Confartigianato fa ricorso al Tar: “Eliminare sgravi a energivori”

  • 17 Aprile 2014

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Confartigianato ha annunciato di aver presentato un ricorso al Tar Lombardia per eliminare gli sgravi agli energivori, finanziati, come sappiamo, dalle bollette di tutti. Per aiutare poche grandi aziende la Pmi tipo deve sborsare 684 euro in più l’anno - denuncia un dossier dell'associazione - e anche fiscalmente i piccoli sono penalizzati rispetto ai grandi.

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Con lo slogan di “non siamo dei bancomat”, Confartigianato ha annunciato oggi di aver presentato un ricorso al Tar per eliminare gli sgravi agli energivori, finanziati come sappiamo dalle bollette di tutti. Si tratta, ricorda l’associazione in un comunicato che affianca uno studio  (allegati in basso), di 900 milioni euro di euro per il 1° semestre 2013 e l’intero 2014. Un onere che pesa sulle bollette elettriche di famigli e Pmi e soprattutto di quelle 97.963 piccole imprese con 445.438 addetti ad alto consumo di energia elettrica, escluse dai benefici.

A differenza di altri ricorsi contro lo stesso provvedimento che mirano ad estendere la platea dei beneficiari (Telecom, Wind, 3, Asstel, Ikea, Esselunga, Auchan, Ferrovie dello Stato),  quello di Confartigianato al Tar Lombardia contro la delibera 641/2013 dell’Autorità per l’Energia (che ha applicato il D.M. 5 aprile 2013) vuole far dichiarare l’illegittimità dell’agevolazione. Obiettivo è alleggerire le bollette di tutte le piccole imprese, soggetti su cui grava principalmente l’onere della nuova componente Ae della tariffa, destinata a finanziare le agevolazioni a favore di poche grandi industrie, soltanto 2.986, pari allo 0,07% di tutte le imprese italiane.

Con la comparsa in bolletta della nuova componente Ae – denuncia lo studio di Confartigianato –  c’è stato un aumento del 16,1% degli oneri generali di sistema nella bolletta elettrica delle Pmi. Nel 2014 sono 600 milioni in più, cui si aggiungono 300 milioni di rincari per il secondo semestre 2013. Una piccola impresa tipo deve quindi sborsare 684 euro in più l’anno. Come se non bastasse – si denuncia –  ad aprile 2014 è scattato un ulteriore aumento del 3,3% per le componenti A2 (oneri per il decomissioning nucleare) e UC3 (perequazione dei costi di trasmissione, distribuzione e misura) degli oneri generali di sistema nella bolletta elettrica delle Pmi, che fa lievitare di ulteriori 162 euro il costo della bolletta elettrica per una piccola impresa tipo. Complessivamente, per le piccole imprese, gli oneri generali di sistema in bolletta, tra il 2012 e il 2014, sono aumentati dell’84,1%.

Alle Pmi – mostra il dossier – gli oneri generali di sistema costano il 179,4% in più rispetto a quelli pagati dalle grandi aziende. E così, ad aprile 2014, una piccola impresa tipo arriva a pagare una bolletta elettrica annua di 14.408 euro, di cui il 35,3% è determinato dagli oneri generali di sistema e il 6,1% da oneri fiscali. Gli aumenti di quest’anno – secondo il Rapporto di Confartigianato – non fanno che peggiorare una situazione che vede le piccole imprese italiane pagare l’energia elettrica il 30% in più rispetto alla media dell’Eurozona, pari a 3,8 miliardi di maggiori costi. I rincari subiti dal 2013 fanno salire del 19,8% il gap di costo tra le nostre Pmi e quelle europee.

Oltre agli oneri generali di sistema, a ‘gonfiare’ la bolletta elettrica delle piccole imprese italiane –  si segnala – c’è anche la componente fiscale, tra le più gravose d’Europa: la tassazione dell’energia è pari al 2,3% del Pil ed è superiore di 0,6 punti rispetto alla media dell’Eurozona. “E paradossalmente, a dispetto del principio del Protocollo di Kyoto ‘Chi inquina paga’, ad essere maggiormente penalizzati sono ancora una volta proprio i piccoli consumatori a vantaggio dei grandi”, denuncia Confartigianato. Infatti, un’impresa che consuma 10 volte più di una piccola impresa con un consumo di 504.000 KWh/anno ha un onere fiscale 21 volte inferiore. E un’impresa che consuma 20 volte di più di una piccola impresa, ha un onere fiscale inferiore del 30%. E ancora una grande impresa che consuma 40 volte di più di una piccola azienda, subisce un onere fiscale inferiore del 65% rispetto alla piccola impresa.

“Non ci stiamo ad essere usati come ‘bancomat’ per finanziare sconti e agevolazioni per le grandi imprese – commenta il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti – Vogliamo sia applicato il Protocollo di Kyoto: chi consuma più energia deve pagare di più. L’occasione per cambiare c’è: il Governo Renzi ha annunciato una riduzione del 10% del costo dell’energia, pari a 1,5 miliardi, per le piccole imprese. E allora ci aspettiamo una serie di interventi finalizzati a: eliminare le attuali sperequazioni su fisco e oneri di sistema in bolletta che penalizzano le piccole imprese rispetto alle grandi aziende, interventi selettivi sulle piccole imprese che non godono di sconti e agevolazioni, promuovere la generazione distribuita come modello generale di politica energetica, utilizzare la leva fiscale per migliorare efficienza e uso razionale delle risorse, finanziare le politiche industriali con la fiscalità generale e non con le bollette di Pmi e famiglie”.

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