Taglia-bollette: verso la modifica dello spalma-incentivi e della norma sull’autoconsumo?

Sembrano sempre più concrete le possibilità che lo spalma-incentivi venga eliminato durante la conversione in legge del decreto: emendamenti da tutti i partiti di maggioranza chiedono di sostituirlo con l'ipotesi 'bond'. Richieste di stralcio da tutti gli schieramenti anche per la controversa norma che impone di pagare gli oneri sull'energia autoconsumata.

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Non bisognerebbe parlare troppo presto, ma sembrano sempre più concrete le possibilità di una modifica del controverso decreto spalma-incentivi, il taglio retroattivo alle tariffe incentivanti per gli impianti fotovoltaici sopra ai 200 kW di potenza contenuto nel pacchetto taglia-bollette del decreto competitività, attualmente in fase di conversione in legge.

Dopo che la misura ha subito critiche da tutti i fronti, sembra infatti che anche i partiti della maggioranza vogliano sostituire la spalmatura obbligatoria degli incentivi da 20 a 24 anni con una soluzione alternativa. Soluzione che sembra essere quella proposta da Confindustria: usare dei bond emessi dal GSE per alleggerire la componente A3 della bolletta sulla quale, come sappiamo, pesano gli incentivi al FV.

Scorrendo gli emendamenti al provvedimento depositati presso le Commissioni riunite Industria e Ambiente del Senato si trovano tre richieste di modifica identiche (26.12, 26.13, 26.15), a firma rispettivamente Merloni (PI-Gruppo per l’Italia), Mancuso (Ncd) e Puppato (PD) che chiedono appunto che per lo spalma-incentivi si ricorra a un bond con benefici per tutti i consumatori, così come sostenuto da Confindustria. Altri emendamenti chiedono direttamente la soppressione della norma, l’articolo 26 del decreto; tra questi anche emendamenti a firma degli stessi Mancuso e Puppato, De Petris (Sel), Fravezzi (Aut), Di Maggio (PI), Maran (Scelta Civica), Consiglio (Lega Nord), Perrone (FI) e i senatori M5S.

Raramente si era vista un’opposizione così trasversale a una misura che colpisce le energie rinnovabili, con la proposta di modifica di Confindustria appoggiata anche dalle associazioni delle rinnovabili, che avevano anche’esse suggerito una soluzione analoga. Gli effetti dello spalma-incentivi, come abbiamo più volte spiegato, sarebbero devastanti oltre che per il settore FV anche per il sistema bancario e per la credibilità del paese.

L’ultimo intervento che lo denuncia arriva addirittura dall’Ambasciata britannica, che nei giorni scorsi ha scritto al Senato per chiedere di modificare la norma: “Qualora le misure proposte venissero ratificate nella loro forma attuale, ritengo che diventerebbe più difficile assolvere ad uno dei nostri obiettivi principali: convincere investitori esteri ad investire in progetti infrastrutturali e di sviluppo in Italia”, scrive l’ambasciatore. A questa perdita di credibilità del paese, si aggiunge l’eventualità, piuttosto probabile, che, qualora la norma resti com’è, lo Stato debba pagare risarcimenti miliardari agli investitori, che hanno già iniziato le procedure per fare ricorso all’arbitrariato internazionale, dato che lo spalma-incentivi sembrerebbe violare diversi articoli del Trattato sulla Carta europea per l’energia.

La proposta di Confindustria che potrebbe diventare legge rivolge i benefici della misura a tutti consumtaori e non alle sole Pmi, questo – ha spiegato ieri Massimo Beccarello in un incontro organizzato  dai parlamentari dell’M5S – per evitare il rischio che l’operazione infranga la disciplina Ue sugli aiuti di Stato qualora indirizzata al supporto delle sole imprese.  Peraltro la modifica voluta dagli industriali (e come detto condivisa dalle associazioni delle rinnovabili) porterebbe risparmi ben più sostanziosi dello spalma-incentivi: circa 1,4-1,5 miliardi di euro contro i 300-700milioni della misura come da versione attuale.

La grande incognita da cui dipende la percorribilità dell’alternativa indicata dall’associazione è come il Tesoro considererà rispetto al debito pubblico la spesa del Gse per emettere i bond. La tesi di Confindustria è che essendo il Gse un soggetto privato, in quanto società per azioni, le sue spese non vadano contabilizzate ai fini del debito pubblico. L’associazione prima di stendere la proposta si sarebbe consultata con personale del ministero dell’Economia, ha sottolineato ieri Beccarello. Sappiamo che invece Bankitalia e Istat sembrano essere di opinione diversa e ritengono che l’emissione di bond da parte del GSE peserebbe sul debito. La questione proprio in queste ore è sul tavolo del MEF.

Altro punto controverso e tempestato di emendamenti è quell’articolo 24 del decreto che introduce il pagamento di parte degli oneri di sistema anche sull’energia autoconsumata, scaricando possibili aumenti futuri della quota da pagare sugli impianti che si realizzeranno dal 2015. Come abbiamo denunciato una norma che sembra scritta appositamente per impedire la diffusione dell’autoproduzione di energia e, dunque, del fotovoltaico non incentivato. Emendamenti provenienti da senatori di tutti gli schieramenti chiedono direttamente di stralciare l’articolo in questione. Altre proposte di modifica chiedono di intervenire sulla questione più critica, cioè gli aumenti non prevedibili e scaricati sul nuovo. Non mancano nemmeno emendamenti che vorrebbero tutelare le aziende energivore e le loro reti private.

Nella riunione di questa mattina delle commissioni riunite Industria e Ambiente del Senato, il presidente della commissione Industria Massimo Mucchetti ha dichiarato inammissibili per estraneità di materia un centinaio di proposte (allegato in basso), tra questi solo uno (il 26.21) riguarda gli articoli che ci interessano, anche se Mucchetti ha precisato tuttavia che la presidenza si riserva di segnalare ulteriori inammissibilità. I gruppi procederanno alla trasmissione, entro le 18 di oggi, di un elenco di proposte di modifica considerate prioritarie sulle quali si concentrerà l’attenzione dei lavori delle commissioni. I relatori si riservano comunque di segnalare alcuni emendamenti a prescindere da quelli scelti dai gruppi parlamentari.

Le commissioni Industria e Ambiente torneranno a riunirsi alle 14,30 per l’illustrazione delle proposte di modifica e del parere sul DL reso dalla commissione Agricoltura. Le votazioni dovrebbero cominciare domani in vista dell’arrivo in aula. Questo è atteso a partire dal 21 luglio, anche se il calendario definitivo potrebbe cambiare visto che l’assemblea sarà impegnata con il Ddl di riforma costituzionale. I tempi sono abbastanza stretti: il decreto scade il 23 agosto e quindi deve essere convertito prima della pausa estiva, deve infatti passare poi all’esame della Camera che comunque difficilmente potrà modificarlo.

 

Gli emendamenti agli articoli del pacchetto taglia-bollette (artt. dal 23 al 34, pdf)

Tutti gli emendamenti al decreto

I documenti acquisiti durante le audizioni

Emendamenti giudicati inamissibili (pdf)

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