Tasse su rinnovabili agricole, deludono le modifiche approvate

Piccoli impianti a rinnovabili nelle aziende agricole 'salvati' dalle novità del cosiddetto DL Irpef, ma solo per il periodo d'imposta 2014. Le correzioni annunciate dal Mipaaf sono state approvate oggi nel maxiemendamento. Ma deludono le aspettative perché si limitano a far slittare di un anno i cambiamenti introdotti dal decreto.

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Piccoli impianti a rinnovabili nelle aziende agricole ‘salvati’ dalle novità del cosiddetto DL Irpef, ma solo per il periodo d’imposta 2014. Le correzioni al decreto annunciate nei giorni scorsi dal Ministero per le politiche agricole si sono concretizzate oggi nel maxiemendamento su cui è stata posta e votata la fiducia, ma deludono le aspettative.

L’emendamento 22.1000 dei relatori Guerra-D’Alì (allegato in basso), poi confluito nel maximemendamento approvato, stabilisce che per tutti gli impianti le modifiche, previste nella versione iniziale del testo, slittino di un anno: non si applicheranno cioè “dal periodo di imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2013” ma “dal periodo di imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2014”.

Per gli impianti di taglia minore, invece, le modifiche non valgono anche per tutto il 2014. La produzione di energia elettrica e termica da biogas e biomasse sino a 2.400.000 kWh/anno (corrispondente a una potenza di circa 300 kW), e da fotovoltaico fino a 260.000 kWh/anno (per una potenza di 200 kW) effettuate dagli imprenditori agricoli continueranno ad essere considerate, per il 2014, reddito agrario.

La norma introdotta dal decreto per trovare le risorse per il bonus Irpef, il DL 66/14, al comma 1 dell’articolo 22, ricordiamo, fa sì che il reddito da agroenergie sia determinato apportando ai corrispettivi delle operazioni (cessioni), effettuate ai fini IVA, il coefficiente di redditività del 25%, laddove a legislazione vigente tale operazioni (produzione e cessione) si considerano attività connesse e produttive di reddito agrario (quindi determinato in via catastale). Ciò significa che tutte le entrate che derivano dalla produzione di energia pulita saranno tassate al 25%, mentre finora quelle entrate, costituendo ‘reddito agricolo’, e potevano essere tassate tramite rivalutazione delle rendite catastali, dunque molto meno.

Il posticipo introdotto con l’emendamento soddisfa solo in parte Confagricoltura: “Con la nuova formulazione del comma 1 dell’art. 22 del provvedimento di conversione in legge del DL 66/14 la tassazione viene limitata ai corrispettivi relativi alla valorizzazione dell’energia ceduta; ed è confermato il reddito agrario per la produzione di energia corrispondente ad una potenza di 200 kW per il fotovoltaico e di 300 kW per il biogas e le biomasse. Si è evitato di compromettere definitivamente l’equilibrio economico-finanziario delle imprese agricole che hanno investito nel settore delle rinnovabili. Resta il problema che l’emendamento produce effetti solo per l’anno in corso, da ciò la nostra richiesta di stabilizzare la norma anche per gli anni futuri”.

Confagricoltura chiede un profondo ripensamento della misura “che penalizza irrimediabilmente gran parte della green economy agricola, pregiudicando la sopravvivenza delle iniziative in essere su fotovoltaico, biomasse e biogas. A fronte dell’obiettivo prioritario di evitare l’introduzione dell’ennesima norma con effetti retroattivi si è riusciti, per ora, a limitare l’impatto della norma sul settore. La modifica introdotta va prevista anche per gli anni successivi. Le imprese agroenergetiche – osserva l’associazione – hanno necessità di stabilità e di certezze, al fine di assicurare un futuro alle rinnovabili agricole che stanno dando un grande contributo alla diminuzione delle emissioni e, più in generale, alla tutela dell’ambiente”.

L’emendamento (pdf)

 

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