Spalma-incentivi, la posizione di Assorinnovabili e Gifi

Le due associazioni in un position paper si esprimono sia sull'ipotesi, ventilata in questi giorni, di un possibile spalma-incentivi obbligatorio che sulla rimodulazione facoltativa prevista dalla legge del 21 febbraio 2014 che converte il decreto Destinazione Italia.

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“Anziché proseguire sulla strada della rimodulazione degli incentivi, è molto più ragionevole e soprattutto vantaggioso per il sistema Paese, valutare altre opzioni, come ad esempio la via della cartolarizzazione degli incentivi attraverso l’emissione di obbligazioni del GSE a copertura di parte degli oneri dell’A3, già considerata dal precedente Governo e su cui assoRinnovabili e Gifi si erano espresse con un giudizio pienamente favorevole, sia per l’impatto che avrebbe sulle bollette sia perché non porrebbe gravose contropartite a carico dei produttori. Peraltro, avrebbe il pregevole e condivisibile scopo di far diminuire il costo dell’energia elettrica in misura nettamente più elevata rispetto alla rimodulazione prevista dal cd. spalma-incentivi.”

Così Assorinnovabili e Gifi in un position paper (allegato in basso) in cui le due associazioni si esprimono sia sul cosiddetto spalma-incentivi facoltativo, contenuto nell’articolo 1, commi 3-6 della legge 21 febbraio 2014 n. 9 che ha convertito il decreto Destinazione Italia, che sull’ipotesi ventilata in questi giorni di una possibile rimodulazione degli incentivi obbligatoria.

Quest’ultima idea, si legge nel documento sarebbe “assolutamente deleteria e pericolosa per la credibilità internazionale del sistema Paese”.

Molte le criticità anche nello spalma-incentivi facoltativo, previsto dalla legge 21 febbraio 2014. Come avevamo scritto anche su queste pagine, il meccanismo presenta diverse criticità che lo rendono inefficace rispetto alle finalità per cui era stato concepito. Gifi e Assorinnovabili parlano di “seri problemi applicativi che rendono l’opzione poco appetibile e quindi destinata ad avere scarso successo, vanificando il pur apprezzabile intento della riduzione degli oneri annuali gravanti sulla bolletta elettrica”.

Innanzitutto – si osserva –  chi sceglie la rimodulazione non vede rispettato un criterio di indifferenza finanziaria, in base al quale il Valore Attuale Netto (VAN) e il Tasso Interno di Rendimento (TIR) dell’investimento non dovrebbe subire variazioni. Poi l’adesione al meccanismo di rimodulazione comporterebbe in molti casi la necessità di intervenire sui titoli abilitativi per consentire la prosecuzione dell’attività di produzione, “con ogni conseguenza in termini di alea circa la positiva e tempestiva conclusione dei procedimenti”. Infine, l’accesso alla rimodulazione porrebbe un serioproblema legato alla necessaria rinegoziazione dei contratti di utilizzo dei suoli su cui sono ubicati gli impianti, che di regola hanno una durata pari a quella degli incentivi, e in diversi casi anche dei contratti di erogazione dell’originario finanziamento, con probabili aggravi.

Il position paper (pdf)

 

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