Obiettivi 2030, il nuovo ministro dell’Ambiente sta con la Commissione

L'Italia "accoglie con favore" la proposta della Commissione europea sul pacchetto clima ed energia" per il 2030: un taglio vincolante del 40% dalla CO2 e il 27% di rinnovabili sui consumi a livello UE. Deludono chi sperava in obiettivi seri le dichiarazioni del neoministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, oggi al Consiglio Ambiente dell'UE.

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L’Italia “accoglie con favore” la proposta della Commissione europea sul pacchetto clima ed energia” per il 2030: un taglio vincolante del 40% delle emissioni di gas serra rispetto al 1990, con impegni nazionali dei singoli Stati membri, legato ad un consumo di almeno il 27% di rinnovabili a livello UE. Questa la dichiarazione del neoministro all’Ambiente, Gian Luca Galletti, rilasciata oggi nel corso del Consiglio ambiente dell’UE a Bruxelles.

L’Italia trova la proposta della Commissione europea per il 2030 su clima ed energia “coerente con la necessità di contribuire, nell’ambito del contesto internazionale, alla riduzione dell’intensità di carbonio nell’economia mondiale, anche alla luce degli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici”, ha detto Galletti.

Con il nuovo Governo, dunque, il nostro Paese si schiera per i modesti e vaghi obiettivi dell’Esecutivo europeo, anziché con quelli più concreti dell’Europarlamento, che ha da poco votato una risoluzione in cui si chiede un obiettivo vincolante del 40% anche per l’efficienza energetica e un aumento al 30% del target per le rinnovabili, che peraltro – secondo il Parlamento UE – non dovrebbe essere calcolato a livello comunitario, come indicato dalla Commissione, ma tradotto in specifici obiettivi nazionali. Il nuovo inoltre segna una discontinuità anche con gli impegni presi dal suo predecessore all’Ambiente, Andrea Orlando, firmatario insieme ai colleghi di altri 7 Stati Membri, di una lettera d’impegno per tre target vincolanti a livello nazionale.

Per definire gli strumenti di attuazione del pacchetto clima-energia UE per il 2030 l’Italia, ha chiarito il nuovo ministro, ritiene “necessaria” una “valutazione nazionale approfondita e dettagliata per assicurare che le azioni intraprese siano le più efficaci ed efficienti in termini di costi, sostenibilità, sicurezza degli approvvigionamenti, crescita e innovazione” ha detto Galletti. L’Italia ha sottolineato l’esigenza di politiche e misure europee “forti” a sostegno degli obiettivi sul fronte clima ed energia, come “la progressiva sostituzione di combustibili e tecnologie ad alto contenuto di carbonio, specie nel settore trasporti, in cui andrebbe incoraggiato l’uso di biocarburanti di seconda generazione, una fiscalità energetica europea a favore di tecnologie e sistemi di gestione a basso contenuto di carbonio e infine l’uso di risorse e strumenti finanziari europei per infrastrutture e interconnessioni”.

La riforma del mercato europeo delle emissioni (ETS) “deve assicurare un adeguato prezzo del carbonio, che noi riteniamo prioritario” ha aggiunto il ministro dell’ambiente. L’Italia chiede una “adeguata governance del processo” per “garantire a tutti gli Stati membri il raggiungimento degli obiettivi dando la flessibilità necessaria per raggiungerli al minor costo possibile, tenendo conto della sostenibilità e della sicurezza degli approvvigionamenti“. Di conseguenza “aspettiamo le linee guida sui contenuti e le applicazioni dei piani nazionali” ha aggiunto Galletti, secondo cui il quadro per il 2030 deve essere equo e ripartire gli sforzi “tenendo conto della capacità di spesa dei singoli Paesi nel contesto attuale”.

Le parole del nuovo ministro deludono le associazioni ambientaliste e del mondo delle rinnovabili, che venerdì scorso riunite a Piazza Montecitorio, avevano chiesto al Ministro di pronunciarsi in favore di tre target ambiziosi e vincolanti su taglio CO2, rinnovabili, efficienza energetica.

Le parole di Galletti sono “Assolutamente insoddisfacenti” per Greenpeace Italia. “La storia ci insegna- dichiara Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia – che gli obiettivi non vincolanti non vengono raggiunti. Un obiettivo del 27 per cento per le energie rinnovabili è assolutamente miope e rischia di bloccare tutti gli investimenti in un settore che già oggi assicura circa 120 mila posti di lavoro. Inoltre un target così modesto indebolisce la capacità dell’Europa di trasformare il proprio sistema energetico per un uso più efficiente delle rinnovabili. Abbiamo chiesto all’Italia, con il nuovo governo, di essere leader in Europa nelle politiche in tema di clima ed energia, ed invece siamo ancora una volta di fronte a dichiarazioni vaghe e poco significative. Un pessimo segnale in vista del semestre di presidenza italiana dell’UE ormai alle porte.”

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