Enel: 11 GW di termoelettrico da chiudere e sperimentazione su dispacciabilità da rinnovabili

Causa overcapacity, calo della domanda e concorrenza delle rinnovabili, Enel potrebbe chiudere o riconvertire 23 centrali termoelettriche alimentate a fonti fossili. Tra le idee dell'azienda anche quella di far entrare le rinnovabili nel mercato del dispacciamento. Dall'audizione al Senato dell'a.d. Enel, Francesco Starace, arrivano segnali di cambiamento.

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È di 11 GW la potenza delle centrali termoelettriche da pensionare o riconvertire a rinnovabili e progetti interessanti per far entrare le fonti pulite nel mercato del dispacciamento: Enel sembra essersi finalmente resa conto della necessità di adattarsi ad un sistema elettrico in fase di cambiamento. È quanto emerge dall’audizione dell’ a.d. Francesco Starace alla Commissione Industria del Senato tenutasi ieri pomeriggio (slide in allegato in basso).

Nell’attuale contesto economico, in cui convivono overcapacity, una domanda in calo, che secondo Starace non si riprenderà, e la concorrenza delle fonti rinnovabili, ha spiegato l’a.d. Enel, “alcuni impianti termoelettrici non risultano più competitivi“. Sono 23, ha annunciato, le centrali “potenzialmente da dismettere”, per un totale di circa 11 GW che si andrebbero ad aggiungere ai 2,4 GW di potenza termoelettrica già messa offline.

Nella lista degli impianti che hanno il destino segnato, turbogas, centrali ad olio e a carbone. È già stata avviata la chiusura definitiva – ha ricordato Starace – per gli impianti di Trino (Vercelli), Porto Marghera (Venezia), Alessandria, Campomarino (Campobasso), Carpi (Modena), Camerata Picena (Ancona), Bari, Giugliano (Napoli) e Pietrafitta (Perugia), ma come detto le centrali “potenzialmente da chiudere” sono in tutto 23.

Che fine faranno? “Alcuni – ha spiegato Starace – possono avere un futuro nelle rinnovabili, biomassa in particolare, oppure essere soggetti a reindustrializzazione, altri vanno riprogettati come spazi urbani”. E i lavoratori? “Per le circa 700 persone occupate negli impianti  – rassicura Starace –  non abbiamo nessuna criticità occupazionale se non qualche trasferimento qua e là, saranno riallocati in altre parti dell’azienda o andranno in pensione”.

Tra le centrali da riconvertire c’è Porto Tolle: l’idea, ha spiegato Starace, è di trasformare la centrale in un impianto a biomassa da 20 MW alimentato dai  di materiali di risulta del parco del Delta Po, anche se Enel è aperta anche ad altre soluzioni. E sulle rinnovabili Enel ha svelato un progetto molto interessante: con Toshiba, Samsung e GE si vogliono realizzare 3 impianti pilota per testare la capacità delle rinnovabili di fornire dispacciabilità: Enel insomma vede un futuro prossimo con le rinnovabili che entrano nel mercato dei servizi di dispacciamento.

Starace, d’altra parte, sembra essere ben distante dalla visione passatista che considera le rinnovabili non programmabili come un elemento di disturbo che crea costi al sistema elettrico. Le tecnologie attuali, ha spiegato, hanno ridotto gli errori sulle previsioni della produzione fino a portarli “in linea con gli errori di previsione della domanda elettrica”. nel corso dell’audizione è stato spiegato come i costi di sbilanciamento (che tanto sembrano angosciare l’Autorità per l’Energia) già ora non pesano che per 40 milioni di euro l’anno.

Fotovoltaico, eolico e le altre fonti pulite per il loro contributo nel mix elettrico e per maturità acquisita dalle dalle tecnologie hanno quindi il potenziale e anche la responsabilità di diventare ancora di più protagoniste del sistema elettrico. Enel sembra averlo capito e se si prepara a sfruttare il loro potenziale anche nella fornitura di servizi di dispacciamento.

La creazione di un mercato dei servizi di supporto alla rete che sia aperto anche agli impianti a fonti rinnovabili – come spiega ReserviceS, in un report di cui abbiamo parlato pochi giorni fa – consentirebbe di ridurre i costi del sistema elettrico. Eolico e fotovoltaico, si spiega nello studio, sarebbero in grado di fornire numerosi servizi di questo tipo (come il controllo della frequenza e del voltaggio), che però attualmente non sono pagati: servirebbe una remunerazione di mercato che porti fonti nuove e convenzionali a competere per soddisfare la domanda di servizi nel modo più efficiente.

Le slide presentate da Starace in audizione (pdf)

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