Il futuro delle utility? Sta nei dati più che nell’energia

Le utility elettriche stanno attraversando la più grande crisi strutturale di sempre e non possono sperare di uscirne con facilità. Secondo Martin Schoenberg, direttore di Climate Change Capital, il loro futuro, anziché quello di vendere energia, sarà sempre più erogare servizi e gestire dati e informazioni per coordinare domanda e offerta.

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Negli ultimi 6 anni il valore delle 20 maggiori utility europee è dimezzato e il loro merito creditizio è stato declassato. A colpirle, specie in mercati come l’Italia, una tempesta perfetta fatta di concorrenza da parte della generazione distribuita da rinnovabili, calo della domanda e overcapacity. Con la sempre maggiore competitività del fotovoltaico e la probabile imminente diffusione dei sistemi di accumulo, il modello basato sulla generazione centralizzata da fossili su cui si sono rette finora sembra destinato a soccombere.

Un allarme lanciato da diversi report pubblicati da think-tank delle compagnie elettriche, come l’Edison Institute o da gruppi bancari come Citigroup. Quale sarà la strategia che permetterà alle utility tradizionali di adattarsi e sopravvivere, se ne esiste una? Oggi sulle pagine del Guardian prova a rispondere a questa difficile domanda Martin Schoenberg direttore di Climate Change Capital, società di consulenza e di management di asset “sostenibili”.

Il futuro delle compagnie elettriche – scrive – passerà per un ripensamento profondo del loro business model: devono mettersi al centro di quella “quarta rivoluzione industriale” incarnata dal progetto Industrie 4.0 lanciato dal governo tedesco. Una rivoluzione basata sull’informatizzazione spinta, con software in grado di fare intelligent monitoring e autonomous decision-making, che porta incrementi di efficienza tramite una migliore gestione delle informazioni e della comunicazione tra uomo, macchine e risorse.

Tutto ciò dovrà essere applicato dalle utility per gestire flussi sempre maggiori di energia rinnovabile da generazione distribuita: la vera risorsa sui cui si baserà la loro forza saranno le informazioni e la capacità di gestirle, non tanto l’energia.

I distributori di elettricità, spiega l’analista, con le loro grandi capacità ingegneristiche, la specializzazione nei sistemi energetici e il loro legame con operatori di rete e consumatori, sono in un’ottima posizione per realizzare questo nuovo modello di business. Il terreno d’azione è dato dal fatto che la mancanza di incentivi in diversi paesi europei al momento scoraggia gli operatori di rete a fare investimenti per modernizzarsi. Incentivi in questo senso potrebbero venire dalla creazione di mercati delle flessibilità. Le tecnologie informatiche potrebbero essere usate per mantenere l’equilibrio tra domanda e offerta a livello di rete di distribuzione, cosa che – osserva Schoenberg- sarebbe molto più efficiente per il sistema rispetto all’agire a monte.

Le utility potrebbero creare una sorta di centrali elettriche virtuali, aggregando piccoli impianti a rinnovabili (si veda l’esperienza di Next Kraftwerke in Germania). Altra opportunità che hanno è poi quella della gestione della domanda: tramite gli smart meter e i sistemi di domotica le aziende potrebbero gestire i carichi spostandoli tra le fasce orarie.

Le compagnie elettriche, suggerisce Schoenberg, potrebbero diventare aggregatori di dati, sfidando le aziende dell’ICT (come NEST di Google che sta commercializzando anche in Europa il suo Learning Thermostat, il termostato che impara). Dati che potrebbero divenire feedback per riprogrammare la produzione elettrica, migliorare la stabilità della rete di distribuzione, oltre a poter essere usati per offrire servizi di efficienza energetica ai clienti finali.

Tre i driver di creazione di valore che l’ICT potrebbe portare nel mondo dell’energia: maggiore flessibilità e velocità nel rispondere a sviluppi non previsti, maggiore coordinazione tra i diversi attori del sistema energetico e aumento dell’efficienza dovuto al maggior flusso di informazioni.

“Le utility – conclude l’analista – non devono solamente trasformarsi in energy services company. Possono utilizzare la loro expertise nelle ICT per diventare fornitori di una modernizzazione delle infrastrutture in senso più ampio, utilizzando i loro stretti legami con utenti domestici, consumatori industriali e operatori di rete per creare un’infrastruttura, intelligente, resiliente ed efficiente a beneficio di tutti. Compreso l’ambiente, dato il considerevole risparmio in termini di emissioni di CO2”.

Dunque, una prospettiva molto interessante, ma è difficile prevedere se e quali aziende sapranno cogliere le opportunità dipinte da Schoenberg e se questo cambiamento di business model sarà sufficiente a garantirne la sopravvivenza. Di certo il cambiamento sarà più facile per le compagnie elettriche più piccole e meno legate alla produzione. Per quelle con un consistente parco di generazione da fonti fossili alle spalle riadattarsi sarà molto più complicato.

Questo forse spiega perché, in larga parte, più che attrezzarsi per il cambiamento stiano lottando per rallentarlo frenando rinnovabili, generazione distribuita e autoconsumo.

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