Spalma-incentivi, nuovo ricorso: oltre 50 aziende si rivolgono all’UE

Nuova azione legale contro il taglio retroattivo agli incentivi al fotovoltaico: oltre 50 soggetti si rivolgono alla Commissione Europea. Lo spalma-incentivi violerebbe la direttiva 28 del 2009 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili oltre ad essere in contrasto con altre norme e principi di diritto dell’Unione.

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Gli investitori italiani e internazionali non sembrano propensi a raccogliere l’appello del viceministro allo Sviluppo Economico Claudio De Vincenti, che di recente ha dichiarato che ricorsi contro lo spalma-incentivi sarebbero “irragionevoli”. E’ infatti scattata oggi una nuova azione legale contro il taglio retroattivo agli incentivi al fotovoltaico previsto nel pacchetto taglia-bollette del ‘decreto Competitività’, attualmente in fase di conversione in legge (qui testo e sintesi).

Dopo l’avvio della procedura arbitrale prevista dal Trattato sulla Carta Europea dell’Energia da parte di un centinaio di investitori internazionali, ora oltre 50 operatori del settore hanno deciso di ricorrere alla Commissione Europea.

La norma retroattiva che impone l’allungamento degli incentivi da 20 a a 24 anni o in alternativa il taglio dell’8% ai contributi – secondo lo studio legale Watson Farley & Williams che li assiste – violerebbe la direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, oltre essere in contrasto con altre norme e principi di diritto dell’Unione Europea.

Come sappiamo, la misura in questione, che è nell’articolo 26 del deceto 91/2014, ha ricevuto critiche quasi a 360 gradi ed è da molti ritenuta anche in contrasto con la Costituzione italiana e con il Trattato sulla Carta Europea dell’Energia. La stessa Commissione Bilancio del Senato di recente ha lanciato l’allarme per i contenziosi che la misura solleverebbe (e che come abbiamo visto si stanno presentando).

Al momento la norma è all’esame delle Commissioni Industria e Senato che domani dovrebbero entrare nel merito della discussione. La volontà di modificare l’articolo in questione, come pure quello che penalizza l’autoproduzione di energia, sembra essere trasversale, ma non è dato sapere se e come si faranno i correttivi: abbiamo riportato nei giorni scorsi le ipotesi sul tavolo.

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