Taglia-bollette, le modifiche proposte al Senato dalle associazioni delle rinnovabili

Abolire o modificare la norma che penalizza l'autoconsumo, stralciare lo spalma-incentivi e, per recuperare i soldi, trovare altre soluzioni, come aste volontarie ed emissioni di bond. Ecco cosa hanno proposto AssoRinnovabili e FREE alle Commissioni Senato di Ambiente e Industria.

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Abolire o modificare la norma che penalizza l’autoconsumo, stralciare il taglio retroattivo sul fotovoltaico e, per recuperare i soldi, trovare altre soluzioni, come aste volontarie ed emissioni di bond. Sono queste alcune delle richieste delle associazioni delle rinnovabili alle Commissioni riunite Industria e Ambiente del Senato in vista della conversione il legge del DL competitività n. 91/2014, quello che contiene il pacchetto cosiddetto “taglia-bollette”, conversione che, ricordiamo, deve avvenire entro il 23 agosto.

Le due commissioni hanno ascoltato assoRinnovabili e Coordinamento FREE che hanno ribadito la loro contrarietà all’intervento retroattivo contro il fotovoltaico e alla norma che introduce il pagamento di parte degli oneri di sistema sull’energia autoconsumata. Le critiche avanzate dalle due associazioni sono molto simili e su queste pagine vi abbiamo dato ampio spazio. Le ricordiamo in estrema sintesi rimandando ai documenti delle audizioni (allegato in basso).

Dopo avere già subito negli ultimi anni penalizzazioni per un miliardo di euro (tra modifica degli ammortamenti, Imu, Robin Tax, soppressione prezzi minimi, ecc.), si spiega, il fotovoltaico si trova ora di fronte una norma, quella dello spalma-incentivi (art. 26), retroattiva e discriminatoria, che potrebbe portare da una parte a numerosi ricorsi per incostituzionalità, dall’altra a diversi fallimenti delle aziende interessate. Vi sarebbe poi un conseguente impatto sulle entrate dello Stato, per il venir meno del gettito Ires, Irap e Irpef, legato appunto alla scomparsa delle imprese. A ciò si aggiunge il danno di immagine dell’Italia di fronte agli investitori internazionali.

Il Coordinamento FREE rilancia una proposta alternativa (della quale avevamo già parlato): aste volontarie nelle quali gli operatori potranno risolvere anticipatamente gli incentivi offrendo uno sconto. Il GSE dovrebbe reperire le risorse tramite l’emissione di un bond. Ma la proposta non affronta il tema del rischio di appesantire il debito pubblico, così come afferma la Corte dei Conti.

“Ipotizzando uno sconto medio del 9% nell’asta per le risoluzioni e un plafond di risorse disponibili pari a 10 miliardi di euro, mediante le risoluzioni anticipate si ottiene una riduzione del costo di incentivazione FV di circa 1,2 miliardi di euro. Sottraendo il costo connesso agli interessi che il GSE pagherà ai sottoscrittori dei bond (circa 450 milioni anno, nell’ipotesi di tasso di interesse del 4,5%), rimane un saldo netto sulla bolletta pari a circa 750 milioni di euro”, si legge nel documento.

Secondo FREE i produttori “saranno propensi ad accettare una proposta di risoluzione anticipata, perché in tal modo il rischio di futuri interventi regolatori viene completamente eliminato. Poiché la partecipazione alle aste è volontaria e non c’è lesione del legittimo affidamento e dei diritti acquisiti, non si avranno contenziosi (…). Il rischio che l’asta vada deserta e che pertanto il risparmio resti ipotetico, per i motivi già esposti, non appare consistente. Può comunque essere ridotto prevedendo penalità per chi non partecipa (es. spalma-incentivi obbligatorio).” Ma perché pensare a questa ‘penalità’?

Dure critiche da entrambe le associazioni anche sul provvedimento che impone di pagare parte degli oneri di sistema anche sull’energia autoconsumata (art.24). La norma scrive, ad esempio, AssoRinnovabili è: “retroattiva e incostituzionale; contraria alla Direttiva Comunitaria 2012/27 (…); introduce incertezza normativa ed economica; allontana gli investitori e blocca il mercato futuro della generazione distribuita; colpisce proprio le PMI e cittadini.”

Osservazioni condivise anche da FREE che propone: l’articolo 24 va abrogato. In via subordinata: vanno esentati dall’obbligo gli impianti di piccole dimensioni (fino a 100 kW), (perché non 200 kWp?, ndr) il mancato introito per questa esenzione va compensato aumentando il corrispettivo per gli impianti che utilizzano combustibili fossili e non rientrano fra quelli classificati ad alta efficienza e, infine, va eliminato il comma che dispone che futuri aumenti della quota da pagare (scaricati sui soli SEU realizzati dal 2015, ndr), che “non solo crea incertezza per gli investimenti futuri, compromettendo lo sviluppo del settore delle rinnovabili, ma paradossalmente può penalizzare le rinnovabili qualora gli interventi di efficientamento energetico (previsti dalla Direttiva 27/2012) riducessero la domanda di energia elettrica”.

La proposta di FREE alternativa allo spalma-incentivi (pdf)

Le osservazioni di FREE (pdf)

Le osservazioni di AssoRinnovabili (pdf)

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