Ecco come crescerà la bolletta elettrica: colpa di gas, CO2 e reti da adeguare

Da qui al 2030 la bolletta elettrica italiana crescerà ancora: colpa del gas e della CO2, più cari ma anche dei costi necessari per adeguare il sistema alle rinnovabili non programmabili. Caleranno invece gli oneri di sistema e il capacity market ci costerà 1,7 miliardi l'anno. La previsione nell'ultima monografica di RSE sul sistema elettrico italiano.

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La bolletta elettrica italiana crescerà ancora. La causa sarà soprattutto legata al previsto aumento dei combustibili fossili e della CO2, oltre che dei costi necessari per adeguare la rete alla crescente penetrazione delle rinnovabili non programmabili. Caleranno invece gli oneri di sistema e altri risparmi si avranno grazie a fonti pulite, efficienza energetica, miglioramenti tecnologici e  sistemi di accumulo. Questa previsione è contenuta nell’ultima monografica di RSE sul sistema elettrico italiano: “Energia elettrica, anatomia dei costi” (link in basso).

In particolare la stima – presente nel report accanto a molti altri dati interessanti – è che il costo del kWh dell’utente medio italiano (costi totali del sistema/consumi complessivi, senza distinzione di tipologia di utenza) passerà da 16,1 centesimi di euro del 2013 a 17,7 €cent nel 2030. I costi totali passeranno da 47,7 a 63,2 miliardi di euro, considerando una stima di crescita della domanda da 296,5 a 358 TWh.

Nel valutare la domanda futura, RSE tiene conto delle misure di efficientamento energetico previste fino al 2020 e successivamente un proseguimento determinato dalle policy già avviate (senza ulteriori nuove misure) e ipotizza anche un ulteriore spostamento verso produzioni meno energy intensive. Ma la riduzione dei consumi provocata da questi fattori  non basterà a compensare la crescita della domanda, che risentirà anche dell’aumento del vettore elettrico nei consumi energetici (dal 20,7% dei consumi finali del 2010 al 23,6% al 2030) al quale, si spiega, contribuiranno una “moderata” diffusione di veicoli elettrici e l’incremento nell’utilizzo di pompe di calore.

Come si vede sotto, la voce che più peserà sull’aumento della bolletta è quella dei costi dell’energia. Oltre all’aumento della domanda di cui sopra, qui incide l’andamento dei prezzi dei combustibili fossili e della CO2, per i quali si usano le traiettorie previste dalla Commissione Europea per la proposta di pacchetto 2030, che vedono il gas in rapido aumento e un prezzo della CO2 quasi raddoppiato. Anche per questo motivo il prezzo medio di vendita del MWh sul mercato del giorno prima (MGP), cioè il PUN, secondo RSE, arriverà nel 2030 a 91 euro (in valuta 2010).

Lo scenario 2030 descritto infatti delinea un sistema elettrico con ruolo ancora dominante delle fossili che producono 227 TWh, dei quali 177 TWh da gas e circa 43 da carbone.

Le importazioni sono previste in calo (31,6 TWh contro i circa 43 attuali), mentre le rinnovabili sono previste in crescita: fino a circa 133 TWh, dei quali 55 TWh da eolico e fotovoltaico. Per il FV si ipotizza che si arrivi al 2030 a 24,1 GW di potenza installata, con una parte consistente di impianti di media taglia in autoconsumo).

La penetrazione crescente della generazione distribuita, spiega RSE, dovrà essere accompagnata da significativi investimenti sulla rete: pari a circa 7 miliardi di euro per la sola rete di distribuzione.

Ci sarà poi un incremento anche dei costi per i servizi di dispacciamento, aumento al quale contribuirà il capacity market, cioè la remunerazione della potenza flessibile necessaria a compensare quella non programmabile di eolico e fotovoltaico: secondo RSE ci costerà 1,4 miliardi l’anno nel 2017, quando entrerà in vigore il nuovo sistema e 1,7 miliardi al 2030.

Per stabilizzare la produzione da rinnovabili non programmabili saranno poi necessari anche gli accumuli: sia nuove e più efficaci soluzioni per il pompaggio idroelettrico e per l’accumulo di aria compressa, sia il miglioramento tecnologico delle batterie (maggiori densità di potenza ed energia, minor costo specifico). In tutto, secondo le stime, sono necessari 800 MW di accumuli con capacità di accumulo pari a 6 ore per un miliardo di euro di investimento.

Se le spese crescono, l’ammodernamento del sistema elettrico però porterà anche dei risparmi: in tutto 5 miliardi di € all’anno secondo lo scenario previsto. L’efficienza energetica, ad esempio, ci frutterà circa 2 miliardi. Il calo dei costi delle tecnologie rinnovabili ci permetterà di tagliare gli incentivi per i nuovi impianti, risparmiando mezzo miliardo all’anno, cosa che – assieme all’uscita dal periodo di incentivazione per i progetti realizzati prima del 2010 – porterà gli oneri di sistema a calare di oltre 4 miliardi da qui al 2030. E ancora: la maggiore flessibilità delle centrali a gas (pagata anche dal citato capacity market) potrebbe ridurre le spese di 600 milioni annui e, infine, anche il potenziamento della rete elettrica contribuirà a tagliare i costi.

Insomma, la bolletta è destinata ad aumentare, ma il sistema diventerà più efficiente. D’altra parte, nella monografia RSE, citando la normativa europea e la Strategia Energetica Nazionale, si ricorda che “la riduzione del costo dell’energia, con il conseguente positivo effetto sulla competitività economica, non può porsi come unico obiettivo della politica energetica del nostro Paese, ma deve essere perseguito congiuntamente alla riduzione delle emissioni climalteranti, che porta a favorire l’impiego delle fonti rinnovabili e di combustibili a basso tenore di carbonio, e all’incremento della sicurezza degli approvvigionamenti, che impone di ridurre la dipendenza energetica dall’estero e la diversificazione delle fonti energetiche e dei Paesi di origine”.

La monografia di RSE Energia elettrica, anatomia dei costi

N.B. Correzione 15 dicembre, abbiamo corretto la stima sulla potenza di accumuli necessaria, che avevamo riportato in forma incompleta

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