“Durante un incendio nella foresta, mentre tutti gli animali fuggivano per mettersi in salvo, un minuscolo colibrì correva in direzione opposta con poche gocce d’acqua nel becco per tentare di spegnere l’incendio. «Colibrì ma che fai! – gli disse un animale incontrandolo – Non è con queste gocce d’acqua che riuscirai a spegnere il fuoco». Il colibrì lo guardò e rispose: «Lo so, ma io faccio la mia parte»”.
Questa piccola leggenda indiana è stata l’ispirazione del titolo del nuovo ebook “La révolution dei colibrì” di Andrea Paracchini, giornalista ambientale italiano che lavora a Parigi. Il volume, infatti, tratta di una serie di esperienze nel campo della sostenibilità ambientale e sociale radicate nel tessuto sociale d’oltralpe e che hanno trovato poco spazio sui media nostrani. In totale le esperienze d’economia sociale raccontate sono otto, tutte collettive e scaturite dal basso. Si va dalle “Zolle ribelli” alle “Imprese contagiose” passando per il “Riciclaggio socialmente utile” e le “Guide popolari”.
E ancora grazie all’autore veniamo a sapere che in Francia sono attive le “Sentinelle ambientali” e i “Creatori cooperativi”, che esistono le “Banconote militanti” e che nella patria mondiale del nucleare ci sono cittadini che credono nelle “Rinnovabili democratiche”. E se il capitolo sulle terre ci apre un universo, quello dei coltivatori francesi e del loro radicamento “storico” sul territorio, è il capitolo sulle rinnovabili a raccontarci come la tenacia di un gruppo di cittadini si batta per mettere assieme in un unico soggetto tutta la filiera della generazione distribuita. Il tutto all’ombra dei nuovi grandi reattori nucleari Epr.
Così com’è altrettanto interessante leggere dell’autorganizzazione dei cittadini nelle “Sentinelle ambientali” per realizzare in proprio analisi ambientali in caso d’inquinamento ed essere rapidi e tempestivi al primo sospetto d’inquinamento. Il libro, però, non vuole essere un’efficace e descrittiva cronaca delle dinamiche dell’economia sociale in Francia – oltretutto scritta con uno stile che, mantenendo il rigore dei fatti tipico del giornalismo, tiene il lettore ancorato alle pagine, o meglio allo schermo, strizzando un poco l’occhio alla narrativa – ma “scende in politica”.
Al termine di ogni capitolo, infatti, troviamo un “post-capitolo” nel quale l’autore pone le singole esperienze descritte poche pagine prima in relazione a ciò che si sta facendo sull’argomento nel nostro Paese. Su ciò però l’autore è chiaro e pone paletti precisi e se da una parte afferma che «il confronto è sempre utile e positivo» subito dopo dice che «proprio il confronto non deve tradursi nell’idealizzazione dell’altro che blocca e paralizza se stessi, facendo il gioco di chi vuole che nulla cambi».
Paracchini quindi con il suo volume ci lancia un messaggio, di stare attenti alle facili infatuazioni acritiche e di considerare il fatto che ogni società è diversa e necessita di soluzioni ad hoc, per le quali va bene ispirarsi ai modelli, ma che non possono essere fatte con il copia&incolla. E questa è un’indicazione data a una certa politica nostrana che questo vizio lo ha anche quando si occupa di ambiente e sociale.
Il sito del volume: La révolution dei colibrì