Clima, forti segnali di cambiamento da Usa e Cina

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Obama presenta la più drastica proposta sulla riduzione delle emissioni mai avanzata negli Stati Uniti, nonostante gli attuali rapporti di forza e la forte lobby del carbone. La Cina annuncia che introdurrà un obiettivo di riduzione dell'intensità di carbonio e un tetto assoluto alle emissioni. Una spinta decisiva per un accordo sul clima a Parigi 2015?

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Il muro del dominio fossile si sta sgretolando e il mondo delle rinnovabili si prepara ad avere un ruolo centrale nel ventunesimo secolo. I segnali che stanno arrivando da Europa, Usa e Cina fanno sperare in un successo nelle negoziazioni climatiche il prossimo anno a Parigi.

Aveva iniziato la Commissione Europea proponendo un taglio del 40% delle emissioni climalteranti al 2030 rispetto al 1990. Non senza forti resistenze, come quella della Confindustria europea. Ha risposto Obama con la più drastica proposta mai avanzata negli Stati Uniti, quella di ridurre del 30% le emissioni di anidride carbonica del settore elettrico entro il 2030 rispetto al 2005. Una mossa giocata d’astuzia, dribblando un Congresso ostile ed utilizzando i poteri dell’EPA, l’agenzia per la protezione dell’ambiente.

Queste due iniziative hanno un chiaro valore interno perché indicano un percorso di decarbonizzazione delle economie e invitano le industrie ad investire in efficienza e rinnovabili. Ma predispongono anche il terreno per facilitare il raggiungimento di un accordo mondiale sul clima nel dicembre del 2015. Un obiettivo, peraltro, non semplice da raggiungere. Le forze che si oppongono ad una limitazione delle emissioni sono gigantesche e attraversano paesi e continenti. Pensiamo all’industria dei combustibili fossili che rischia di vedere deprezzate gigantesche riserve che non potrà utilizzare. Ma anche al settore elettrico che dovrebbe dismettere impianti poco efficienti e lasciare spazio alle rinnovabili.

Un rapporto della IEA appena pubblicato chiarisce la portata dei cambiamenti legati al raggiungimento di un accordo per limitare a 2°C l’incremento delle temperature. Entro il 2035 gli investimenti annui in efficienza energetica, attualmente pari a 130 miliardi di dollari, dovrebbero incrementarsi di otto volte e quelli sulle rinnovabili elettriche dovrebbero raddoppiare.

In questo quadro in movimento, sul clima avevamo finora la posizione europea sui target 2030 e segnali negativi da Australia, Canada e Giappone. Diventava decisiva la posizione di Usa e, soprattutto, della Cina il paese centrale per ogni ipotesi di accordo, avendo raggiunto un livello di emissioni pari a quello di Europa, Stati Uniti e Giappone messi insieme.

Significativamente a febbraio gli Stati Uniti avevano rafforzato il rapporto di collaborazione sul clima con Pechino. E solo 24 ore dopo il discorso di Obama, il presidente del Comitato cinese sui cambiamenti climatici He Jiankun ha annunciato in una conferenza stampa che Pechino introdurrà, oltre ad un obiettivo di riduzione dell’intensità di carbonio, anche un tetto assoluto alle emissioni, una novità assoluta.  Jiankun si è affrettato a dire che quelle erano solo sue opinioni personali, ma la dichiarazione fa capire il travaglio di un paese che sta puntando con forza a ridurre la dipendenza dal carbone e a liberare le città soffocate da livelli di inquinamento che superano di 10-20 volte i livelli di guardia.

Lo scorso anno in Cina, del resto, si è registrato un fatto clamoroso. La nuova potenza elettrica installata da rinnovabili ha superato quella termoelettrica. Gli obiettivi da raggiungere con le rinnovabili, del resto, vengono costantemente innalzati. Nel 2007 queste rappresentavano il 21% della potenza elettrica cinese, ma lo scorso anno erano già passate al 30%. Alla fine del 2013 erano in funzione 89 GW eolici e 20 GW solari, valori che fanno della Cina il primo paese al mondo nel vento e il secondo nel fotovoltaico. La crescita del solare, in particolare, è stata decisamente impressionante. Nel 2013 la potenza installata (12,1 GW) è stata quattro volte quella dell’anno precedente. E quest’anno il target è di 14 GW, il doppio del totale realizzato in tutto il mondo nel 2009. 

Ma torniamo alla dichiarazione di Obama. Poteva essere più ambiziosa? Certo, ma questa era probabilmente la linea più avanzata con gli attuali rapporti di forza. E bisognerà vigilare nei prossimi quattro mesi di consultazioni per evitare gli attacchi della lobby del carbone.

L’importante è che non si ripeta lo stallo di Copenhagen, ma che a Parigi tutti i paesi vengano coinvolti in politiche di contenimento delle emissioni. Lo straordinario successo che stanno avendo le energie verdi, in particolare nei paesi del sud del mondo, fanno sperare in una poderosa spinta dal basso. Ogni giorno che passa le tecnologie delle rinnovabili e dell’efficienza risultano più competitive. Occorre con saggezza e determinazione alzare l’asticella delle ambizioni per evitare una catastrofe climatica. Il tempo gioca a nostro favore nell’evoluzione delle tecnologie, ma di tempo ne abbiamo poco. Le notizie di questa settimana aumentano però aspettative e speranze.

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