Sblocca Italia, asfaltare o rammendare il Paese?

L'esecutivo dovrà approvare lo “Sblocca-Italia”, una lunga lista di norme e opere annunciate lo scorso 1° agosto da Renzi. A parte l'ipotesi di un prolungamento della detrazione del 65%, il provvedimento prevede l'avvio di grandi opere, soprattutto autostrade, che per gli ambientalisti, oltre ad essere inutili e costose, costituiscono un attacco al territorio.

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Nel Consiglio dei Ministri di domani, 29 agosto, l’esecutivo dovrà licenziare tra i vari provvedimenti anche il cosiddetto “Sblocca-Italia”, decreto che coinvolge i ministeri delle Infrastrutture, Tesoro e Sviluppo economico. La lista delle norme e delle opere annunciate è molto lunga. Per la loro copertura alcuni fondi sono stati già stanziati, ma altri saranno da trovare soprattutto nei fondi di coesione al 2020; altre risorse, pari a circa 1 miliardo di euro, sarebbero recuperate dal fondo revoche del ministero delle Infrastrutture.

Tra i diversi punti contenuti nel provvedimento, oltre alle grandi opere (circa 14 cantieri mai partiti per 30,4 mld di € e altri 13 cantieri da sbloccare per 13,2 mld di €), c’è anche la stabilizzazione della detrazione fiscale del 65% per il risparmio energetico; l’idea sembrerebbe quella di rinnovarla almeno per un anno. Al momento secondo la scorsa legge di Stabilità l’ecobonus resta al 65% fino al 31 dicembre 2014, per poi passare al 50% per il 2015 e al 36% nel 2016.

Ma è sui contenuti e sull’intera impalcatura del provvedimento ‘Sblocca Italia’, presentato dal governo nelle sue linee-guida il 1° agosto (video), che si stanno scagliando le critiche del mondo ambientalista e di alcune componenti della politica. Tanto per capire il contesto, il premier Renzi, nella presentazione – fa notare Fabio Balocco su Il Fatto Quotidiano – “nomina una sola volta la parola ‘ambiente’ ‘in un discorso di circa un’ora ed è quando parla dei collettori fognari e dei depuratori”. Oltre all’eccesso di grande opere, anche per quanto riguarda il rila­scio delle con­ces­sioni edi­li­zie rischiamo di assistere ad un vero e proprio far west, grazie alle estreme facilitazioni previste, in paese massacrato già dall’abusivismo.

“Di cura del ferro per le città con treni, tram e metropolitane che mancano per i pendolari, che è il vero problema e deficit italiano rispetto al resto d’Europa, poco e niente. In compenso tanto nuovo asfalto, molto spesso inutile e costoso, finanziato con soldi pubblici e project financing fasullo”. Per Monica Frassoni e Anna Donati, esponenti di Green Italia, le priorità infrastrutturali che dovrebbero entrare nel provvedimento per rilanciare, nelle intenzioni del Governo, i cantieri e l’economia del Paese sono un lungo elenco di autostrade, dalla Orte-Mestre alla Tirrenica, e strade per oltre 1400 km, in un’ottica da Italia anni ‘60, “che sconcerta per l’assenza delle opere incompiute e realmente indispensabili a modernizzare e rilanciare il Paese, dalla chiusura dell’anello ferroviario di Roma alle metropolitane di Torino, Catania, dello Stretto, dal secondo binario sulle linee Genova-Ventimiglia, Pontremolese, ai tram di Bergamo, Milano, Firenze”.

“Quella che sarebbe la nuova autostrada tirrenica e dovrebbe sostituire l’Aurelia – continuano Frassoni e Donati – è l’esempio più lampante di connubio di spreco di risorse pubbliche e sostanziale inutilità”. E’ infatti previsto un esborso di 270 milioni di euro per una strada a pedaggio che non prevede nei flussi di traffico la possibilità di rientro economico e che la concessionaria Sat si era impegnata a realizzare con 2 miliardi di euro.

Si ripete il copione già visto con le autostrade lombarde, dove privati promettono di fare l’opera in project financing e invece puntualmente chiedono il supporto statale, mantenendo però le royalties di sfruttamento della strada – proseguono Monica Frassoni e Anna Donati, esponenti di Green Italia – adeguare l’Aurelia cominciando con i tratti più pericolosi ad alta incidentalità a due corsie per consentire la realizzazione di un corridoio stradale tirrenico con il minor impatto ambientale, senza pedaggio, sarebbe la soluzione più rapida e conveniente”.

Le misure annunciate da Renzi, secondo Donati e Frassoni, “rischiano di essere la brutta copia della fallimentare legge obiettivo di Berlusconi e Lunardi del 2001″. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi quindi “dovrebbe cambiare modello, perché il traffico su gomma porta costi e inefficienze, mentre occorre puntare sul trasporto delle merci e delle persone su ferro su larga scala”. Destinare poi, concludono, “due miliardi a Fiumicino e Malpensa per il collegamento tramite alta velocità, che interessa oggi in tutta Italia 70mila utenti giornalieri, e non investire per migliorare il trasporto pendolare è un’offesa ai milioni di cittadini che ogni giorno il cattivo servizio del trasporto locale”.

Critico anche l’ormai unico rappresentante del mondo green nella maggioranza al governo, Ermete Realacci, esponente del Pd e presidente della commissione Ambiente della Camera.

“Non serve riprodurre ricette del passato, come lunghi elenchi di grandi opere di dubbia finanziabilità e talvolta di dubbia utilità. Anche se vanno ovviamente avviate quelle che servono al futuro come la Napoli-Bari – dice Realacci – Per rilanciare l’economia interna è utile partire dal pieno e immediato impiego delle risorse già disponibili e dai fondi comunitari per avviare un vasto piano di piccole opere legate alla messa in sicurezza del territorio e alla depurazione delle acque. Un ruolo centrale deve poi svolgere il rilancio di un’edilizia legata alla qualità, al risparmio energetico, alla sicurezza antisismica”.

“Un contributo importante – prosegue Ermete Realacci – può venire anche dallo sblocco di risorse come quelle del Conto termico, 700 milioni di euro per i privati e 200 per gli enti pubblici all’anno, finora ferme per la farraginosità delle norme”. Il capitolo delle semplificazioni “è poi fondamentale, anche per le fonti rinnovabili, ma per non rischiare deregulation va accompagnato dall’efficacia e dall’autorevolezza del sistema dei controlli in campo ambientale questo può partire dall’approvazione definitiva del Ddl sulle Agenzie Ambientali approvato a larghissima maggioranza alla Camera dei Deputati e ora in discussione al Senato”, conclude Realacci.

Per il M5S le anticipazioni sul decreto Sblocca Italia dei primi di agosto renderebbero il provvedimento “inquietante”. Per i pentastellati della Commissione Ambiente sarebbe “un irrazionale attacco all’ambiente che si spiega solo con la necessità di finanziare con soldi pubblici degli interessi privati”.

“In un momento in cui le priorità degli italiani – sostengono i portavoce del M5S Massimo De Rosa e Samuele Segoni – sono il lavoro e la ripartenza dell’economia attraverso opere diffuse e di piccole dimensioni contro il dissesto idrogeologico e per la riqualificazione energetica il governo punta invece alle grandi opere e a distribuire utili tra gli amici dei grandi appalti”.

La critica del M5S è che si prevedono finanziamenti per 5 miliardi di euro per le grandi opere, ma si inseriscono soprattutto tra le nuove opere prioritarie 2014-2020 quelle incompiute del 2007-2013 senza valutarne l’utilità attuale.

Le asso­cia­zioni ambien­ta­li­ste e i Comi­tati (quelli che Renzi chiama ‘comitatini’) ora più che mai sono chiamate ad alzare la testa e la voce davanti al concreto rischio di vedere asfaltare e cementificare ulteriormente il nostro territorio che avrebbe invece tanto bisogno di essere di rammendato.

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