato l’attivismo di Obama, tutt’altro che “anatra zoppa”.

Per lui quella del clima è la minaccia più pericolosa per le generazioni future. Per questo, scottato anche della delusione della conferenza di Copenaghen del 2009, gira per il mondo, sigla accordi decisivi come quello con la Cina, ammorbidisce le posizioni indiane. Oggi, venerdì 30 gennaio, Gina McCarthy, Amministratore dell’Epa, incontra in Vaticano il cardinale Turcson che si occupa delle problematiche del clima. E Papa Francesco sarà un altro grande protagonista dell’impegno ambientale, con l’enciclica che verrà resa pubblica giugno.

Sul fronte interno Obama vuole raddoppiare la rapidità di riduzione delle emissioni, malgrado l’ostilità della maggioranza: “Non lascerò che il Congresso mini la salute dei nostri figli e ostacoli i nostri sforzi”. I repubblicani si trovano in difficoltà su questo tema, e anzi si intuisce che i democratici utilizzeranno questa arma potente che verrà utilizzata nella campagna presidenziale del 2016.

L’accusa che la lotta per il clima indebolirebbe l’economia è infatti totalmente spuntata negli Usa, visto che i livelli di disoccupazione si sono dimezzati e anche considerati gli importanti risultati ottenuti dalle rinnovabili. 

Il fotovoltaico nel 2014 ha consentito negli States di creare 31.000 nuovi posti di lavoro grazie all’installazione di 6,5 GW; un trend in forte crescita, visto che quest’anno si aggiungeranno 8,5 GW e nel 2016 altri 12 GW.

L’altro elemento di discontinuità molto promettente per il clima viene dalla Cina, da dove arrivano segnali clamorosi. Lo scorso anno i consumi di carbone sono infatti calati del 2% e l’intensità energetica del 4,8% (superando così l’obiettivo che Pechino si era data, del – 3,9%, ndr). Una riduzione correlata alla nuova potenza elettrica che è stata installata, per il 60% attribuita alle rinnovabili, e con le centrali a carbone relegate a poco più di un quarto dell’incremento (vedi grafico).

Complessivamente, nel 2014 la Cina ha consolidato la leadership mondiale, investendo 90 miliardi di dollari nelle energie verdi, con un incremento del 32% sull’anno precedente. Al secondo posto, per valore degli investimenti, si sono piazzati gli Stati Uniti, con 51 miliardi di dollari.

Ma è tutta la scena internazionale a essere in rapido cambiamento: giorno dopo giorno si evidenzia l’ampiezza della transizione energetica in atto. Nel 2015 la potenza eolica cumulativa supererà per la prima volata quella atomica (420 GW contro 385 GW). E, in termini di elettricità prodotta, solare ed eolico sorpasseranno il nucleare all’inizio del prossimo decennio.

Sono proprio le rapide riduzioni dei prezzi di una serie di tecnologie – dal solare all’eolico, dagli accumuli ai LED – a rendere credibile il percorso di decarbonizzazione avviato.

Le resistenze sono però enormi, come giganteschi sono gli interessi coinvolti, ad iniziare dal mondo dei fossili che comincia a ritenere possibile una futura svalutazione delle riserve nel sottosuolo in presenza di un accordo sul clima. La decisione dell’Arabia Saudita che, in discontinuità con le decisioni del passato, non ha ridotto la propria produzione di greggio determinando il crollo del prezzo del petrolio, ha una sua logica nell’eliminazione di scomodi competitori, ma si può leggere anche con la preoccupazione di trovarsi con enormi riserve, il 38% secondo un recente studio pubblicato su Nature, totalmente inutilizzabili.

Insomma, il mondo si trova lanciato in una transizione energetica epocale che sta avendo una forte accelerazione in grado di offrire straordinarie opportunità e che produrrà non poche ferite. Comprendere le prossime evoluzioni significa avviare strategie intelligenti anche in Italia ed evitare di compiere scelte miopi sul versante dei fossili (importazione di tar sands canadesi, trivellazioni) che su quello dell’efficienza e delle rinnovabili.

Vista l’esperienza acquisita (siamo il primo paese al mondo per domanda elettrica soddisfatta dal solare, 7,5%) dobbiamo accelerare la creazione di una smart grid di avanguardia e rafforzare la presenza internazionale che già vede un numero crescente di imprese,  dall’intraprendente Enel Green Power a molte piccole e medie società, impegnate nella diffusione delle rinnovabili.

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