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Rinnovabili elettriche: “fine incentivi a inizio 2015”

La stima diffusa oggi e confermata dal direttore operativo del GSE è che le risorse per gli incentivi alle rinnovabili elettriche (non fotovoltaiche) si esauriscano già all'inizio del 2015, dunque molto prima di quanto si pensava. Se non si mettono in campo nuove forme di sostegno, il mercato di eolico e minieolico, biomasse e mini idroelettrico potrebbe crollare.

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Se la politica nel frattempo non interviene, dall’inizio del 2015 tutte le rinnovabili elettriche potrebbero trovarsi costrette a provare a sopravvivere senza incentivi, che siano pronte o no. E quasi la totalità delle fonti, e per diverse taglie di impianto, non lo sono ancora. La notizia, che ha messo in allarme la platea di operatori e investitori, è stata data questa mattina a Milano, alla presentazione dell’ultima edizione del report sulle rinnovabili elettriche diverse dal fotovoltaico dell’Energy & Strategy Group del Politecnico (i cui contenuti avevamo in parte anticipato qui e qui).

La previsione sull’esaurimento delle risorse messe a disposizione dal decreto 6 luglio 2012 fatta da Vittorio Chiesa, direttore dell’E&S Group e confermata da Francesco Sperandini, direttore operativo del GSE, è infatti che il tetto dei 5,8 miliardi venga raggiunto già nei primi mesi del 2015.

Attualmente, mostra il contatore GSE aggiornato al 28 febbraio, sono stati stanziati 5,037 miliardi di euro. I 5,8 miliardi, spiega Chiesa, saranno probabilmente raggiunti prima di quanto previsto in precedenza, oltre che per gli stanziamenti per registri e aste in corso, per la discesa del PUN, il prezzo dell’elettricità all’ingrosso, alla quale, ironia della sorte, proprio le rinnovabili hanno contribuito, con relativo effetto benefico sulle bollette che per il momento si è manifestato solo in minima parte (si veda questa analisi di Dario Di Santo). Essendo parte degli incentivi a tariffe fisse omnicomprensive, infatti, più il prezzo di vendita dell’elettricità cala, maggiore è la quota da integrare prendendola dal ‘monte incentivi’.

Il decreto non prevede altri stanziamenti una volta esauriti i 5,8 miliardi. Se la politica non introdurrà nuove forme di sostegno, dunque, da inizio 2015 le rinnovabili potrebbero affrontare un salto nel buio con probabile schianto. Nell’immediato saranno penalizzate soprattutto le taglie di impianti più piccole, che hanno accesso diretto agli incentivi, mentre il mercato delle taglie più grandi continuerà per un po’ per inerzia grazie agli incentivi “prenotati” con aste e registri.

Ma poi, senza incentivi quali tecnologie e tipologie di impianto ce la potrebbero fare? “Ci potrebbe essere qualche spazio per configurazioni di tipo SEU – spiega al telefono con QualEnergia.it il professor Chiesa – si potrà fare qualche impianto di mini-idro su condotte, qualche ripotenziamento o ottimizzazione di impianti esistenti. Per l’eolico per farcela con i costi attuali servirebbero ventosità che in Italia non sì trovano”.

Insomma una prospettiva decisamente fosca, che giustifica l’allarme delle associazioni: “Le dichiarazioni di Sperandini sull’esaurimento delle risorse sono estremamente preoccupanti”, è il commento che rilascia a QualEnergia.it GB Zorzoli, portavoce del Coordinamento FREE. “Ad essere colpita sarà soprattutto la piccolissima generazione da rinnovabili, che non solo non è responsabile della crescita della componente A3 della bolletta che si è avuta in questi anni, ma che è la via più genuina di utilizzo delle fonti pulite. Il Coordinamento FREE opererà con ogni mezzo presso gli organi governativi e parlamentari per evitare che si blocchi un settore che finora ha dimostrato di avere grandi opportunità di crescita anche occupazionale”

“Lo scenario che si prefigura – commenta Carlo Buonfrate, presidente del CPEM, organizzazione del minieolico – è gravissimo: il rischio di paralisi degli investimenti di tutte le energie di piccola taglia, ad accesso diretto, e il conseguente irrigidimento del sistema bancario anche per i progetti in corso. Ritengo più che mai importante mobilitarsi in tutte le forme possibili per poter dare continuità a un settore, quello della generazione distribuita di piccola taglia, che dovrebbe costituire uno dei pilastri del futuro modello energetico del nostro Paese.”

 

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