Spalma-incentivi fotovoltaico, spunta nuova bozza: sarà così?

Spunta una nuova bozza della misura su cui starebbe lavorando il MiSE per ridurre il peso in bolletta della componente A3. Si parla di rimodulazione a 25 anni degli incentivi, senza interessi, per gli impianti fotovoltaici sopra i 200 kW e finanziamenti agevolati garantiti dalla Cdp per gli operatori colpiti.

ADV
image_pdfimage_print

Mentre continua la mobilitazione del mondo delle rinnovabili contro le ipotesi di tagli retroattivi agli incentivi al fotovoltaico, dal mistero che circonda la misura per ridurre il peso in bolletta della componente A3 (lasciata in bianco nel testo entrato in CdM venerdì) emerge un’altra bozza.  Vi si specifica come potrebbe essere il famigerato spalma-incentivi e si modificano – a svantaggio degli operatori – le modalità con cui il GSE eroga gli incentivi.

Il testo (allegato in basso) dispone una “spalmatura” da 20 a 25 anni dei sussidi per gli impianti fotovoltaici superiori a 200 kWp, a partire da gennaio 2015. La rimodulazione sarà stabilita in base al periodo residuo di incentivazione e senza il riconoscimento di interessi. Il beneficiario della tariffa, si legge ancora nella bozza, “potrà accedere a finanziamenti bancari per un importo massimo pari alla differenza tra l’incentivo spettante al 1° gennaio 2015 e l’incentivo rimodulato”. Tali finanziamenti, si aggiunge “possono beneficiare, sulla base di apposite convenzioni con il sistema bancario, di provvista dedicata o garanzia concessa dalla Cassa depositi e prestiti“. Le Regioni e gli enti locali, dispone l’ultimo comma del provvedimento, dovranno adeguare i permessi rilasciati alla nuova durata degli incentivi. Un atto d’imperio che, secondo molti osservatori, non sembra realizzabile.

Se lo spalma-incentivi si concretizzasse come disegnato in questa bozza resterebbero aperte tutte le criticità denunciate dagli operatori. L’ammortizzatore introdotto con la possibilità di accedere a finanziamenti garantiti dalla Cdp, infatti, sembrerebbe destinato a rimanere lettera morta, visto che non se ne dettagliano le modalità di attuazione; attuazione che, ci dicono alcuni esperti sentiti, “sarebbe impossibile”. Una misura del genere peraltro sembra mantenere tutti i profili di incostituzionalità rilevati dal Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida. Violerebbe sia le norme costituzionali in materia di retroattività e di tutela dell’affidamento, sia gli obblighi internazionali, attirando una valanga di ricorsi. Dunque qualche margine per sperare che il Governo ci ripensi e trovi un’altra soluzione c’è.

Che questa rimanga la versione finale della misura, d’altra parte, è molto dubbio, per non dire improbabile. Il documento, girato a QualEnergia.it e diffuso da altre testate solo oggi, risulta creato l’11 giugno e  secondo alcune voci di corridoio sarebbe stato portato in CdM venerdì ma “non si sa da chi” visto che avrebbe incontrato il “parere contrario di tutti ministri competenti, Guidi, Galletti e Orlando”, cioè Sviluppo Economico, Ambiente e Giustizia. Tra le possibili evoluzioni della misura di cui si parla c’è quella di dare la possibilità agli operatori che non vogliono aderire allo spalma-incentivi di optare per una tassa di scopo sui ricavi.

Qualche possibilità in più di essere conservato ha probabilmente l’articolo di questa stessa bozza marcato ** “Misure per il miglioramento dei flussi economico-finanziari a copertura degli incentivi per la produzione di energia elettrica”. Vi si  dispone che dal 2015 il GSE eroghi le tariffe incentivanti comprensive di premi dei vari Conto Energia “con rate mensili costanti, nella misura non inferiore all’85% su base annua del valore teorico calcolato sulla producibilità media annua di ciascun impianto, e di conguaglio entro il 30 giugno dell’anno successivo all’anno solare di produzione”. In pratica, cioè, si erogheranno degli acconti anche solo dell’85% di quanto previsto in base alla produzione stimata, anziché del 100%. Un modo per fare avere più liquidità al GSE che però potrebbe tradursi in una ulteriore penalizzazione per chi ha un impianto fotovoltaico, che, fino al conguaglio, vedrebbe ridursi anche del 15% i suoi ricavi.

La misura, ci spiega Tomaso Barbetti di eLeMeNS “serve probabilmente a smussare il costo incentivi nel 2015 – che sarebbe peraltro più alto per via dell’accavallarsi di una serie di sessioni di ritiro dei Certificati Verdi. In pratica il 15% di quanto dovuto nel 2015 viene pagato nel 2016 – e così via. Una sorta di anticipo di cassa al GSE“.

La bozza (pdf)

ADV
×