99,8658%. Il clima sulla stampa italiana

Il clima sulla stampa italiana è sempre un inquilino scomodo. Regolarmente, sotto traccia, se va bene e se va male si prova non più a negarlo come gli anni passati, ma a smussarlo per depotenziarne gli effetti mediatici. Un articolo di Sergio Ferraris pubblicato nella rubrica "Comunicare l'energia" della n.2/2014 della rivista bimestrale Qualenergia.

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Il clima in Italia è, regolarmente, sotto traccia. Se va bene. E se va male si prova non più a negarlo come gli anni passati, ma a smussarlo per depotenziarne gli effetti mediatici. E a forza di voler strafare ecco che si arriva al paradosso. È successo al Corriere della Sera il 1° aprile 2014 dove, a pagina 23, si dava notizia della pubblicazione del V Rapporto sul cambiamento climatico dell’Intergovernative Panel on Climate Change (Ipcc) delle Nazioni Unite.

L’articolo di spalla lanciato dalla prima pagina, a firma di Danilo Taino, dava notizia di una “polemica” interna agli estensori del rapporto. Richard Tol dell’università del Sussex, infatti, ha dato un parere negativo circa il sommario dello studio che sarebbe troppo allarmista.

E questo è stato il “gancio” per Taino per supportare le proprie personali opinioni sulla mitigazione dei cambiamenti climatici, ovviamente negative, dopo aver citato uno strascico di polemica tra Tol e Chris Field di Stanford, dove quest’ultimo dichiara che le affermazioni del primo sarebbero frutto della “poca considerazione” delle sue posizioni nella stesura del rapporto dell’Ipcc.

Il taglio delle emissioni, infatti, sarebbe «costoso e poco utile», mentre la parte “buona” del rapporto sarebbe quella dell’adattamento. La vera notizia però sfugge al giornalista. Tol, infatti, è stato l’unico ricercatore a dare – oltretutto a titolo personale e non troppo polemico visto che ha partecipato alla sessione Plenaria dell’Ipcc a Yokohama – un giudizio negativo sul sommario, e non sull’intero studio, su 745 tra autori e revisori. Ora, anche se è vero che la scienza ci ha abituati a singoli scienziati controcorrente che ribaltano paradigmi consolidati, come Galileo, è anche vero che QualEnergia, di fronte a questi numeri, avrebbe potuto titolare: «Il 99,8658% degli scienziati ritiene che il cambiamento climatico sia l’emergenza prioritaria».

Ma ai lettori del Corriere della Sera del 1° aprile non sarebbe stato necessario leggere la nostra rivista per cambiare punto di vista, ma semplicemente guardare all’articolo affianco a firma di Giovanni Caprara che titolava «Ghiacciai al collasso e piogge violente “bisogna agire subito”». Nell’articolo, oltre al numero degli autori, sono citati sia i modelli ambientali utilizzati, quaranta, sia quelli economici, sei, ma soprattutto nella parte finale viene citata, senza aggettivi e avverbi, la necessità di contenere la concentrazione di CO2 in atmosfera al di sotto delle 450 ppm.

L’interrogativo vero è: cosa provoca nel lettore un’informazione di questo tipo? La prima risposta sarebbe quella di un disorientamento, ma in realtà la questione è più complessa. Di fronte a due messaggi contrapposti, infatti, scegliamo quello che si avvicina di più al nostro “scenario mentale di riferimento” che ci consente di avere più certezze e sicurezze. La prova di ciò l’ho avuta durante un recente intervento di fronte a una platea di industriali, quando sono stato contestato da un imprenditore che ha attaccato il mio discorso proprio sul clima e con gli stessi argomenti di Taino. E la sorpresa è arrivata alla fine quando la persona in questione si è avvicinata e con fare gentile mi ha consigliato la lettura del libro “Le bugie degli ambientalisti. I falsi allarmismi dei movimenti ecologisti” di Cascioli e Gaspari, precisando che però lui non era contro l’ecologia, visto che aveva il fotovoltaico sul tetto dell’azienda e la stava efficientando, ma che la verità sul clima era in questo volume.

Esattamente questo è il punto sul quale gli operatori fossili vogliono puntare, per battere sia le rinnovabili, sia il clima, offrendo un quadro “rassicurante” su quest’ultimo e tacciando come bugiardi il 99,8658%.

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