Parole piuttosto vaghe quelle riservate al tema degli obiettivi europei per il 2030 dal premier Matteo Renzi nel discorso tenuto alla Camera (allegato in basso) sul vertice che si tiene oggi e domani a Bruxelles. Al centro del Consiglio, ha sottolineato Renzi, oltre ai noti temi di politica internazionale, ci sarà quello “della competitività industriale” che “per la prima volta” sarà affrontata “all’interno di un ragionamento che comprende l’energia – con tutti i problemi ad esso collegati, e vista sia come costo sia come impiego efficiente delle risorse – e l’occupazione non inseriti quindi in un quadro intersettoriale, ma in un quadro complessivo, unitario”.
A proposito del Pachetto “Clima-Energia-Competitività”, ha fatto notare “c’è una divisione all’interno dei ventotto, e noi siamo tra i Paesi che spingono per un livello più avanzato (…), questo tema sarà poi oggetto della discussione in sede del semestre europeo, anche approfittando del summit di settembre delle Nazioni Unite e, per quello che ci riguarda, immaginando un percorso che possa vedere nel 2015, anche nella fase di preparazione del vertice di Parigi, l’Expo come un’occasione di valorizzazione delle specificità italiane”. Gli obiettivi clima-energia, “che noi condividiamo, vedono oggi una parte dei Paesi europei decisamente perplessi rispetto alla possibilità di raggiungere i target che ci siamo dati e che sono stati oggetto anche di una valutazione del corso del bilaterale” con la Germania.
Il premier, tra i molti argomenti toccati, ha poi citato anche l’intervento annunciato sul costo dell’energia per le piccole e medie imprese, “che sono quelle che sono fuori dagli sgravi per le imprese energivore e che sono contemporaneamente sopra la media europea. Chi conosce – e le affronteremo domani e dopodomani – le grandi questioni di politica energetica comunitaria, sa come oggi la concorrenza americana è particolarmente forte nel mercato globale e che, quindi, c’è un tema vero che riguarda l’Europa. Però, se io penso a un’azienda del nord est penso a un’azienda che nel nord est ha il costo dell’energia che è più o meno il 25-30 per cento più alto di quello che ha il concorrente della Baviera. E allora è evidente che noi dobbiamo dire che chi riesce a stare sul mercato globale nonostante questa difficoltà è un eroe. È un eroe. Fare dei piccoli interventi in questo senso è un primo passo che noi vogliamo fare”.
Se sugli obiettivi 2030 Renzi in questo discorso è stato molto vago, una posizione più delineata e alquanto deludente per chi spera in un impegno serio del nostro Paese e dell’Europa su questo fronte è quella che emerge dalle dichiarazioni rilasciate ieri dal ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi. Sugli impegni per il clima Guidi, in un’intervista pubblicata sul Sole 24 Ore ieri, frena, precisando che “tutto va fatto nei tempi, nei modi e con costi ragionevoli. Non dobbiamo appesantirci di oneri impropri” e avverte che “l’Europa non può procedere con un’assunzione di responsabilità unilaterale che non tenga contro di impegni di altre potenze come l’India, la Cina, gli Usa e di un contesto mondiale in cui la competitività si gioca anche su barriere tariffarie e disomogeneità regolamentari”. Quanto ai target delineati dalla Commissione, Guidi spiega che “possiamo accettare l’obiettivo di riduzione del 40% di CO2, anche se riteniamo sarebbe stato meglio contenerlo. Sul 27% di quota delle rinnovabili, invece, ad ogni Paese deve essere consentito raggiungere il target in autonomia rispetto alle scelte tecnologiche”.