Romania, i nuovi incentivi alle fonti rinnovabili

  • 2 Maggio 2014

Il Paese est-europeo ha incentivi per i grandi impianti fotovoltaici che garantiscono IRR del 10% e tempi di ritorno di 5-6 anni. Presto avrà nuove feed-in-tariff per i piccoli impianti. Opportunità anche per micro-idroelettrico, biomasse e biogas. Se ne parlerà il 7 maggio all'Internationalization Hot Spot a Solarexpo.

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La Romania è tra i paesi più interessanti per chi vuole investire in fonti rinnovabili. E’ rimasta ormai l’unico paese a livello europeo a mantenere un incentivo per i grandi impianti fotovoltaici e non smette di stupire con le nuove feed-in tariff, che dovrebbero essere operative da luglio. Restano interessanti opportunità anche per investimenti in costruzione o revamping di impianti di micro-idroelettrico, biomasse e biogas. Se ne parlerà nell’ambito dell’Internationalization Hot Spot a Solarexpo-The Innovation Cloud: il 7 maggio, dalle 15.20 alle 16, si presenterà un country report dedicato a questo paese.

L’interesse per la produzione di energia rinnovabile in Romania è nato all’inizio del 2007, subito dopo l’entrata del paese nella Comunità Europea e già nel 2008 i grandi produttori europei, come CEZ, EDP o Enel Green Power stavano costruendo i primi impianti eolici. Oggi il paese è tra i primi 10 produttori di energia rinnovabile di tutta la Comunità Europea.

Gli incentivi alle rinnovabili rumeni, definiti dalla legge 220/2008 e dal successivo aggiornamento 57/2013, sono basati su Certificati Verdi assegnati per 15 anni sull’energia prodotta. Il fotovoltaico, per esempio, dal 2011, ha diritto a 6 Certificati Verdi per ogni MWh prodotto e immesso in rete. Il valore del certificato verde sul mercato va da 27 a 55 € e l’energia elettrica si vende a circa € 40/MWh.

Lo Stato rumeno ha stanziato per le rinnovabili 98 milioni di euro per l’anno 2011, 313 milioni di euro per 2012, e 416 milioni di euro per 2013. Si è arrivati così ad avere a febbraio del 2014, secondo i dati forniti da Transelectrica, ente che gestisce la rete, una potenza da FV di 1.149 MWp, da eolico di 2.798 MWp, da micro-idroelettrico di 542 MWp e da biomassa di 99 MW. Dal 2007 a gennaio del 2014, in Romania si sono installati, dunque, 4.412 MW di impianti a rinnovabili e, secondo il vicepresidente del ANRE (l’Autorità Nazionale di Regolamentazione del Mercato Energetico), Emil Calota, nel 2014 la produzione di elettricità da queste fonti raggiungerà un totale di 9-10 TWh.

Finora, seppur con cautela, diversi istituti bancari hanno mostrato interesse per le rinnovabili in Romania. Sia gli istituti di credito italiani presenti sul territorio come Banca Italo Romena (Gruppo Veneto in Banche), Unicredit Tiriac e Intesa San Paolo che altri soggetti, hanno sostenuto operatori di mercato locali e multinazionali.

Ultima novità, datata marzo 2014, è la legge che regola l’incentivazione di impianti superiori a 1 MW. I nuovi incentivi prevedono che a questi impianti vengano assegnati:

  • 3 Certificati Verdi per ogni MWh di energia fotovoltaica
  • 2,3 Certificati Verdi per ogni MWh di energia idroelettrica (se da centrali nuove e < 10 MWp)
  • 2 Certificati Verdi per ogni MWh di energia idroelettrica da vecchie centrali ristrutturate
  • 3 Certificati Verdi per ogni MWh di energia elettrica prodotta da centrali a biogas e biomasse
  • 1,5 Certificati Verdi per ogni MWh di energia eolica fino a dicembre 2017 e 0,75 Certificati Verdi da gennaio 2018

Ciò mostra chiaramente che da quest’anno la politica nazionale è quella di sostenere i piccoli produttori, anche se la Romania rimane allo stato attuale l’unico paese Europeo ad incentivare ancora i grandi impianti.

“Con un buon controllo dei costi e l’attuale schema normativo, investire, per esempio, nella costruzione di un parco fotovoltaico, permette di ottenere un Tasso Interno di Rendimento almeno del 10% ed un ritorno dell’investimento stimato in 5-6 anni”, spiega Alessio Rosato, Business Development Manager alla Slow Energy Europe, società di consulenza italiana con sede a Bucarest, specializzata nel settore delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica.

Altra novità interessante all’orizzonte è un sistema di feed-in tariff per gli impianti sotto al MW, meccanismo che l’Autorità per l’Energia rumena, ha già delineato e notificato alla Commissione Europea e che dovrebbe probabilmente partire da luglio 2014.

I piccoli produttori potranno scegliere tra il sistema incentivante dei Certificati Verdi (tuttora in vigore) e la nuova tariffa incentivante (ma una volta scelta la tipologia di “aiuto” non si potrà di tornare indietro). Secondo lo schema elaborato dall’ANRE, la feed-in tariff più bassa la riceveranno quelli che utilizzeranno per la produzione di energia i gas da fermentazione dei rifiuti e la più alta, 167 €/MWh, sarà riservata al fotovoltaico. Nel dettaglio il sistema prevede tariffe di:

  • 69,4 €/MWh per i progetti di biogas
  • 90,6 €/MWh per progetti di cogenerazione a base di gas ottenuto dalla fermentazione dei rifiuti
  • 109,0 €/MWh per progetti di biomassa
  • 134,0 €/MWh per progetti a base di culture energetiche e rifiuti di origine forestale
  • 137,7 €/MWh per micro idro centrali oggetto di revamping
  • 154,0 €/MWh per progetti di cogenerazione sotto 2 MW che usano le culture energetiche o i rifiuti di origine forestale
  • 141,9 €/MWh per micro idro centrali nuove
  • 167,0 €/MWh per impianti fotovoltaici.

“Non sono da sottovalutare le grandi opportunità che ci sono in Romania – continua Rosato – soprattutto nello sfruttamento, oltre al fotovoltaico, del potenziale idroelettrico con la creazione di nuove microcentrali o il revamping di vecchie centrali messe in asta pubblica dalla storica società di stato Hidroelectrica, ma anche dell’enorme quantità annuale di rifiuti provenienti dalla lavorazione agricola e legnosa per la produzione di energia elettrica e termica da sistemi di biomasse e biogas”.

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