Sblocca Italia e le critiche dal fronte ambientalista

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Trivelle facili e autostrade inutili: si punta troppo sull'asfalto e sulle fonti fossili in un tentativo di rilancio confusionario che manca di strategia. Il DL Sblocca Italia, approvato venerdì in Consiglio dei Ministri ma del quale ancora non si conoscono tutte le norme, non piace al fronte ambientalista.

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Il DL Sblocca Italia – approvato venerdì in Consiglio dei Ministri ma del quale ancora non si conoscono tutte le norma (si veda qui) non sembra piacere al fronte ambientalista. “I pochi segnali positivi, come la proroga dell’ecobonus (ancora in forse, ndr) e il rilancio di alcuni interventi ferroviari, si perdono in un decreto che tocca un numero infinito di temi senza alcuna idea di futuro, se non quella prevalente di rispondere agli interessi di alcune lobby”, commentano da Legambiente.

“Lo si vede chiaramente – si legge in una nota dell’associazione – nelle scelte che spingono l’asfalto (alle autostrade vanno infatti risorse pubbliche dirette e attraverso sgravi fiscali, con il sostegno ad interventi devastanti come quelli che si realizzeranno in Maremma, con la Tirrenica, e nelle Dolomiti, con la Valdastico), sul petrolio (con vantaggi per le trivellazioni) e su nuovo cemento da semplificazioni per interventi edilizi e in aree demaniali”.

A suscitare le critiche di Legambiente, oltre al merito, anche il metodo: “Un decreto omnibus che – in una stesura ancora non definitiva e con molti articoli ancora da completare nei prossimi giorni, prima che il Presidente Napolitano ne possa valutare la dubbia legittimità costituzionale – dimostra soprattutto confusione da parte del Governo Renzi rispetto alla direzione verso la quale vuole portare il Paese per uscire dalla crisi”.

Legambiente si augura che nel passaggio in Parlamento si scelga di “stralciare le parti del provvedimento che risultano dannose per il Paese” e che invece si scelga finalmente di “puntare su regole e procedure che consentano finalmente di sbloccare lavori la cui mancata realizzazione pesa negativamente sulla salute delle persone, sulla loro libertà di movimento, sull’economia; su opere veramente utili per i cittadini e il territorio a cominciare da investimenti nelle aree urbane, su ferrovie, trasporti, mobilità dolce e riqualificazione, ma anche sulla messa in sicurezza del territorio, le bonifiche, la depurazione, la sicurezza sismica, l’abbattimento di manufatti abusivi, impianti per chiudere il ciclo dei rifiuti. Semplificando sì, ma all’insegna della responsabilità e garantendo un sistema di controlli efficace”.

Critici anche Francesco Ferrante e Monica Frassoni di Green Italia: “Ecobonus non pervenuto, steso tappeto rosso per chi vorrà sfruttare le relativamente scarse risorse di idrocarburi presenti in Italia, tanto asfalto costoso, poca attenzione alla mobilità ferroviaria dei pendolari e qualche intervento in stile ‘legge mancia’: così si può riassumere lo ‘Sblocca Italia’, che molto dovrà spiegare oltre alle slides e allo scarno comunicato stampa”.

“La triste consuetudine di approvare in Consiglio dei Ministri soltanto i titoli e mai un testo definitivo, impedisce di conoscere i dettagli di norme importanti quali le semplificazioni su bonifiche e terre e rocce da scavo. Ma certo sembra un po’ ridicolo sostenere che le opere e l’economia nel nostro Paese siano ferme perché non si sa come smaltire quei rifiuti. Il premier ha promesso che l’ecobonus verrà proposto e prolungato all’interno della Legge di Stabilità, e c’è da augurarsi che in quello che si preannuncia come un grande calderone una delle poche misure anticicliche degli ultimi anni non venga immolata per cause contingenti, ma si é anche un po’ stanchi di questi ‘annunci’ cui seguono poi davvero pochi fatti concreti”.

“A fare la parte del leone nel provvedimento – continuano gli esponenti ecologisti – sono le società concessionarie delle autostrade a cui si vorrebbe regalare un prolungamento delle concessioni, con buona pace della libera concorrenza. Un tentativo destinato a incontrare l’opposizione dell’Europa, e in merito al quale abbiamo già avviato un contatto e sensibilizzato la Commissione europea. E sempre in materia di autostrade c’è lo spreco di risorse pubbliche più eclatante: la proposta di defiscalizzazione in favore dei privati per l’autostrada Orte-Mestre (un’opera faraonica che costerebbe oltre 10 miliardi), inutile in quanto i flussi di traffico attuali e futuri che interessano la SS 309 Romea e la E-45, strade cui la nuova arteria si affiancherà, non giustificano in alcun modo la costruzione di un’altra autostrada che diventerebbe di fatto un doppione della A-1 e della A-14/A-13. Il menu dello sblocca Italia comprende poi degli interventi che risentono di qualche chiara influenza regionale, come i fondi stanziati per gli aeroporti di Salerno e Firenze, sicuramente trascurabili in ottica di sistema Paese”.

“Infine – concludono Frassoni e Ferrante – una grave ‘dimenticanza’ del Consiglio dei Ministri: sono state esaminate 13 leggi regionali, ma Renzi e i suoi ministri non hanno trovato il tempo di impugnare la legge regionale della Campania n. 16 del 7 agosto 2014, ovvero il blitz estivo con cui il Consiglio regionale ha riaperto in maniera indecente e illegittima il condono edilizio nella regione più massacrata dal cemento illegale”.

Duro anche Gianni Girotto Capo Gruppo M5S X Commissione in Senato molto attento alle tematiche che riguardano l’energia pulita. Nel mirino del senatore le norma che “favoriscono lo sfruttamento delle fonti fossili a discapito dei territori e dell’ambiente”. Con lo Sblocca Italia – spiega Girotto – si sostituiscono le vecchie fasi di prospezione, ricerca e coltivazione con una concessione unica della durata di 30 anni, 10 in più rispetto alla normativa precedente, semplificando le procedure e allungando i tempi per il quale è possibile esercitare l’attività estrattiva sul territorio perfino con proroghe che potrebbero arrivare fino a 50 anni. Inoltre, viene accentrato il potere autorizzativo per la Valutazione di impatto ambientale dei progetti dalle Regioni al Ministero dell’Ambiente: entro 90 giorni le Regioni dovranno inviare al Ministero tutte le istruttorie dei titoli vigenti e dei procedimenti in corso.

“Un duro colpo di mano alle amministrazioni territoriali e locali per favorire le attività delle compagnie petrolifere e compromettere lo sviluppo delle economie locali del settore agricolo e turistico, fortemente legate alla valorizzazione e alla tutela della bellezza del territorio e del paesaggio. Il futuro del nostro Paese non può essere distorto dall’incapacità del Governo Renzi di non voler vedere oltre le vecchie logiche di potere, nel quale si continua a tutelare un gruppo di interesse particolare senza guardare al resto del Paese fatto di industrie, imprese e giovani che vogliono costruire il loro futuro”.

Renzi, conclude il politico del M5S, “avrebbe fatto più bella figura se avesse posto al centro del dibattito politico la necessità per l’Europa di adottare dei target vincolanti al 2030 sulla riduzione delle emissioni, sul risparmio energetico e la produzione delle energie rinnovabili per rilanciare la creazione di lavoro e occupazione proponendo un nuovo modello di sviluppo industriale ed ecologico, come sta facendo la Germania, la Danimarca e gli altri Paesi europei, che dal nostro attaccamento al fossile conseguiranno un ulteriore vantaggio tecnologico ed economico”.

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