La scelta di Goldman Sachs: 40 mld di $ nelle rinnovabili

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Il piano di investimento al 2021 previsto dalla banca di investimento guarda con attenzione a realtà economiche in crescita come Brasile, Cina, India, Messico, Giappone, Sud Corea, ma anche Usa. Per IHS è un segnale e una garanzia di come il business delle energie rinnovabili continuerà ad essere fonte di enormi opportunità.

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Entro il 2021 la Goldman Sachs investirà 40 miliardi di dollari nelle energie rinnovabili. Un significativo cambio di approccio per una banca classificata all’undicesimo posto nel ranking delle banche “killer” dell’ambiente (Bankrolling Climate Change – pdf), per via dei suoi finanziamenti alle fonti fossili e in particolare al carbone.

Dopo aver acquistato lo scorso 6 gennaio una quota del 19% (per 1,47 miliardi di dollari) di Dong Energy, player mondiale nella generazione elettrica da eolico offshore, accrescendo il suo portfolio “green” già ricco di nomi noti come First Solar, SunEdison e Asian Genco, la banca di investimento continua a guardare con interesse il settore dell’energia pulita, con uno sguardo di lungo raggio. “Abbiamo un piano decennale – dichiara Stuart Bernstein, Capo della sezione investimenti nelle rinnovabili del gruppo bancario, in un’intervista a Recharge news – riteniamo che il settore avrà un ruolo importante nella crescita del Pil mondiale e sarà un buon business sia per noi che per i nostri clienti”.

Il piano decennale – si legge nell’intervista – orienterà la sua attenzione verso realtà economiche in crescita come Brasile, Cina, India, Messico, Giappone e Sud Corea. In questi paesi assistiamo infatti ad un rapido aumento della popolazione, ad un consumo pro-capite di energia sempre maggiore e all’intensificarsi dei rischi ambientali e delle loro ripercussioni sulla salute sempre più legate alla combustione di fonti fossili.

Nel Giappone ‘post Fukushima’, caratterizzato da generosi incentivi alle rinnovabili, la Goldman Sachs ha dato vita ad un produttore indipendente di energia da fonti rinnovabili, Japan Renewable Energy (JRE) che ha già investito in un impianto da 250 MW di energia solare a Setouchi (in consorzio con altre 6 aziende) e in 40 MW di fotovoltaico vicino Tokyo.

I profitti a due cifre derivanti dall’acquisto di azioni di società non quotate su mercati regolamentati o intenzionate ad abbandonare la Borsa (private-equity investment), hanno portato una delle protagoniste di Wall Street ad investire in quelle regioni dell’India in cui sono presenti gli incentivi. Secondo le analisi della banca di investimento in questo paese l’eolico sarà la fonte che crescerà più velocemente e per questa ragione ha deciso di acquistare una quota di maggioranza di ReNew Wind Power, player locale della tecnologia, che intende installare impianti per un totale di un 1 GW entro la fine del 2015.

Ad ampliare l’orizzonte di investimento troviamo anche paesi con abbondanti risorse rinnovabili come il Cile, in cui la banca intende fornire energia solare per le operazioni di estrazione di risorse nel nord del deserto di Atacama.

Anche gli Stati Uniti saranno al centro di ulteriori investimenti. Secondo le stime della Goldman Sachs, infatti, il mercato statunitense, per le sue dimensioni e per le tecnologie all’avanguardia, avrà un ruolo fondamentale nel trainare la crescita del settore.

Secondo le analisi degli economisti della Goldman Sachs il comparto delle rinnovabili richiederà al 2020 investimenti annuali per circa 395 miliardi di dollari e saranno diversi i fattori che favoriranno questa crescita: i costi in discesa di eolico e solare che raggiungeranno presto la grid parity e l’ulteriore sviluppo di tecnologie che risolveranno le problematiche che ad oggi impediscono un utilizzo diffuso dell’energy storage. Inoltre c’è un altro fattore: l’industria del carbone subirà una forte contrazione a causa delle importanti conseguenze ambientali che porta con sé, ma anche per effetto del continuo  sviluppo delle energie pulite e del gas naturale.

L’importanza di questa politica di investimenti assume un duplice significato. Oltre a contribuire dal punto di vista economico alla crescita del settore, “costituisce una forma di garanzia che nel business delle energie rinnovabili continueranno ad esserci opportunità”, commenta Matt DaPrato, Senior Analyst di IHS Emerging Energy Research.

La sfida consiste nell’adattare gli strumenti finanziari a progetti che si reggono su incentivi ridotti, o in un’ottica di grid parity. Come detto, il costante sviluppo delle tecnologie, l’abbassamento dei prezzi e la crescente competitività delle rinnovabili con le fonti energetiche tradizionali continueranno a mantenere alto l’interesse delle banche nel settore, ma il successo delle energie pulite – scrive la Goldman Sachs nel documento “Key Trends in the Clean Energy Industry” (pdf) – dipende anche dalla collaborazione tra imprenditori, investitori, governi e associazioni.

Quella della Goldman Sachs è un’inversione di marcia che per alcuni osservatori non va letta come una mera pratica di “greenwashing”. A sostenerlo è ovviamente anche Stuart Bernstein, rispondendo a chi sostiene che la scelta di questa politica di investimenti nasca solo dalla necessità della banca di investimenti di riabilitare la propria immagine pubblica per il suo ruolo nefasto avuto nella crisi finanziaria globale del 2007-2008.

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