Per Anest con lo spalma-incentivi a rischio gli investimenti stranieri in tutte le rinnovabili

  • 30 Giugno 2014

"Non sarebbe la prima volta che un cambiamento in corsa delle regole del gioco fa fuggire realtà straniere intenzionate a investire nel nostro Paese". Così ANEST manifesta il suo disappunto verso lo spalma-incentivi, i cui effetti negativi potrebbero danneggiare anche il restante comparto delle rinnovabili in Italia.

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Nonostante le sue misure interessino direttamente solamente il comparto fotovoltaico, il Decreto Legge 24 giugno 2014 numero 91, che contiene la norma spalma-incentivi, sta animando la discussione anche tra gli associati ANEST, l’Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica.

A preoccupare l’associazione sono le ricadute della norma retroattiva sull’immagine del nostro Paese, che si presenta agli investitori esteri come una realtà troppo mutevole e incerta per attrarre investimenti. Gli effetti negativi non andrebbero a colpire quindi solo il fotovoltaico italiano ma contagerebbero tutti i settori di possibile interesse per gli investimenti stranieri, ovviamente come quello delle rinnovabili.

“Il mercato del solare termodinamico – afferma Gianluigi Angelantoni, Presidente di ANEST – è ai nastri di partenza. Siamo convinti che entro fine anno si avvieranno i cantieri per i primi impianti di solare termodinamico in Italia. Il Decreto spalma-incentivi sta però mettendo in allarme i nostri partner esteri che ritengono pericoloso un intervento che cambia le regole del gioco a gioco iniziato”.

Nei prossimi anni sono previsti in Italia investimenti in impianti solari termodinamici per un valore di almeno 1,5 miliardi di euro, che in buona parte vedono la presenza di investitori esteri in affiancamento alle aziende italiane, detentrici della tecnologia. Per Anest non sarebbe la prima volta che un cambiamento in corsa delle normative fa fuggire realtà straniere intenzionate a investire nel nostro Paese. Proprio nel comparto delle rinnovabili basti pensare all’introduzione del III, IV e V Conto energia a distanza anche inferiore all’anno tra uno e l’altro, con tempi strettissimi per poter aderire, e in cui molti players si sono trovati a dover rivedere interamente i loro piani di investimento, a progetto iniziato.

Senza contare il rischio dei possibili mancati ritorni per il nostro Paese e per i territori che ospiteranno gli impianti in termini di fiscalità diretta e indiretta, oltre agli aspetti occupazionali. A titolo di esempio un impianto solare termodinamico da 50 MW porta un’occupazione per la fase costruttiva di 1.500 lavoratori e per la fase di gestione di 150 posti a tempo indeterminato. Senza contare che dei circa 250-300 milioni di euro di investimenti, oltre il 60% ricadrebbe in ambito locale. Infine, l’avvio dei progetti porterebbe a introiti in grado di far ripartire la ricerca applicata sulla tecnologia solare termodinamica da parte dell’ENEA.

“Riteniamo che il Governo, i Ministeri competenti e il Parlamento – prosegue Angelantoni – debbano fare chiarezza a riguardo, perché non è possibile parlare di ripresa, di far ripartire le nuove infrastrutture, di voler attrarre capitali esteri, e poi produrre un Decreto come lo spalma-incentivi che di fatto spaventa gli investitori e rischia di far scappare dall’Italia anche coloro che sono animati delle migliori intenzioni”.

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