IEA: gli investimenti in energia pulita crescono ma non a sufficienza

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Nuovo report dell'Agenzia Internazionale per l'Energia: gli investimenti in rinnovabili ed efficienza energetica sono cresciuti e continueranno a crescere, ma non abbastanza per evitare il disastro climatico. Nel settore elettrico in ogni caso le rinnovabili faranno la parte del leone con 7.000 miliardi di investimenti su 10.000 previsti nel periodo 2014-2035.

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Senza politiche credibili l’affidabilità e la sostenibilità del nostro sistema energetico nel futuro è a rischio. “Il pericolo non è solo che non si investa abbastanza, ma anche che gli investimenti vadano nella direzione sbagliata perché le esternalità negative non sono riflesse nei prezzi”. L’avvertimento arriva dall’ultimo report della International Energy Agency (IEA) sugli investimenti in energia appena pubblicato, e precisamente si tratta delle dichiarazioni rilasciatedalla direttrice Maria van der Hoeven.

Dal 2000, ad oggi, emerge dai dati IEA, gli investimenti in energia sono raddoppiati in termini i reali e quelli in rinnovabili quadruplicati. Da notare che il boom delle energie pulite nell’Unione Europea ha attratto più investimenti di quello del gas negli Usa. Le energie low-carbon (cioè rinnovabili, nucleare e biocarburanti) al momento pesano per il 15% del totale annuale degli investimenti in energia, mentre un altro 15% va alle reti (lascia comunque perplessi  inserire il nucleare nel novero delle fonti pulite). Si punta però ancora troppo sulle energie fossili: 1000 miliardi di dollari su un totale di 1600 investiti nel 2013 (vedi grafico sotto), mentre la spesa in fonti rinnovabile, passata dai 60 miliardi l’anno del 2000 ai 300 del 2011, è diminuita a 250 miliardi.

Per il futuro la previsione della IEA è che gli investimenti in efficienza energetica e rinnovabili continuino a cresceresempre più velocemente, ma non abbastanza da modificare la struttura energetica mondiale e mantenere così il riscaldamento globale entro la soglia critica del 2°C.

Lo ‘scenario 450’, ossia quello in cui si riesce a mantenere la concentrazione di CO2 sotto alle 450 ppm fermando così entro i °2C il riscaldamento,  prevede che da qui al 2035 si investano 53.000 miliardi di dollari in energia, di cui 14.000 miliardi in efficienza energetica, per far scendere del 15% la domanda energetica prevista. Gli investimenti annuali in fonti low-carbon dovrebbero salire a 900 miliardi l’anno e quelli in efficienza ad oltre 1000 miliardi l’anno. Da notare che in questo scenario circa 3000 miliardi di asset fossili rimangono “stranded, cioè “incagliatati”: sono le famigerate riserve di carbone, petrolio e gas su cui si sta investendo e che in caso di serie politiche sul clima dovrebbero essere lasciate sotto terra.

L’Agenzia però non crede che ce la faremo ad evitare gli effetti peggiori del global warming: lo scenario ritenuto più probabile tra quelli delineati nell’annuale World Energy Outlook è il “New Policies” che ci condurrebbe verso un aumento di temperatura di 3,6 °C rispetto ai livelli preindustriali. Secondo quello scenario da qui al 2035 serviranno 48.000 miliardi di dollari di investimenti in energia, ma gli investimenti in efficienza energetica saranno la metà di quelli prevsiti nello ‘scenario 450’, come pure dimezzati saranno quelli in rinnovabili, pur facendo la parte del leone nel settore della generazione elettrica con 7.000 miliardi sui 10.000 previsti da qui al 2035.

“Gli obiettivi sul clima non si raggiungeranno se non si mobilitano investimenti privati, ma se i governi cambiano le regole del gioco in maniera imprevedibile per gli investitori diventerà molto difficile giocare”, avverte il capo economista dell’agenzia, Fatih Birol.

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