Oneri di sbilanciamento: le nuove proposte dell’Autorità per l’Energia

Dopo la recente bocciatura del Consiglio di Stato, l'Autorità per l'Energia con un documento di consultazione mette in campo nuove proposte per fare in modo che anche le fonti rinnovabili non programmabili partecipino a questi costi dello sbilanciamento. Il documento e la sintesi delle proposte. Si possono far pervenire osservazioni entro il 21 luglio.

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Dopo la recente bocciatura del Consiglio di Stato, l’Autorità per l’Energia mette in campo altre proposte per risolvere la questione degli oneri di sbilanciamento, e in particolare di come fare in modo che anche le fonti rinnovabili non programmabili partecipino a questi costi. Il regolatore ha pubblicato un documento di consultazione (allegato in basso) in cui propone tre soluzioni diverse. Si possono far pervenire osservazioni entro il 21 luglio.

La prima opzione proposta è quella che le diverse fonti godano di franchigie differenziate a seconda della diversa prevedibilità della loro produzione: 42% per l’eolico, 25% per il fotovoltaico, 1% per idroelettrico ad acqua fluente e altre fonti non programmabili. La valorizzazione dell’energia dell’energia elettrica oggetto di sbilanciamento all’interno della franchigia dovrebbe essere valorizzata sulla base del prezzo nel mercato del giorno prima. Quella al di fuori della franchigia sarebbe uguale per tutte le fonti e determinata con le medesime modalità con cui vengono valorizzati gli sbilanciamenti delle unità di produzione abilitate. Questa soluzione,  fa notare l’Autorità, rischia però di non essere del tutto aderente alla sentenza del Consiglio di Stato, in quanto la presenza stessa delle franchigie “potrebbe comunque lasciare parte degli effetti degli sbilanciamenti in capo alla collettività“.

La seconda opzione è sempre basata sulle medesime franchigie ma prevede una valorizzazione dell’energia elettrica oggetto di sbilanciamento al di fuori della franchigia con le medesime modalità con cui attualmente vengono valorizzati gli sbilanciamenti delle unità di produzione non abilitate. Mentre per l’energia all’interno delle franchigia verrebbe applicato un corrispettivo unitario, al fine di allocare ai rispettivi utenti del dispacciamento la parte degli effetti degli sbilanciamenti all’interno della franchigia. Questo – si fa notare – evita di allocare gli oneri ai clienti finali, rispondendo così alle indicazioni del CdS.

La terza opzione prevede invece che sia direttamente Terna a definire un corrispettivo unitario differenziato per fonte, non più sulla base della quantità effettiva di energia elettrica oraria sbilanciata ma su una stima del relativo costo in capo al gestore di rete. Ciò perché tale costo , si spiega deriva dall’aumento dei margini di riserva di cui Terna deve approvvigionarsi per tener conto dell’aleatorietà delle fonti rinnovabili non programmabili e degli errori di programmazione ad essa associati. Quindi i costi “sono per lo più correlati alla percezione del rischio sbilanciamento che Terna associa a tali unità di produzione anziché allo sbilanciamento effettivo della singola unità”. Un meccanismo simile richiede però uno studio approfondito da parte del gestore e non potrebbe essere applicato prima del 1° gennaio 2015. In tal caso l’Autorità propone di partire dal 1° settembre 2014 con la prima opzione delle franchigie.

Il documento di consultazione (pdf)

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