Oleodotto Keystone XL, una firma per fermarlo

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Si chiude oggi la consultazione pubblica sull'oleodotto Keystone XL che dovrebbe trasportare il petrolio dalle sabbie bituminose canadesi. Un progetto che mette Obama davanti a un bivio importante: gli Usa vogliono affrontare il global warming o continuare ad investire nelle fonti più sporche? Una petizione per aiutarlo a prendere la decisione giusta.

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Si chiude oggi la consultazione pubblica indetta dal Segretario di Stato americano John Kerry sulla costruzione del famigerato oleodotto Keystone XL che dovrebbe trasportare 830mila barili di petrolio dalle sabbie bituminose canadesi, come sappiamo uno dei combustibili con il peggior bilancio in termini di emissioni climalteranti e la cui estrazione crea una serie di altri pesanti impatti ambientali a livello locale.

Il progetto mette Obama davanti a un bivio importante: approvare o meno la costruzione dell’oleodotto da 5,4 miliardi di dollari di TransCanada Corp. che porterebbe il greggio dallo stato canadese dell’Alberta alle raffinerie della costa del Golfo del Messico, significa scegliere se gli Usa vogliono affrontare il global warming o impegnarsi in un investimento che li manterrebbe legati a una delle fonti con il più pesante impatto climalterante e ambientale.

Se Obama approvasse l’oleodotto rischierebbe di scontentare una vasta parte della sua base elettorale, oltre ad alcuni grandi finanziatori della sua campagna elettorale, come Tom Steyer, miliardario che si sta battendo attivamente contro il Keystone XL. A spingere affinché la pipeline sia realizzata sono invece alcuni sindacati e politici degli stati Usa la cui economia dipende dal petrolio. I favorevoli parlano di ricadute positive su occupazione e sicurezza energetica; i contrari di pesantissimi impatti climatici ed ambientali. Dall’una e dall’altra parte in decine di migliaia in queste ore stanno esprimendo la loro opinione sul sito governativo predisposto per la consultazione. (Cosa curiosa, risulta che moltissimi tra i favorevoli sono legati all’industria del petrolio  si vedano i molti messaggi di “insider altert”).

Anche su Avaaz si sta promuovendo una petizione per fare pressione sul presidente Usa affinché dica no al Keystone XL:

John Kerry, il responsabile delle relazioni internazionali USA, ha deciso di aprire una consultazione pubblica – recita l’appello – Sa che su questa decisione si gioca la credibilità statunitense nella lotta contro il cambiamento climatico. Noi possiamo farlo diventare un vero e proprio referendum mondiale inondando la consultazione con oltre un milione richieste da ogni angolo del mondo affinché chiudano Keystone e facciano seguire fatti alle promesse, nella lotta per salvare il pianeta”

“Le grandi multinazionali del petrolio si stanno inventando di tutto: hanno addirittura comprato spazi pubblicitari nelle tratte della metropolitana di Washington che sanno i politici usano per andare al lavoro. Ma se raggiungeremo un milione di firme, vogliamo contrattaccare: acquisteremo gli spazi proprio accanto ai loro per far arrivare chiarissima a Kerry e al suo staff la posizione dei cittadini.

E le pubblicità dei petrolieri sono solo la punta dell’iceberg. Sappiamo che il governo USA è sotto la pressione costante della lobby di queste multinazionali, e noi rischiamo di ipotecare il nostro futuro a causa dei loro interessi. Il petrolio estratto dalle sabbie bituminose è il combustibile fossile più inquinante di sempre: contribuisce al riscaldamento globale da tre a quattro volte in più del petrolio normale!

L’anno scorso, Obama disse che avrebbe autorizzato il progetto solo se fosse stato ritenuto nell’interesse generale del Paese e se si fosse dimostrato che non avrebbe peggiorato la crisi ambientale per le future generazioni. Kerry ha fatto della lotta al cambiamento climatico una sua bandiera e vuole per gli USA un ruolo primario sulla scena mondiale: seguirà con attenzione l’opinione pubblica internazionale. I sostenitori dell’oleodotto parlano di posti di lavoro e di indipendenza dai Paesi produttori di petrolio, ma Obama sa che la vera occupazione viene dall’energia pulita e che il cambiamento climatico è forse la più grande minaccia, oggi, per la sicurezza sia degli USA che dell’intero pianeta.

Stiamo già vincendo. Tre anni fa la costruzione dell’oleodotto era data per scontata. Ma i cittadini si sono fatti sentire: migliaia di arresti per una incredibile azione di disobbedienza civile, una delle più grandi negli Stati Uniti, e Obama ha respinto il progetto iniziale. Ora tocca a noi fare la nostra parte: raccoglieremo il più grande numero di opinioni internazionali DI SEMPRE su una decisione del governo USA, e daremo a Kerry e a Obama il sostegno pubblico di cui hanno bisogno per fermare la mega-bomba ambientale Keystone.

La crisi ambientale sta colpendo tutti nel mondo: dall’Alberta, la regione del Canada da dove partirebbe l’oleodotto, alla Gran Bretagna, che ancora cerca di riprendersi da inondazioni mai viste prima, fino all’Australia che solo ora respira dopo un’estate devastata da incendi record, o a qualsiasi altro Paese in cui si pagano le conseguenze di condizioni climatiche straordinarie. Se ci faremo sentire, uniti, in questa battaglia, potremo essere parte di una grande vittoria contro questo assurdo progetto, e contribuire a creare un forte movimento in difesa dell’ambiente.”

Si può firmare qui la petizione Avaaz

Si può commentare qui nell’ambito della consultazione ufficiale promossa dal governo Usa

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