Germania, nel 2014 crescono solo le rinnovabili e finalmente calano le emissioni

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Carbone e lignite hanno ancora un ruolo centrale ma il loro peso nel mix elettrico tedesco finalmente inizia a calare assieme alle emissioni. Continua il calo della generazione a gas. A crescere solo le energie rinnovabili, arrivate quasi al 26% della produzione elettrica lorda. La Energiewende comincia a dare i suoi frutti.

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Le rinnovabili hanno conquistato la fetta più grande della torta del mix elettrico tedesco. Il carbone resta centrale ma il suo contributo è in calo. Anche per questo, finalmente, i frutti della Energiewende, la svolta tedesca verso le fonti pulite, si iniziano a raccogliere: nel 2014 le emissioni di gas serra dopo 3 anni di aumento, calano di circa il 5%, riportando il Paese ai livelli del 2009. Sono queste le notizie principali che emergono dai dati preliminari che arrivano dalla nazione, al momento, simbolo della transizione energetica, la Germania.

Berlino sta puntando con decisione sulle fonti pulite, con l’obiettivo di portare le rinnovabili all’80% del mix elettrico entro il 2050, mentre ha deciso di liberarsi del nucleare, chiudendo tutte le centrali entro il 2022, dopo avere pensionato il 40% della propria potenza atomica nel 2011. In questi ultimi anni però, mentre la generazione a gas è calata a causa della concorrenza di fotovoltaico ed eolico, quella a carbone e a lignite è aumentata, assieme alle emissioni.

Ecco perché è una buona notizia per il clima l’inversione del trend e il risultato simbolicamente importante delle fonti pulite registrati nell’anno appena concluso. Le rinnovabili – mostrano i dati preliminari dell’associazione dell’industria elettrica tedesca, Bdew (allegato in basso) – sono diventate la prima fonte di generazione elettrica del Paese, arrivando a coprire il 25,8% del mix elettrico, la generazione da lignite ha registrato invece un calo del 3% e quella da carbone quasi del 10%.

(Elaborazione QualEnergia.it su dati Bdew, dati in percentuale)

Le rinnovabili dunque hanno oggi la fetta più grande.Va sottolineato che la lignite è comunque quasi a pari merito, con il 25,6% e che se la si sommasse al 18% del carbone fossile non ci sarebbe gara, ma quel che importa, come detto, è che le fonti più inquinanti iniziano a perdere terreno. Lo si vede bene anche in questo altro grafico, che mostra la viariazione netta tra la produzione 2013 e quella 2014 per le varie fonti:

Nel dettaglio le rinnovabili hanno raggiunto la produzione record di 157,4 TWh, il 3,3% in più rispetto ai 152,4 TWh del 2013, con l’eolico che ha prodotto 52,4 TWh (+1,3%), le biomasse 42,8 TWh (+4%), il fotovoltaico 35,2 TWh (+13,5%) e l’idroelettrico 20,8 TWh (-9,5%).

Le centrali a lignite, invece, hanno prodotto 156 TWh, il 3,3% in meno rispetto ai 160,9 dell’anno precedente e il carbone fossile ha prodotto 109 TWh, il 9,7% in meno. In calo anche nucleare (-0,4% a 96,9 TWh) e gas (-13,3% a 58,5 TWh).

A questi dati si aggiungono quelli diffusi a fine 2014 da AG Energiebilanzen (allegato in basso): il centro studi stima che le emissioni totali della Germania nel 2014 siano scese del 5% rispetto al 2013, con metà del risparmio imputabile ai cambiamenti avvenuti nel settore elettrico (mentre sul totale hanno pesato moltissimo le temperature più calde).

Altro dato da sottolineare, quello preso dalla presentazione dalla raccolta statistica realizzata da Bruno Burger del Fraunhofer Institute (riferita ai soli primi 11 mesi del 2014, vedi allegato in basso): in questi ultimi tre anni, la Germania ha iniziato a esportare sempre più elettricità di quanta ne impporti: precisamente il saldo è positivo per 33,8 TWh. In particolare, il saldo è negativo nei confronti della Francia, dalla quale la Germania importa molto, ampiamente positivo invece verso Svizzera e Austria, a senso unico con la Germania che esporta verso la Polonia, mentre con la Danimarca import ed export sostanzialmente si compensano.

I dati preliminari Bdew sulla produzione elettrica (pdf)

Il comunicato AG Energiebilanzen (pdf)

La raccolta statistica si Bruno Burger del Fraunhofer Institute (pdf)

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