Investimenti in energia pulita 2014: oltre le aspettative, ma in Italia crollo causa spalma-incentivi

Cresciuti più di quanto ci si aspettava gli investimenti mondiali in fonti rinnovabili, su del 16%, spinti soprattutto dal solare fotovoltaico. Molto bene la generazione distribuita, che ha attirato il 34% in più di capitali. La Cina continua la crescita. In Italia invece calo del 60%, soprattutto a causa dei tagli retroattivi al fotovoltaico. Gli ultimi dati di Bloomberg.

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A livello mondiale gli investimenti in energia pulita nel 2014, spinti soprattutto dal solare, sono cresciuti molto di più di quello che ci si aspettava, rimbalzando del 16% dopo il calo del 2013. Anche in Europa sono finalmente tornati ad aumentare, seppure solo dell’1%. In Italia invece c’è stato un crollo del 60%, dovuto anche al famigerato Spalma-incentivi fotovoltaico, che ha messo in fuga gli investitori. È quanto emerge dal rapporto annuale preliminare di Bloomberg New Energy Finance (Bnef) sugli investimenti in energia pulita (presentazione allegata in basso).

Globalmente nell’anno appena concluso si sono investiti 310 miliardi di dollari, il 16% in più dei 268,1 miliardi del 2013 e 5 volte rispetto ai 60,2 del 2004. Solamente nel 2011 si è investito di più, 317,5 miliardi, ma questo anche perché allora i costi delle tecnologie erano sensibilmente maggiori: quell’anno si sono installati 69,5 GW tra eolico e FV, mentre nel 2014 si è raggiunto il record di 100 GW.

“Durante l’anno prevedevamo per il 2014 una crescita del 10%, ma i dati hanno superato le nostre aspettative”, commenta Michael Liebreich, chairman dell’advisory board Bnef, che spende due parole anche sugli effetti del crollo del prezzo del barile: “La salute degli investimenti in energia pulita potrebbe sorprendere alcuni commentatori, che prevedevano problemi per le rinnovabili a causa del collasso del prezzo del petrolio degli ultimi mesi. La nostra risposta è che il 2014 è troppo recente per poter vedere effetti rilevanti e che comunque gli impatti del greggio a basso prezzo si sentiranno molto di più nel settore dei trasporti su gomma che in quello della produzione elettrica”.

A spingere le energie rinnovabili, grazie alla loro crescente competitività, è stato in larga parte il fotovoltaico: il solare (vedi grafico sotto) ha assorbito quasi la metà degli investimenti totali del 2014, con 149,6 miliardi di dollari, in crescita del 25%.

Anche l’eolico ha segnato un record con 99,5 miliardi di $, e una crescita dell’11%. In aumento del 10% a 37,1 miliardi anche le spese nel comparto smart technology, che include reti e contatori intelligenti, accumuli, efficienza e mobilità elettrica, e nella geotermia (+23% a 2,7 miliardi di dollari). Scendono invece gli investimenti in biomasse e rifiuti (-10% a 8,4 miliardi di dollari), biocarburanti (-7% a 5,1 miliardi di dollari) e idroelettrico inferiore a 50 MW (-17% a 4.5 miliardi di dollari).

Suddivisi per categoria, continuano a dominare gli investimenti in asset finance con 170,7 miliardi di dollari (+10%), spinti anche dalle decisioni finali di investimento di molti progetti miliardari come diversi parchi eolici offshore in Europa ed enormi centrali solari come il Setouchi Mega PV project in Giappone (250 MW e 1,1 miliardi di investimento), Xina Solar One in Sud Africa (progetto di solare termodinamico da 100 MW per 1 miliardo di investimento).

Cresciuti però moltissimo, del 34%, gli investimenti in generazione distribuita (< 1 MW), arrivati a 73,3 miliardi, soprattutto grazie al FV su tetto. Aumentata solo del 2% la spesa di Stati e aziende in ricerca e sviluppo, +2% pari a 29 miliardi, mentre la asset finance per le tecnologie energy smart è cresciuta dell’8% rispetto al 2018, arrivando a 16,8 miliardi di $

Tra le nazioni in cui si è investito di più resta in testa la Cina, dove si è vista una crescita del 32% sul 2013 (vedi grafico sotto) che ha portato gli investimenti a 89,5 miliardi, dei quali 73 di asset finance e con sia solare che eolico in crescita del 20%, rispettivamente a 30,4 e 38,3 miliardi.

Al secondo posto ci sono gli: Usa +8% con 51,8 miliardi. Qui c’è stato un crollo dell’eolico, dovuto all’incertezza sull’incentivo chiave, il Production Tax Credit, un’ impennata del solare (+39%) e una quota significativa,12,9 miliardi, è andata alla generazione distribuita. Altri mercati vivaci sono stati Giappone (12%, 41,3 miliardi di dollari), Canada (+26%, 9 miliardi di dollari), Brasile (+88%, 7,9 miliardi di dollari), India (+14%, 7,9 miliardi di dollari) e Sud Africa (+5%, 5,5 miliardi di dollari).

Infine il dato sull’Europa (vedi grafico sotto) dove si registra un +1% con investimenti per 66 miliardi di dollari. Per la prima volta negli ultimi 3 anni torna il segno positivo, ma il risultato non è entusiasmante: lontano dagli anni d’oro nonostante fatti importanti come le decisioni finali di investimento su 7 grandi parchi eolici off-shore miliardari e diversi grandi parchi fotovoltaici.

Guardando ai vari Stati membri, la Germania tiene, con una crescita del 3% con 15,3 miliardi di dollari, anche il Regno Unito cresce del 3% a 15,2 miliardi. In Francia investimenti su del 26% a 7 miliardi, ma è in gran parte per effetto del progetto Cestas (con 300 MW la centrale FV più grande d’Europa). L’Olanda schizza al +232% per via dell’investimento nel parco eolico off-shore Gemini: 3,8 miliardi di investimento per 600 MW di potenza.

A crollare è invece l’Italia “colpita dai tagli retroattivi al fotovoltaico”, specifica Bnef: da noi gli investimenti in energia pulita sono stati il 60% in meno rispetto al 2013, fermandosi a 2 miliardi di dollari. Ma per il 2015 ci sarebbero le condizioni per ripartire.

La presentazione dei dati Bnef (pdf)

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