La nocività … di Halloween

  • 11 Novembre 2014

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Riceviamo e pubblichiamo una replica del Prof. Angelo Spena dell’Università di Tor Vergata di Roma al commento di Gb Zorzoli pubblicato sul portale Qualenergia.it dal titolo “Sulla nocività dell’efficienza energetica, dell’eolico e del fotovoltaico”, che faceva riferimento ad un editoriale di Spena pubblicato sulla rivista La Termotecnica.

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Riceviamo e pubblichiamo una replica del Prof. Angelo Spena dell’Università di Tor Vergata di Roma al commento di Gb Zorzoli pubblicato il 29 ottobre sul portale Qualenergia.it dal titolo “Sulla nocività dell’efficienza energetica, dell’eolico e del fotovoltaico”, che faceva riferimento ad un editoriale (pdf) di Spena dal titolo “Tre paradossi per spiegare all’Europa che in Italia la green economy si declina anzitutto sul territorio” (pdf), pubblicato sul numero di ottobre 2014 dalla rivista La Termotecnica.

 

Carissimi lettori,

citato personalmente da GB Zorzoli nelle news del 29 ottobre, ritengo di avere, più che il diritto, l’obbligo di una replica: per rispetto del portale Qualenergia.it, e della Istituzione a cui appartengo. E’ pertanto replica più formale che sostanziale. Perché la sostanza è quella, e non è che io, o voi, la possiamo cambiare. Nell’ordine:

1. ben venga una discussione sul pensiero unico dei cappottini e delle rinnovabili a prescindere

2. nonostante la mia simpatia per GB Zorzoli anche quando mi attacca, e lui lo sa (anche se per artificio retorico finge di non conoscermi), aprioristiche certezze tranchant, da uno studioso cresciuto a pane e atomo, non me le sarei aspettate

3. non mi sarei aspettato neanche, per la verità, che venissero lasciate cadere le proposte del mio editoriale, e raccolte solo le considerazioni di contesto. GB Zorzoli ha preso la parte per il tutto (“la nocività dell’efficienza energetica”!), ma non è colpa mia se quello che ho scritto è vero. Anzi, lapalissiano. E preciso:

a) l’eccesso di isolamento (quello che consente sì – ma nei climi rigidi centroeuropei dove l’estate come la intendiamo noi praticamente non c’è – di ottenere edifici a energia zero) non serve agli edifici soleggiati del Mediterraneo, al benessere interno (quando è soprattutto estivo), al buon senso, alle nostre tasche. Fa solo bene all’industria del settore, ma spesso non è nemmeno italiana. L’efficienza energetica è altro

b) i pannelli fotovoltaici nelle nostre calde estati surriscaldano la campagna, coprendo e sostituendo prati verdi e umidi, piacevoli al tatto, con distese di fornelli a 60-65 gradi. Un pannello fotovoltaico converte in elettricità mediamente un decimo della radiazione solare, ma per farlo è costretto a catturarla quasi tutta, e perciò la gran parte la dissipa intorno, o la riemette nell’infrarosso. “Occidit qui non servat” diceva un fortunato slogan commerciale. Va benissimo il fotovoltaico integrato negli edifici, cioè nei sistemi già antropizzati. Ma per il suolo non c’è scampo: ai nostri climi è peggio della cementificazione, è come un’asfaltatura. Un effetto serra puntuale, e neanche tanto occulto

c) delle pale eoliche – dell’evidenza, cioè – non parlo nemmeno; on-shore, salvo pochi siti competitivi, l’unico interesse oggettivo che potevano riscuotere nell’Italia senza vento era quello della Magistratura, e così è stato.

4. che se tocchi il tallone d’achille dei cappottini al mare, dei trappoloni di calore, delle molte imposture eoliche, in Italia salti su qualcuno a darti sulla voce è comprensibile; però, quando si cerca di difendere l’indifendibile, anche non volendo si rischia di apparire sgarbati o arroganti. Fare lobby, lo sapete, è un’altra cosa.

5. quand’era presidente dell’ISES Zorzoli qualche dubbio avrebbe dovuto piuttosto porselo, e concreti furori rivolgerli, verso la sponda cui – lui studioso nucleare – è approdato in buona fede nel suo lungo e rispettabile cammino professionale. Perché davvero solo un inguaribile ottimista, come si definisce, può pensare che – in Italia – 14 miliardi all’anno di sussidi, piovuti dal cielo senza alcuna progettualità industriale tutti gli anni per 15-20 anni (fanno 200-250 miliardi, l’equivalente di 20 Expo, o di 40 ponti sullo Stretto, et similia) oltre che convulsamente tutti spesi bene, e nell’interesse collettivo (e già è dura), lo siano stati anche e perfino nel rispetto della evidenza scientifica! In Italia. Suvvìa. Domandatelo ai bambini che con gli occhi furbetti hanno appena festeggiato il gotico Halloween chiedendo “dolcetto o scherzetto” e finalmente li vedrete ridere di gusto.

Post Scriptum: già che ci siete, leggete la parte propositiva del mio editoriale, che vi allego (vedi sopra, ndr), e parliamo anche di quello.

Buon lavoro a tutti.

Angelo Spena

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