Edilizia efficiente con l’edificio “tutto elettrico”?

Come cambierà l'edilizia italiana con le direttive europee sull'efficienza? Quali opportunità possono dare le tecnologie che spostano i consumi sul vettore elettrico. Assieme alla domotica riusciranno a rendere l'edificio un'appendice della smart grid? A margine di un convegno di Solarexpo ne abbiamo parlato con Massimo Gallanti di RSE.

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“Le opportunità per migliorare l’efficienza degli edifici esistenti vanno colte tutte. Le nuove normative danno un grande stimolo e le tecnologie oggi offrono molte più possibilità rispetto al passato”, esordisce così Massimo Gallanti di RSE nell’intervista che gli abbiamo fatto sulle tematiche dell’efficienza energetica che a Solarexpo-The Innovation Cloud 2014 sono state al centro di due convegni, tenutisi ieri pomeriggio e questa mattina: “La riqualificazione del parco edilizio nazionale e il recepimento delle direttive europee sull’efficienza energetica” e “Smart Building 3.0: l’intelligenza e l’efficienza dell’edificio tutto elettrico”.

Ingegner Gallanti, le novità più recenti in materia di normativa sull’efficienza energetica sono quelle contenute nel decreto che recepisce la direttiva europea 27/2012. In particolare c’è il programma per riqualificare energeticamente ogni anno almeno il 3% del patrimonio edilizio della pubblica amministrazione centrale. Quanto potrà contribuire questo stimolo alla riduzione dei consumi del nostro pardo edilizio?

La direttiva 27/2012 punta la sua attenzione sugli edifici della pubblicazione amministrazione centrale per due motivi. Uno è che la P.A centrale è un consumatore molto importante e spesso ha edifici poco efficienti; dunque c’è molta strada da fare. Il secondo motivo è che si vuol fare della pubblicazione amministrazione un soggetto esemplare. Inoltre i soggetti pubblici danno la garanzia di durare nel tempo, rendendo più facile il finanziamento tramite soggetti terzi.

Altra direttiva europea importante per l’efficienza energetica in edilizia è la 31/2010 che prevede che tutti i nuovi edifici, dal 2020 e dal 2018 se di proprietà pubblica, siano “ad emissioni quasi zero” …

Gli edifici “a emissioni quasi zero” previsti dalla direttiva 31/2010 sono un obiettivo molto importante per le nuove costruzioni. Il grosso dei consumi però è negli edifici esistenti, quindi non è sufficiente guardare alle nuove costruzioni ma bisognerebbe adottare questo approccio anche per le riqualificazioni edilizie. Si devono trovare soluzioni che promuovano ristrutturazioni importanti che permettano di sfruttare le opportunità che le tecnologie attuali danno.

Gli incentivi attuali, dal Conto Termico alle detrazioni fiscali ai certificati bianchi, non sono sufficienti?

Oggi si è operato soprattutto su interventi parziali: ad esempio sui serramenti, sulle caldaie, ecc. Questo è un primo passo ma bisognerebbe promuovere di più interventi che interessino l’edificio nella sua globalità, ad esempio, agendo sull’involucro e sul sistema di distribuzione del calore. Andrebbero poi immaginate soluzioni che premino di più interventi complessivi sull’esistente anche in caso di edifici di proprietà non degli inquilini.

In una prospettiva di nuovi edifici ad emissioni quasi zero o di riqualificazioni importanti dell’esistente, che ruolo possono avere le nuove tecnologie dell’edificio cosiddetto “intelligente”?

La domotica, nata per soddisfare principalmente esigenze di comfort e sicurezza, offre grandi possibilità anche in termini di efficienza energetica. La gestione dei consumi resa possibile da sistemi automatizzati consente di ridurre di molto gli sprechi. Banalmente pensiamo alla luce che si spegne quando non c’è nessuno nella stanza, alla regolazione ottimale della climatizzazione, oppure alla gestione dei carichi elettrici in modo da spostarli nelle fasce in cui l’energia è meno cara o di evitare che la richiesta di energia istantanea superi la soglia della potenza installata. Molte opportunità di risparmio energetico vengono poi dallo spostamento dei consumi verso il vettore elettrico.

Spostare i consumi da altri vettori all’elettricità, se un edificio è dotato di un impianto fotovoltaico, consente anche di massimizzare l’autoconsumo, migliorando nettamente la convenienza economica. Quali sono le tecnologie più adatte da questo punto di vista?

Esistono tecnologie molto efficienti che si basano sul vettore elettrico, come le pompe di calore che soddisfano sia il bisogno invernale di calore che quello estivo di raffrescamento sfruttando la temperatura dell’aria esterna. Sono strumenti molto versatili e abbastanza economici, specie nei nostri climi, dove non è necessario predisporre campi termici per l’aria esterna. Per essere sfruttate al meglio le pompe di calore richiedono però un adeguato sistema di distribuzione del calore, non i normali caloriferi ma sistemi a bassa temperatura, ad esempio il riscaldamento a pavimento, cosa che rende più conveniente l’intervento in caso di nuove costruzioni o ristrutturazioni importanti. Altre opportunità per incrementare l’autoconsumo di energia sono i sistemi di ricarica per mezzi elettrici e i piani cottura ad induzione, che più che per l’efficienza e l’autoconsumo danno vantaggi di praticità e sicurezza: niente fiamma libera e regolazione precisa.

Gli usi elettrici dell’energia sono penalizzati dalla struttura tariffaria della nostra bolletta elettrica. È necessaria una riforma del sistema tariffario per promuoverli?

Il primo passo è quello di eliminare la progressività della tariffa elettrica, che è nata in un era in cui c’era l’esigenza di ridurre i consumi e che, ricordiamo, c’è solo in Italia. La progressività infatti, rendendo in proporzione più cara l’elettricità per chi ha consumi alti, ostacola tecnologie efficienti ma basate sul vettore elettrico come quelle di cui abbiamo parlato. L’Autorità ha già in cantiere una riforma in tal senso e anche l’art.15 della direttiva europea 27/2012 raccomanda tariffe elettriche che favoriscono l’efficienza energetica e, dunque, implicitamente chiede di superare la progressività.

A riguardo c’è chi obbietta: come può migliorare l’efficienza energetica senza eliminare un sistema tariffario nato proprio per premiare il risparmio energetico?

La progressività come detto penalizza alcuni usi efficienti dell’energia, ad esempio le pompe di calore. Poi va detto che la tariffa progressiva in Italia c’è solo per l’elettricità, mentre non c’è per il gas. Si determina così una stortura che porta a un uso inefficiente dell’energia.

Tornando all’edificio “elettrico ed intelligente”, lo si può immaginare come un’appendice della smart grid, la rete intelligente necessaria in un sistema dominato dalla produzione discontinua e distribuita delle rinnovabili? E’ cioè possibile che questi sistemi di domotica, attraverso un sistema di tariffe studiato ad hoc, interagiscano con il sistema elettrico per migliorarne l’efficienza, smussando gli eccessi di domanda o di offerta?

Ora la gestione della domanda non è la priorità per la smart grid, perché la domanda è fondamentalmente obbligata. Se però pensiamo a un futuro in cui un utente ha carichi flessibili come auto elettrica, pompa di calore, ecc., direi di sì. Una domanda flessibile di questo tipo può essere sfruttata sia dall’utente, spostando i consumi in fasce orarie più economiche, ma anche per dare servizi alla rete, ad esempio interrompendo il prelievo quando necessario. Per rendere possibile tutto ciò possibile si dovrebbe arrivare a tariffe che siano cost-effective, riflettano cioè i costi diversi nei diversi orari e ad altri sistemi che remunerino l’utente per servizi che fornisce alla rete.

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