Accordo clima tra Usa e Cina: i primi commenti

Un segnale politico importante per i negoziati internazionali sul clima e un forte stimolo per lo sviluppo mondiale di rinnovabili ed efficienza energetica: sono positivi i primi commenti che arrivano dal mondo della politica, dell'ambientalismo e dell'energia pulita sull'accordo siglato da Usa e Cina. Anche se alcuni chiedono più coraggio.

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Un segnale politico importante per i negoziati internazionali sul clima, anche se c’è molto da fare, e un forte stimolo per lo sviluppo mondiale delle rinnovabili e dell’efficienza energetica: sono sostenzialmente positivi i primi commenti che arrivano dal mondo della politica, dell’ambientalismo e dell’energia pulita sull’accordo sul clima siglato da Usa e Cina, una dichiarazione di intenti congiunta (qui in pdf) dalla portata storica, con la quale come abbiamo riportato, per la prima volta la Cina accetta di darsi un obiettivo di riduzione della CO2 in termini assoluti.

Tra politici italiani il primo a farsi sentire è il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che twitta: “L’intesa Cina-Usa sul contrasto al climate change è di portata storica, l’unità dei Paesi europei ha favorito questa svolta”.

Più articolato il commento di Gianni Silvestrini, presidente del Coordinamento FREE, Fonti rinnovabili ed efficienza energetica. “Un accordo molto importante, nato tra lo scetticismo di molti. Un risultato prevedibile visto l’interesse della Cina all’espansione della green economy, in grado di valorizzare la sua posizione di leadership sull’eolico, il fotovoltaico, il solare termico e considerata l’insostenibilità dell’inquinamento delle sue città. Diventa a questo punto molto più probabile il raggiungimento di un accordo alla Conferenza sul clima dell’anno prossimo a Parigi”.

“È prevedibile – aggiunge – un forte incremento degli investimenti su rinnovabili ed efficienza in tutto il mondo. Il solo impegno della Cina implica la realizzazione ogni anno di 60.000 MW (la metà della potenza elettrica totale installata in Italia) senza emissioni di CO2, prevalentemente da fonti rinnovabili.”

Peraltro, stima Silvestrini “è probabile che le emissioni raggiungano un picco in Cina ben prima del 2030, anno target indicato nell’accordo. Lo scorso anno la nuova potenza da rinnovabili ha superato infatti quella delle nuove centrali a carbone e nucleari. Inoltre, secondo i primi dati del 2014, si sarebbe registrata una storica inversione con un calo dell’1% dei consumi di carbone”.

Ottimista anche il WWF Italia, che parla di “un segnale politico importante e potente” che porterà ad un’azione globale sul cambiamento climatico e un accordo globale ONU sul clima nel 2015. “Tutti i governi devono ora accelerare il ritmo e la portata dei loro impegni per i negoziati sul clima delle Nazioni Unite. E dovrebbero iniziare nel corso della riunione del G20 di questo fine settimana, annunciando di voler porre fine ai sussidi ai combustibili fossili (impegno già preso a Pittsburgh nel 2009): 88 miliardi di dollari che ogni anno vanno ad alimentare la fonte maggiore produttrice di anidride carbonica e, quindi, il cambiamento climatico (vedi qui, ndr)”, dichiara Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia.

”Siamo alla vigilia della COP 20 di Lima, poi c’è un anno di negoziati sino al traguardo di Parigi, alla fine del 2015. Il fatto che Cina e USA abbiano messo sul piatto un primo impegno è un ottimo inizio, vuol dire che non si arriverà all’ultimo momento con le carte tutte coperte, come avvenne a Copenaghen, provocando poi il sostanziale fallimento del tentativo di concludere un accordo globale significativo. In termini di numeri, lo prendiamo come un primo impegno, la scienza del clima e l’equità richiedono più azione”.

Più cauto Sergio Andreis, direttore del Kyoto Club: “È un accordo la cui importanza non può essere sottovalutata: anche in vista della Convenzione ONU sui cambiamenti climatici di Parigi, che si terrà a dicembre del prossimo anno, e della firma del nuovo Trattato globale successivo al Protocollo di Kyoto. Rispetto ai ripetuti allarmi del mondo scientifico, però, – continua Andreis – gli impegni di riduzione delle emissioni firmati a Pechino restano modesti e i tempi troppo lunghi se si considera la gravità delle conseguenze dei cambiamenti climatici, che anche in Italia si manifestano con sempre maggiore intensità”. “Un passo nella direzione giusta, quindi, ma che necessita di maggiore ambizione e, da parte dell’Unione Europea, di maggiore coraggio nel dimostrare alle altre regioni del pianeta che le fonti rinnovabili, l’economia verde, l’efficienza energetica e l’uso efficiente delle risorse rappresentano delle alternative già praticabili, con potenziali enormi per economia, occupazione e riduzione delle diseguaglianze e la qualità della vita”, conclude Andreis.

Più coraggio chiede anche Greenpeace, che comunque accoglie positivamente l’accordo. “Le due superpotenze economiche più importanti al mondo – le maggiori responsabili delle emissioni di gas serra nell’atmosfera – hanno finalmente preso consapevolezza del fatto che devono agire per salvare il clima del Pianeta. E che devono farlo subito e insieme”, commenta Luca Iacoboni, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia.

“L’impegno siglato oggi da USA e Cina e gli obiettivi che l’UE si è posta per il 2030 rappresentano una base su cui lavorare in vista di Parigi 2015, un buon segnale ma non è ancora sufficiente. Questi accordi sono ancora lontani dal cambiare le regole del gioco nella lotta al riscaldamento globale e dal dare una risposta efficace al problema dei cambiamenti climatici, le cui conseguenze sono ormai visibili quotidianamente in ogni parte del Pianeta. Gli annunci di oggi devono essere solo il punto di partenza su cui costruire politiche ambiziose e non un traguardo su cui adagiarsi”, conclude Iacoboni.

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