Un mercato elettrico da riformare

Mondo delle fonti rinnovabili, Autorità per l'Energia, MiSE, Confindustria e Assoelettrica: tutti d'accordo sulla necessità di cambiare il mercato elettrico. Se ne è parlato in un convegno organizzato dal Coordinamento FREE dove ha presentato alcune proposte. Dal Ministero e dall'Autorità sono arrivati annunci importanti sui cambiamenti in arrivo già da quest'anno.

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Il mercato elettrico così com’è non è adeguato alle sfide poste da crisi della domanda, overcapacity e sviluppo delle fonti rinnovabili. Va cambiato: servono meccanismi capaci di garantire stabilità di prezzi a un settore basato su investimenti di lungo periodo e che consenta alle rinnovabili, ormai in piena età adulta, di partecipare totalmente, “con oneri e onori”, tanto quanto le altre fonti. A dirlo sono le associazioni delle energie pulite, ma la loro proposta trova sostanzialmente concordi i principali stakeholder: dall’Autorità per l’Energia, al MiSE, fino a Terna, passando per Assoelettrica ed Enel.

L’elemento che più ci ha colpito del convegno, dal titolo “Per un nuovo assetto del mercato elettrico nel quadro della road map europea al 2030”, organizzato a Roma dal Coordinamento FREE, è la consapevolezza condivisa della necessità di una revisione, difficilmente immaginabile solo qualche anno fa. Tant’è che dal Ministero e dall’Autorità durante l’evento sono arrivati annunci importanti sui cambiamenti in arrivo: il MiSE sta lavorando ad una riforma, mentre l’Autorità sta cambiando le regole per permettere alle energie rinnovabili in forma aggregata di partecipare al mercato dei servizi di dispacciamento (MSD).

Al centro della discussione le proposte di riforma del Coordinamento, illustrate da GB Zorzoli (si veda il documento in allegato in basso). Due le più importanti: la possibilità per le rinnovabili di partecipare ai diversi mercati tramite l’aggregazione di più impianti, come previsto dal recente decreto di recepimento della Direttiva Efficienza energetica; e la possibilità di ricorrere in misura maggiore a contratti di compravendita a lungo termine, rimuovendo alcune prescrizioni che rendono di fatto impraticabile questa soluzione.

Idee accolte positivamente dal viceministro dello Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti. Il ministero, ha annunciato, “lavora a un ridisegno del mercato volto a integrare le rinnovabili sul mercato con oneri e onori pari alle altre fonti. Presto convocherà un tavolo con le associazioni delle rinnovabili, mentre anche dal tavolo con gli operatori del termoelettrico, già sentito, è arrivata la richiesta di una riforma”. Il MiSE, ha ricordato De Vincenti, sta anche lavorando all’attuazione delle norme per promuovere la flessibilità contenute nella legge di Stabilità del dicembre 2013 e di quelle sul capacity market del decreto del 30 giugno 2014.

Per le rinnovabili elettriche non FV, ha annunciato, il nuovo schema incentivante (al quale ha accennato di recente rispondendo ad un’interrogazione) “dovrebbe arrivare, salvo imprevisti, entro la fine di febbraio”. Per il fotovoltaico non ci saranno altri incentivi, ma più integrazione e in genere per le rinnovabili “molto verrà dalla riforma del mercato”.

Gli fa eco il presidente dell’Autorità per l’Energia, Guido Bortoni, che divide le rinnovabili in due famiglie: “quelle che lavorano sull’ingrosso devono essere messe in condizione di operare su nuovi mercati, mentre quelle della generazione distribuita vanno incentivate in maniera esplicita”.

Da Bortoni arriva più che un’accoglienza positiva della proposta di FREE di permettere alle rinnovabili di agire in forma aggregata: “la riforma in arrivo del mercato del dispacciamento (si veda l’ultimo Quadro strategico, ndr) accoglierà anche questi aggregatori, che saranno un notevole passo avanti nel consentire la partecipazione delle rinnovabili”.

Pronta alla partecipazione delle fonti pulite al mercato del dispacciamento anche Terna: “tecnicamente possono già fornire servizi di regolazione e a scendere”, ha spiegato il responsabile sviluppo reti Stefano Conti. Per Conti, “un’opportunità per tutti, sia per gli operatori delle rinnovabili che per quelli del termoelettrico, sarebbe la possibilità di avere sul mercato prezzi negativi”. Una visione in questo opposta a quella del Coordinamento FREE, per il quale i prezzi negativi “non sono la strada per affrontare e soprattutto risolvere il problema”.

Il presidente dell’Autorità per l’Energia si è detto d’accordo con le osservazioni di FREE anche sui limiti mostrati dall’MGP nel dare indicazioni di prezzo adeguate e sulla conseguente proposta di dare più spazio ai contratti a lungo termine. Ma ha messo in evidenza alcune criticità: resta da vedere quanto la domanda sarà consapevole e in grado di organizzarsi e, nel caso di consorzi che aggreghino la domanda, vanno introdotte clausole lock-in per evitare che, a seconda dell’andamento dei prezzi, la domanda raccolta nel contratto aumenti o cali. Il meccanismo migliore per dare stabilità ai segnali di prezzo per Bortoni per ora resta il capacity market come lo si sta disegnando.

Sui contratti a lungo termine “bisogna approfondire la questione sul lato domanda, perché c’è incertezza”, ha commentato Carlo Tamburi, responsabile Country Italy di Enel, che condivide “quasi integralmente” le proposte di FREE. In generale, ha suggerito, “bisogna favorire l’allargamento della domanda, anche con una riforma tariffaria che superi la progressività e con investimenti nella mobilità elettrica.”

Anche Chicco Testa, presidente di Assoelettrica, ha evidenziato la necessità di superare la struttura progressiva della tariffa elettrica, mentre sui contratti a lungo termine ha osservato che i rischi legati alla volatilità dei prezzi “si possono risolvere con la normale contrattazione tra le parti, senza lasciare uno spazio enorme al regolatore”.

“I contratti a lungo termine potrebbero essere stimolo per le utility per creare nuovi modelli di business, che sempre di più dovranno fornire servizi oltre del contatore”, ha osservato Massimo Beccarello, vicedirettore delle politiche per lo sviluppo, energia e ambiente di Confindustria, facendo però notare la visione “non favorevole” dell’UE e la “necessità di verifiche antitrust e di trasparenza sui rischi”. Importante dovrà essere – ha aggiunto l’uomo di Confindustria – che nel futuro mercato dei servizi di dispacciamento anche “la domanda abbia un ruolo pro-attivo”.

Il documento di FREE (pdf)

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