La spesa cinese in Europa: un po’ di rinnovabili e tanto nucleare

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Il più grande operatore nucleare cinese si impegna in Europa nelle rinnovabili, partendo dall'acquisto da EDF di tre centrali eoliche in Gran Bretagna. Molti osservatori pensano che questo sia solo un passo verso un accordo ben più consistente per partecipare alla realizzazione, fortemente sussidiata, della centrale atomica di Hinkley Point.

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A metà dicembre è stata annunciata dal più grande operatore del settore nucleare cinese, China General Nuclear Corporation (CGN), la decisione di impegnarsi in Europa nel settore delle fonti rinnovabili, partendo da tre centrali eoliche su terraferma in Gran Bretagna per una potenza totale di 70 MW, acquisendole per 100 milioni di sterline dalla società elettrica francese EDF (per un 80% resteranno investiti nei siti). La CGN produce attualmente dai suoi 11 impianti nucleari il 55% dell’energia atomica cinese.

Questo contratto potrebbe essere un primo passo verso l’allargamento del business del gruppo cinese verso le fonti rinnovabili e l’occidente, se si escludono alcuni minori investimenti realizzati in Australia, tanto che la CGN sta presentando offerte anche per altri impianti eolici in UK. Nel Regno Unito le energie rinnovabili beneficiano al momento di un meccanismo incentivante con un quota obbligatoria di acquisto dell’energia pulita da parte delle società elettriche.

Secondo il Financial Times il fatto che questo investimento della CGN venga realizzato proprio ora spiegherebbe invece come EDF e gli stessi cinesi vogliano accelerare per un accordo (probabilmente anche con China National Nuclear Corporation) per la costruzione della nuova e ‘discutibile’ centrale nucleare in Gran Bretagna di Hinkley Point in Somerset dalla capacità di 3.300 MW, il cui costo dovrebbe aggirarsi per la sola realizzazione, il condizionale con il nucleare è d’obbligo (si veda questo studio), a 24,5 miliardi di sterline (quasi 31 mld di €), quindi senza considerare costi operativi, trattamento scorie e decomissioning.

Gli interessi, non solo cinesi, su questa centrale sono tanti visto che a ottobre la Commissione Europea ha approvato un incentivo statale ad hoc stimabile in 20 miliardi di euro che mette al riparo l’investimento per la centrale atomica da ogni mutazione del mercato e per 35 anni. Un appoggio ad un aiuto di Stato che resterà fra i più controversi e ingiustificabili della storia comunitaria.

Il governo britannico ha garantito dunque per 35 anni l’acquisto dell’elettricità generata a uno strike price, prezzo stabile predeterminato, pari a 92,50 sterline per MWh (in prezzi del 2012), che sarà indicizzato all’inflazione. Di fatto con l’approvazione del maxi-incentivo alla centrale britannica, la Commissione, da sola, senza alcun coinvolgimento del Consiglio UE e dell’Europarlamento, sta cambiando la politica energetica dell’Unione, assimilando il nucleare alle rinnovabili.

A complicare tuttavia un possibile rapido accordo è la pressione delle società cinesi ad assumere un ruolo preminente nella costruzione dell’impianto atomico, soprattutto acquisendo la maggior parte dei contratti di fornitura.

Intanto altre società energetiche cinesi si stanno muovendo in Europa verso le fonti rinnovabili e l’energia in generale. E’ il caso di  China Three Gorges Corporation che sta acquistando asset eolici in Portogallo e in spagna e di Ginko Tree, braccio operativo con sede in Gran Bretagna della società statale cinese per gli scambi internazionali, che ha acquistato quest’anno il 49% del portafoglio eolico degli impianti eolici della norvegese Statkraft.

La spesa nel settore energia della Cina, come sappiamo, non si ferma al nucleare e all’eolico ma sta interessando anche diverse aziende, anche storiche, del vecchio continente a cominciare da quelle italiane. Il 31 luglio è infatti arrivata la notizia che l’azienda statale cinese, State Grid International Development, ha acquistato il 35% di Cdp Reti Spa, la holding che controlla le nostre Snam e Terna.

Inoltre ci sarebbe altri interessi cinesi, economicamente rilevanti, nel nucleare britannico, come quello di acquisire la proprietà del sito di Bradwell in Essex (UK) per realizzare un altro reattore.

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