Tasse sul reddito da energie agricole e forestali

Dal decreto legge sulla 'Spending Review', che prevede la modifica dell’attuale regime fiscale applicato al reddito derivante da produzione di energia da parte di imprenditori agricoli, arriveranno gravi ripercussione economiche per il settore primario ma anche per quello delle rinnovabili. Una nota di Marino Berton, presidente di Aiel, spiega perché.

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All’interno del decreto legge che venerdì scorso il Governo ha emanato nel quadro della manovra «Spending Review» è stata prevista la modifica dell’attuale regime fiscale previsto per il reddito derivante dall’attività di produzione di energia da parte degli imprenditori agricoli (Qualenergia.it, Il colpo alle rinnovabili nel decreto sul bonus Irpef, ndr). Finora la normativa in vigore (articolo 1, comma 423, legge 266/2005 e Successive modifiche) prevedeva che:

«Ferme restando le disposizioni tributarie in materia di accisa, la produzione e la cessione di energia elettrica e calorica da fonti rinnovabili agroforestali e fotovoltaiche nonché di carburanti ottenuti da produzioni vegetali provenienti prevalentemente dal fondo e di prodotti chimici derivanti da prodotti agricoli provenienti prevalentemente dal fondo effettuate dagli imprenditori agricoli, costituiscono attività connesse ai sensi dell’articolo 2135, terzo comma, del Codice Civile e si considerano produttive di reddito agrario».

Il decreto legge 24 aprile 2014 n. 66, all’articolo 22 elimina il riferimento al reddito agrario e stabilisce che:

«Il reddito è determinato applicando all’ammontare dei corrispettivi delle operazioni soggette a registrazione agli effetti dell’imposta sul valore aggiunto il coefficiente di redditività del 25 per cento».

Agli effetti pratici quindi, il reddito prodotto da un imprenditore agricolo che vende (non autoconsuma) energia elettrica, termica, biocarburanti o prodotti chimici, tutti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo agricolo, non sarà più considerato come reddito agrario calcolato catastalmente, bensì verrà determinato forfetariamente su una base imponibile pari al 25% della vendita fatturata di energia o biocarburanti o prodotti chimici.

Facciamo un esempio. Per un agricoltore che gestisce un impianto a biogas alimentato per il 51% con i prodotti o sottoprodotti della propria azienda e che vende al GSE l’energia elettrica per un importo pari a 1.000.000 euro all’anno, la nuova norma determina forfetariamente il reddito imponibile ai fini Irpef pari a 250.000 euro (1.000.000 ×25%). Su questo reddito, ipotizzando un’aliquota media del 30%,dovrà versare annualmente 75.000 euro di imposta.

Il settore più colpito dal provvedimento sarà sicuramente quello del biogas agricolo e zootecnico (800-1.000 MW installati), ma potrà riguardare anche le mini reti di teleriscaldamento e i piccoli impianti di cogenerazione termica-elettrica degli imprenditori agricoli alimentati a cippato. In prospettiva gli effetti si faranno sentire anche per gli agricoltori che produrranno biometano sia esso destinato alla cogenerazione che ai veicoli di trasporto.

Dalla relazione che accompagna il decreto si apprende che da questa norma sono attesi 33,8 milioni di euro per il 2014 e per gli anni successivi 45 milioni. Da una prima analisi si ritiene che gli estensori della norma abbiano commesso un errore piuttosto grave circa il calcolo del gettito atteso. Infatti si ritiene che gli effetti complessivi potranno essere di molto superiori alle stime, evidenziando ancor più l’iniquità della decisione.

Il provvedimento ora passa all’esame di Camera e Senato per essere convertito in legge entro 60 giorni. In questa fase ci attiveremo affinché si possano introdurre modifiche sostanziali per attenuare le gravi ripercussioni a carico degli agricoltori.

Quella agroenergetica rappresenta un’attività strettamente connessa al settore primario, non soltanto perché finalizzata alla produzione di energia rinnovabile, ma poiché consente di supportare la produzione agroalimentare di qualità e la gestione del territorio agricolo e forestale, generando occupazione stabile soprattutto per i giovani che scelgono di restare sulla terra.

L’articolo è stato pubblicato sulla Newsletter AIEL n. 96 – Aprile 2014 (AIEL è l’Associazione Italiana Energie Agroforestali)

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