La rivoluzione dell’automotive: l’auto senza pilota

Auto e bus senza pilota, investimenti milionari alla ricerca di sicurezza e comfort di viaggio. Anche l’Italia ha la sua eccellenza tecnologica nel settore: il gruppo di ricerca di VISLab dell’Università di Parma. Una panoramica globale di progetti, player già ai nastri di partenza e casi pratici per avvicinarci al futuro della mobilità.

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Pubblichiamo un articolo apparso su Qualenergia.it l’8 gennaio 2014

Mai come negli ultimi mesi sono proliferati annunci, presentazioni e test sperimentali di automobili che viaggiano da sole. Per i nostalgici degli anni ’80 è il sogno di KITT che si realizza (la celebre serie televisiva Supercar con David Hasselhoff). Per i più giovani è l’ultima app sviluppata da Google. In ogni caso l’industria (automobilistica e non solo) sembra essere dapprima affascinata dalla tecnologia “driverless”, quindi concretamente intenzionata a sviluppare vere linee di business dedicati all’autopilota.

Si è partiti con piccoli gadget che coadiuvavano la guida fino ad arrivare ai sistemi di parcheggio automatico. Poi il grande salto per testare, in strada, auto con pilota automatico. Secondo lo studio Disruptive technologies del Global Institute McKinsey la guida autonoma è una delle 12 più importanti tecnologie che cambieranno il futuro delle nostre vite. Ironia della situazione, Google è stata tra le prime aziende che per tutt’altre ragioni rispetto alla mobilità ha sperimentato delle applicazioni di guida automatica. Le prime Googlecar  driverless suscitavano lo stesso fascino di una missione del Discovery sulla luna. In pochi anni sono proliferati progetti di vario genere, avventure di traversate globali e infine sono arrivati i big dell’automotive. Oggi il quadro è più che mai complesso con molte varianti tecniche ma soprattutto con scenari di business ancora in corso di valutazione. Il tema è  interessante da un punto di vista tecnico, legale e culturale.

Nell’automotive troviamo molti player già ai nastri di partenza. Volvo ha avviato una sperimentazione di una flotta di 100 auto a giuda autonoma nelle strade di Goteborg, in collaborazione con l’Amministrazione dei Trasporti svedese, l’Ente dei Trasporti svedese, il Parco Scientifico Lindholmen.  Il progetto ‘Drive Me’ è finanziato dal Governo svedese e se le auto viaggeranno nel 2017, già nel 2014 parte una valutazione e uno sviluppo congiunto di veicoli di prova.

Nissan ha testato in Giappone sulla Sagami Expressway, tratto autostradale nella Prefettura di Kanagawa una Leaf a guida autonome e il Governo ha allo studio normative per autorizzare la circolazione di veicoli autonomi nelle strade. 

General Motors è un po’ più “indietro”, ma pochi giorni fa ha rinnovato il programma di ricerca con la Carnegie Mellon University di Pittsburg per proseguire lo sviluppo di un sistema di guida autonoma.

Ford si è affidata all’Università del Michigan e al gruppo americano State Farm® per avviare 10 anni fa una ricerca sul tema che ha prodotto un prototipo di Fusion Hybrid presentato lo scorso dicembre (foto a sinistra).

Le prime sperimentazioni di auto autonome nascono invece non dall’automotive. Le Google Cars su base Toyota (foo copertina) hanno ormai da oltre un decennio aperto la strada a questa tecnologia. Oggi sono in tanti a chiedersi gli sviluppi di questi investimenti. Google è player globale in più industrie e la guida autonoma è per loro “matura” per il mercato. Sicuramente con un modello di business innovativo, che non prevede di vendere auto, ma servizi di mobilità. Non a caso hanno investito in pochi mesi 258mln di dollari nella start up Uber.

Infine nel panorama americano non poteva mancare la Tesla Motors che, testimonial di ogni innovazione, ha lanciato qualche primo messaggio tramite il suo CEO Elon Musk sulla possibilità di integrare le tecnologie driverless nei propri modelli. Intanto ha avviato la selezione di personale qualificato dedicato al progetto.

Nel vecchio continente spicca la sperimentazione della Mercedes S500 Intelligent drive, che ha percorso la scorsa estate 100 km tra Mannheim e Pforzheim seguendo uno storico tracciato utilizzato nel 1888 da Bertha Benz per dimostrare l’utilizzo quotidiano dei veicoli tedeschi, premessa per la diffusione di massa. Un percorso simbolico a testimonianza di quanto il gruppo creda nella nuova tecnologia.

Non ci sono solo grandi case automobilistiche impegnate nel settore; al prossimo salone di Ginevra la casa svizzera del patron Frank M. Rinderknecht presenterà il prototipo una berlina elettrica con guida autonoma e gli interni da “business class”, cioè già progettati per la vita autonoma oltre che la guida. Volante al centro e sedili dotati di ogni comfort per il miglior viaggio possibile, come un salotto. Vedremo i commenti dal vivo.

Anche l’Italia ha la sua eccellenza tecnologica nel settore, il gruppo di ricerca di VISLab dell’Università di Parma, guidata dal Prof. Alberto Broggi si è distinta già nel 2010 per il viaggio Parma-Shanghai con una carovana di veicoli solari dotati di un sistema di visione artificiale con guida autonoma. Lo sviluppo tecnologico è proseguito fino al prototipo Braive che ha già circolato per le vie della città di Parma in alcuni test sperimentali (vedi video).

Il mercato futuro sembra promettente. Una ricerca di pochi giorni fa condotta da IHS Automotive in America prevede meno dell’1% di auto “autonome” nel 2025, ma che diventeranno il 9% entro i 10 anni successivi, pari a 11,8 milioni di veicoli driverless. Il problema di accettazione resterà il prezzo considerato che il valore aggiunto tecnologico sarà compreso tra i 7 e i 10mila dollari. E se pensiamo che gli utenti non siano pronti, arriva puntuale una ricerca dell’agenzia americana Car Insurance che ha intervistato 2000 potenziali acquirenti. Sorprendenti i risultati, il 20% degli intervistati comprerebbe questa tecnologia per ragioni di sicurezza, cioè sapendo che può ridurre i rischi di incidente. In America il 95% degli incidenti è causato da errore umano e la guida automatica potrebbe ridurre i costi assicurativi fino all’80%. Ovvio quindi che rispetto a un risparmio così forte, il 95% degli intervistati affermi di volerne acquistare una.

Ma la guida autonoma non riguarda solo la mobilità privata. Diverse sono le applicazioni di sistemi pubblici, preferibilmente minibus, che possono spostare persone su linee fisse o variabili. Se sistemi automatici su rotaia sono già presenti (i cosiddetti people mover, vedi foto a destra) in molti aeroporti, la questione si fa più complessa quando si tratta di girare in strade pubbliche. Qui sarà più difficile stabilire cosa potranno pensare gli utenti di un piccolo autobus che gira senza conducente per le vie di un centro storico. In Gran Bretagna dal 2015 un progetto pilota quinquennale prevede 100 mini-auto in uso nella città di Milton Keynes, sulla scia di quanto già presente a Heathrow. Al costo di 2 sterline, i veicoli circoleranno prima in sede protetta poi  anche nelle strade cittadine, in mezzo al traffico.

Anche Milano si sta preparando ad EXPO2015 in questo campo e, all’interno del programma  europeo Citymobil2, è candidata a ospitare durante il 2015 una flotta di minibus a guida automatica che collegheranno CascinaMerlata con la cittadella EXPO.

Da un punto di vista normativo il viaggio è ancora lungo. Se la NHTSA (Autorità di regolamentazione americana) vede di buon occhio la guida autonoma, uno studio di Morgan Stanley prevede che la diffusione di massa di questa tecnologia è in grado di ridurre i costi sociali degli incidenti per 488 miliardi di $, oltre i consumi di carburante e a ridurre il traffico. Così MichiganNevada, Florida, California e il “District of Columbia” hanno avviato il programma per definire le norme per autorizzare questo tipo di tecnologie.

Anche in Europa grazie alla spinta dell’automotive si lavora all’omologazione e autorizzazione a sistemi tecnologici che coadiuvano la guida (i sistemi di sicurezza in alcuni casi già disponibili nel mercato), oltre a diversi progetti di ricerca europei che cercano di stabilire degli standard e pre-requisiti minimi tecnici e di sicurezza.

La sfida è lanciata e come sempre sarà interessante vedere le reazione finale degli utenti. Saranno realmente ripagati gli investimenti milionari nel settore. Quando si supera una soglia di ricerca e sperimentazione, significa che le prospettive sono buone. Inoltre è singolare che molte di queste applicazioni siano integrate con vetture elettriche, a testimoniare che la rivoluzione nel mondo dell’automotive è radicale, nel prodotto, nei carburanti e nel modo di vivere l’auto stessa. Sintomo evidente dell’evoluzione culturale, ed economica che accompagna gli stili di vita urbani. Il tempo come sempre ci darà conferma, per ora attendiamo con curiosità le prime sperimentazioni reali.

L’articolo di Carlo Iacovini è stato pubblicato sul blog GreenValue. Dello stesso autore lo Speciale di Qualenergia.it “Mobilità elettrica urbana: tecnologie per il mercato.

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