Minambiente: misure per mantenere un mercato del fotovoltaico in Italia

Nel programma presentato alla Camera dal Ministro Gianluca Galletti, tra le altre cose, si propongono l'ampliamento dello Scambio sul Posto, i premi per accumuli e tecnologie innovative e la semplificazione amministrativa. La visione pro-green economy dell'Ambiente promette bene per il mondo delle rinnovabili, ma in alcuni punti sembra scontrarsi con i programmi del MiSE.

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Ampliamento dell’applicazione dello Scambio sul Posto, semplificazione delle procedure autorizzative e incentivi alle tecnologie più innovative per “mantenere un mercato del fotovoltaico”, premi per programmabilità e accumuli, stabilizzazione delle detrazioni fiscali per l’efficienza, spinte su rinnovabili termiche, biometano e biocarburanti di seconda generazione, e, last but not least, una riforma fiscale che faccia pagare di più chi inquina per alleggerire il carico sul lavoro, specie sull’occupazione creata nei lavori verdi. Ci sono diversi punti che potrebbero piacere al mondo dell’energia pulita nella relazione programmatica che il nuovo ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, ha presentato ieri alla Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera (vedi allegato in basso).

La strada da seguire è chiara: spingere sull’efficienza energetica, favorire lo sviluppo delle rinnovabili termiche e accompagnare la crescita delle rinnovabili elettriche bilanciando il mix delle fonti”, si legge nella parte del documento dedicata alle rinnovabili. Tutto ciò tenendo conto dei “margini ristretti che oggi offre il finanziamento pubblico: come è ben noto, lo spazio è oggettivamente poco sia che si ragioni sulla fiscalità generale (cioè sul bilancio pubblico) sia che si ragioni in termini di oneri da scaricare sulle bollette”.

Galletti propone norme che agevolino il “mantenimento del mercato fotovoltaico”: in questa direzione “è importante aver incluso (…) il fotovoltaico nella detrazione fiscale del 50%”. Le nuove mosse proposte sembrano accogliere diverse richieste del settore. Ad esempio: semplificazione e ampliamento dello Scambio sul Posto; riconoscimento di “un ‘premio programmabilità’ con azioni evolute di forecasting oppure azioni di accumulo dell’energia; mantenimento degli incentivi solo verso le nuove tecnologie (esempio: solare a  concentrazione, soluzioni architettoniche valide per l’integrazione anche in  edifici e dimore storiche, ecc.)”.

Poi la semplificazione burocraticain modo che alla riduzione dei costi della tecnologia si aggiunga una riduzione dei costi indiretti”: si vuole rendere più facile la connessione alla rete per il FV e le autorizzazioni ambientali per le altre rinnovabili, ad esempio “con l’adozione dell’AUA – Autorizzazione Unica Ambientale”. In questa fase, spiega il ministro, “è necessario mettere a punto normative semplici e dare tempi certi”.

Su trasporti Galletti vuole puntare sul biocarburanti di seconda e terza generazione: “molto importante sostenerli in termini di ricerca e di incentivi anche fissando obiettivi minimi ad hoc”, anche visto che “l’Italia vanta in materia una leadership tecnologica”. A proposito il ministro propone di limitare il riconoscimento del valore doppio ai fini dell’obbligo del 10% solo ai biocarburanti di seconda generazione e a quelli prodotti da rifiuti e sottoprodotti che non abbiano già altri usi industriali. Infine, avanti col biometano: “c’è un potenziale importante sia in termini di volumi – fino a un miliardo di metri cubi l’anno – sia in termini di ricadute per la filiera industriale – si pensi alla leadership dell’industria italiana nel settore delle auto a metano”.

Sul fonte efficienza energetica, l’Ambiente, come anche lo Sviluppo economico, propone una stabilizzazione delle detrazioni fiscali. Tale stabilizzazione, spiega Galletti, dovrebbe accompagnarsi a una revisione delle aliquote differenziandole per tipologia di intervento e all’inserimento di limiti di spesa unitaria per i materiali impiegati (accortezza già adottata per gli interventi di efficienza nel Conto Termico).

Da segnalare poi tra i molti punti programmatici esposti, quello sulla fiscalità: la delega fiscale approvata dal Parlamento a fine 2013, con valenza 12 mesi, che “dà margini potenzialmente molto ampi di intervento in tema di fiscalità ambientale. Affronta esplicitamente il tema delle politiche europee sulla Green Economy e lo sviluppo sostenibile, oltre alla necessità di orientare l’economia verso modelli di produzione e consumo sostenibili. Prevede inoltre il riutilizzo dei proventi a favore della riduzione della tassazione sui redditi, in particolare sul lavoro generato dalla Green Economy. Sono intenzionato – scrive Galletti – a confrontarmi con il ministro dell’Economia per proporgli un lavoro intenso tra le nostre amministrazioni. Potrebbe prendere la forma di una Commissione ‘Fiscalità ambientale’ come ce ne sono state in Francia, Gran Bretagna e nei Paesi del Nord Europa”.

Insomma, nel programma del ministro ci sono molte proposte interessanti. Intenzioni che però, si potrebbe leggere tra le righe del testo, rischiano di rimanere tali. Come lamenta Galletti, in passato le politiche per l’Ambiente in Italia sono state “sovente relegate ai margini delle scelte strategiche di Governo e Parlamento, come dimostra – ad esempio – il macroscopico sottodimensionamento del Ministero dell’Ambiente avvenuto negli anni, sia in termini di capacità finanziarie che di consistenza delle risorse organizzative e strutturali”.

Riguardo ai temi che ci interessano, mentre sulla stabilizzazione delle detrazioni per l’efficienza c’è un sostanziale accordo tra Sviluppo Economico e Ambiente, sulla promozione delle rinnovabili in autoconsumo la visione sembra alquanto diversa. Il Minambiente parla di ampliare lo Scambio sul Posto e premiare l’adozione di accumuli; il MiSE invece, come abbiamo visto, è preoccupato dai possibili effetti dell’autoconsumo sulla distribuzione degli oneri di sistema e, tra le misure che ventila per tagliare le bollette delle PMI, alcune sono particolarmente preoccupanti per le energie pulite.

Ormai è un classico che i programmi dell’Ambiente vadano a cozzare con quelli dello Sviluppo economico (e dell’Economia); basti pensare alle divergenze tra Orlando e Zanonato nel corso del Governo Letta. Raramente il Minambiente è riuscito ad imporre le sue politiche quando si rivelano in contrasto con gli altri due ministeri. Staremo a vedere come andrà a finire questa volta.

La relazione del ministro dell’Ambiente (pdf)

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