Paletti agli aiuti di Stato: Italia, Germania, Francia e UK frenano la Commissione

In una lettera alla Commissione europea, il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, e i colleghi di Germania, Francia e Gran Bretagna, criticano le linee guida proposte dall'esecutivo UE sugli aiuti di Stato in materia di energia: troppi paletti per aiutare gli energivori e cambiamenti ai meccanismi di supporto per le fonti rinnovabili troppo affrettati.

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L’Europa lasci più libertà agli Stati membri in materia di aiuti pubblici all’energia, affinché ogni nazione determini il proprio mix energetico in maniera autonoma. In particolare l’Unione non metta troppi paletti per il supporto alle aziende energivore e non sconvolga i meccanismi incentivanti per le rinnovabili. Potrebbero essere riassunte così le critiche fatte dal ministro dello Sviluppo Economico italiano, Federica Guidi, assieme agli omologhi francese, Philippe Martin, tedesco, Sigmar Gabriel, e britannico, Michael Fallon, alla proposta della Commissione Europea sugli aiuti di Stato in materia di energia per il periodo 2014-2020, presentata a dicembre dal commissario alla Concorrenza, Joacquin Almunia, e aperta alla consultazione dei 28.

Osservazioni che i quattro ministri hanno messo nero su bianco in una lettera (allegata in basso) inviata alla Commissione in vista del Consiglio europeo del 20-21 marzo. “Riconosciamo la competenza della Commissione in materia di aiuti di Stato, – scrivono – ma segnaliamo il diritto degli Stati membri di determinare il proprio mix energetico ai sensi dell’articolo 194 del Trattato UE. Temiamo che l’attuale bozza di linee guida rischi di ostacolare la capacità degli Stati di determinare la loro politica energetica“. La proposta, proseguono, è in contrasto con l’Iniziativa di modernizzazione degli aiuti di Stato (“SAM”) della Commissione che mira a semplificare le regole comunitarie sugli aiuti statali e a ridurre gli ostacoli burocratici.

Se le linee guida della Commissione passassero gli Stati membri avrebbero molte più restrizioni nel disegnare meccanismi di supporto. Eventuali sistemi di capacity payment – provvedimenti all’ordine del giorno sia in Germania che in Italia – secondo l’esecutivo europeo, ad esempio, sarebbero ammessi solo quando non esistano altri modi per assicurare un’adeguata quantità di generazione flessibile; si dovrebbero sostenere allo stesso modo del termoelettrico anche accumuli e gestione della domanda.

Il riferimento a ‘misure salvagente’ per i cicli combinati a gas, come il capacity payment, non è comunque espressamente dichiarato nella lettera, mentre ai quattro ministri sembra stare particolarmente a cuore la questione degli aiuti agli energivori. Sullo sfondo, ricordiamo, c’è l’indagine avviata a dicembre sulle esenzioni al sovrapprezzo elettrico per le rinnovabili concesse dalla Germania alle proprie industrie energivore.

“I criteri per le esenzioni delle industrie ad alta intensità di energia elettrica nel progetto di linee guida lascerebbero i settori e le imprese esposte alla concorrenza internazionale a rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio”, si osserva nella lettera e si invita la Commissione europea a “collaborare con gli Stati membri al fine di garantire che le linee guida siano effettivamente concentrate sulle industrie che sono più a rischio”. In particolare i ministri ritengono “che la proposta di obbligo di pagamento una tantum non sia il veicolo più adatto per fornire aiuti e pensiamo che le linee guida dovrebbero comprendere anche aiuti sotto forma di esenzioni fiscali o burocratiche”.

Anche sulle rinnovabili i ministri chiedono di frenare i cambiamenti. Come sappiamo le linee guida della Commissione spingono verso un’armonizzazione comunitaria del sistema di sussidi, che privilegi meccanismi di mercato e aste che non facciano distinzioni per singole tecnologie (ma solo per tecnologie “mature” e “non mature”); un approccio tecnologicamente neutro e con limitate distinzioni di taglie, tanto da essere definito “one size fits all”. Per i ministri si tratta di cambiamenti troppo affrettati e per questo si chiedono misure transitorie, che consentano il mantenimento di sussidi specifici per le diverse tecnologie a seconda delle circostanze nazionali, per assicurare che il raggiungimento degli obiettivi UE 2020 “non venga compromesso dall’interruzione dei progetti di investimento o dall’incertezza degli investitori”.

Sui cambiamenti proposti dalla Commissione per gli aiuti alle rinnovabili, peraltro, nelle settimane scorse era arrivata la bocciatura secca anche di EPIA, l’associazione europea del FV (vedi documento allegato in basso). Le linee guida, secondo l’associazione, “ridurrebbero la possibilità per gli Stati membri di raggiungere i loro target vincolanti al 2020”. In particolare, “le procedure di asta neutre dal punto di vista delle tecnologie (…) impedirebbero la possibilità di scelta e comprometterebbero l’obiettivo ultimo di favorire lo sviluppo di un mix di diverse tecnologie mature e sfruttarne appieno il potenziale competitivo”. Del resto, “l’esperienza ha dimostrato che il sostegno mirato alle singole tecnologie è il modo migliore per evitare eccessive incentivazioni”. EPIA giudica poi “irrilevante e arbitraria” la distinzione tra fonti rinnovabili “mature” e “non ancora mature” – che avrebbe l’effetto di introdurre barriere ai nuovi entranti nel mercato e rallentare l’ulteriore discesa del costo degli impianti.

Lettera dei 4 Ministri (pdf)

La posizione di EPIA (pdf)

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