Cosa c’è dietro la “svolta pro-rinnovabili” di E.ON?

Più che una rivoluzione ambientalista quello di E.ON sembra un tentativo di salvare capra e cavoli. Tentativo che però rende evidente come anche i grandi dell'energia abbiano capito che il futuro è nelle rinnovabili e nell'efficienza energetica, mentre gli asset convenzionali vanno gestiti con molta destrezza per tentare un soft landing.

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L’annuncio arrivato domenica sera ha fatto molto scalpore, perché paradigmatico della transizione energetica che stiamo vivendo: E.ON., la più grande utility tedesca e la seconda d’Europa, ha annunciato che abbandonerà tutte le sue attività legate alle fonti convenzionali – leggasi fossili, grande idroelettrico e nucleare – per concentrarsi su nuove rinnovabili, distribuzione e servizi per il consumatore.

Sembra che il gigante tedesco accolga in pieno i consigli dati alle utility dal mondo della finanza in diversi report. La produzione centralizzata, già ora in parte in crisi – spiegava ad esempio di recente UBS – diverrà sempre meno competitiva e le compagnie elettriche, se vogliono sopravvivere, dovranno cogliere altre opportunità: nelle smart-grid, nei servizi ai consumatori e nella fornitura di potenza flessibile di back-up tramite piccoli impianti decentralizzati.

D’altra parte sono già diverse le utility che si stanno muovendo in tal senso: ad esempio avevamo fatto una carrellata sul panorama Usa e  abbiamo riportato il clamoroso annuncio dell’Ad Enel, Francesco Starace, di considerare la probabile chiusura di 11 GW di potenza da vecchio termoelettrico.

Ma in cosa consiste la mossa di E.ON e cosa c’è dietro? In pratica la compagnia si dividerà in due (si veda il comunicato e la presentazione in basso):  la casa madre si concentrerà su rinnovabili, reti e retail, mentre verrà creata una “new company” che continuerà ad occuparsi di fonti convenzionali. La newco (vedi sotto), con 20mila dipendenti, gestirà la generazione convenzionale per 51 GW, attività di upstream in gas e petrolio e trading.

E.ON invece, come detto, si concentrerà sulle rinnovabili, le reti e la vendita di energia e servizi per l’utente finale (a proposito: sta collaborando con Google sul nuovo termostato intelligente Nest).

Già nel 2015 il gruppo incrementerà di circa 0,5 miliardi di euro i 4,3 miliardi di euro di investimenti previsti, con un focus su eolico in Europa e in altri mercati selezionati, e fotovoltaico e reti in Europa e Turchia. Nel frattempo ha confermato di aver concluso un accordo per la vendita degli asset in Spagna e Portogallo per 2,5 miliardi di euro, mentre – informa in una nota – “sta valutando” la cessione delle attività italiane. A ciò va aggiunta la “revisione strategica del suo business di esplorazione e produzione nel Mare del Nord”.

L’operazione, che dovrebbe concludersi nel 2016, comporterà svalutazioni aggiuntive per 4,5 miliardi di euro già nel quarto trimestre 2014 (senza impatti sull’occupazione, secondo l’annuncio). Agli introiti della quotazione della newco si aggiungono le citate dismissioni in Italia e Penisola Iberica, che aumenteranno la flessibilità finanziaria del gruppo. La società conferma le stime di Ebitda 2014, nonché l’utile netto sottostante e ha annunciato di voler distribuire un dividendo fisso di 0,5 euro per azione sia per il 2014 che per il 2015.

Nel complesso la nuova strategia si può riassumere come un riaggiustamento economico delle attività convenzionali: praticamente tutto il debito resterà alla casa madre, mentre la newco viene resa più agile e finanziariamente robusta.

“Non dimentichiamo che la compagnia conta ancora sul carbone per la metà della sua capacità di generazione e sul nucleare per il 17%, ma dietro l’effetto annuncio c’è effettivamente anche della sostanza e una necessità di adattarsi al mercato europeo, nel quale ha la maggior parte delle attività. Da tempo E.ON ha spostato il suo focus su rinnovabili ed efficienza, per cui l’annuncio non stupisce: sta facendo quello che la Germania vuole fare a livello nazionale”, spiega a QualEnergia.it Davide Tabarelli di Nomisma Energia.

E.ON – osserviamo – con la creazione della newco isolerebbe in una sola compagnia attività che sembrano alquanto problematiche, come la gestione dei cicli combinati a gas, da tempo in crisi per la concorrenza delle rinnovabili, e del nucleare, che dovrà affrontare presto il problema del decomissioning. Non è troppo rischioso? “Fanno una sorta di bad company – risponde l’analista – ma lì dentro ci sono attività che fanno ancora molti soldi, come il carbone”.

La mossa, spiega Tabarelli, è un modo per affrontare “il grande problema che coinvolge tutta l’industria elettrica europea: un mix di bassa domanda, overcapacity, alto prezzo del gas e concorrenza delle rinnovabili. Da questo punto di vista E.ON ha parecchio terreno da recuperare: ha fatto parchi eolici, ma sul fotovoltaico non è messa molto bene. Nel complesso direi che non ci sono rivoluzioni, c’è un tentativo di riaggiustamento verso quelle attività più promettenti, come appunto le rinnovabili, le reti e il mercato retail”.

Sembra poi che con questa mossa strategica E.ON voglia attirare investitori in entrambe le compagnie. La newco riparte alleggerita, con una nuova solidità finanziaria. La casa madre, invece, riconvertita verso rinnovabili, reti e vendita, si libera delle attività economicamente più rischiose e controverse e così potrà verosimilmente essere più attraente per gli investitori “infrastrutturali”, interessati ai bassi rischi. “Non bisogna poi dimenticare che l’utility ha investitori istituzionali e che anche per questo sente molto la pressione della politica tedesca e dell’opinione pubblica, decisamente pro-rinnovabili”, aggiunge Tabarelli.

Insomma, più che una rivoluzione ambientalista quello di E.ON sembra un tentativo di salvare capra e cavoli. Tentativo che però rende evidente come anche i grandi dell’energia abbiano ormai capito che il futuro è nelle rinnovabili e nell’efficienza energetica, mentre gli asset convenzionali vanno gestiti con molta destrezza, per tentare un soft landing.

Il comunicato di E.ON (pdf)

La presentazione della nuova strategia aziendale (pdf)

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