Riportiamo la lettera aperta (pdf) di assoRinnovabili, Gifi e IFI al Ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, pubblicata oggi su La Repubblica (“Lettera aperta al Governo: continuare ad investire nel fotovoltaico non come costo ma come opportunità”). Le associazioni di categoria del settore chiedono al Ministro un confronto per definire un percorso stabile di medio/lungo termine per il settore del fotovoltaico e delle rinnovabili, ricordando non solo i costi legati agli incentivi ma tutti quei benefici che questi investimenti hanno finora apportato al sistema energetico ed economico del paese  Solo una perplessità: ma è normale in un paese con un’informazione che si presume libera dover pagare un grande quotidiano per raccontare queste cose?

 

Il 2013 ha visto la fine dell’erogazione degli incentivi per i nuovi impianti fotovoltaici. Da settembre 2013 il settore deve dimostrare di poter raggiungere la piena competitività sen­za il Conto Energia. Le associazioni di catego­ria sono le prime ad esserne liete.

Se il fine di un regime incentivante è quello di avviare un settore industriale, il risultato è stato raggiunto: tra il 2008 e il 2013 il costo della tecnologia si è ridotto del 72% e ora sia­mo nelle condizioni di valutare l’installazione di impianti senza sostegni. Certo, le aziende del settore sono consapevoli che in alcune fasi i fondi potevano essere gestiti in maniera più lungimirante ed efficiente, ma a chi dice che il Conto Energia e gli altri incentivi alle rinnovabili sono stati un fallimento rispondia­mo con i numeri.

Oggi il saldo costi/benefici degli incentivi alle rinnovabili è largamente positivo e pari a oltre 50 miliardi di euro (fonti Althesys, OIR AGICI). Se si rapporta il costo sostenuto alla quantità di energia rinnovabile incentivata si scopre che siamo stati più efficienti della Ger­mania: quest’ultima ha toccato il suo picco nel 2011 con 163 €/MWh incentivato di costo medio, mentre in Italia tale valore ha raggiun­to il picco nel 2012 con 153 €/MWh incentiva­to. Con la fine del Conto Energia e a seguito del DM 6 luglio 2012 tale costo è destinato a diminuire nel tempo.

Se ci sono stati errori è giusto evidenziar­lo, ma questo non cancella i risultati positivi. Grazie agli investimenti fatti nel settore delle rinnovabili e nel suo indotto oggi lavorano ol­tre 130mila addetti.

I vari Conto Energia che hanno regolamen­tato gli incentivi nel passato non garantisco­no più a nessuno rendite di posizione: sia ai lavoratori che alle imprese. Le associazioni di categoria del fotovoltaico (e delle rinnovabili in generale) chiedono al Governo di non com­mettere ulteriori errori. Vorremmo ricordare al Ministro che riportare dati parziali o semplici­stici sul fotovoltaico – affermando che ha fatto aumentare a dismisura le bollette degli Italiani – serve solo a mettere le basi per commettere altri errori e demonizzare un settore industria­le che ha voglia e potenzialità per continuare a produrre benefici per il Sistema Paese.

Dai primi dati provvisori di Terna si registra nel 2013 una flessione del fabbisogno energe­tico del 3,4% rispetto al 2012. In Italia nel 2013 l’86,7% della domanda elettrica è stata soddi­sfatta con produzione nazionale – di cui 56,8% termoelettrica, 16,5% idroelettrica, 1,7% geo­termica, 4,7% eolica e 7,0% fotovoltaica – e per la quota restante (13,3%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazio­nale netta è diminuita del 3,6% rispetto al 2012.

Ed ecco le buone notizie! Nel 2013 è au­mentata la produzione idroelettrica (+21,4%), fotovoltaica (+18,9%), eolica (+11,6%) e geo­termica (+1%) mentre la produzione da fonte termoelettrica è diminuita del 12%. Il rispar­mio sulla fattura energetica del Paese è stato di 9 miliardi di Euro. Nel 2014, secondo l’Unio­ne Petrolifera, la fattura energetica potrebbe subire un’ulteriore flessione di 1,7 miliardi rispetto al 2013 in conseguenza della crescita delle rinnovabili. Nel 2013 il prezzo dell’ener­gia scambiata nel mercato è diminuito fino al 26% soprattutto nelle ore di punta e i prezzi medi di vendita hanno registrato in tutte le zone geografiche un diffuso calo.

Quanto costano gli incentivi al fotovoltaico? Il costo cumulato per gli Italiani è di 6,7 mi­liardi di Euro. Sembra una cifra spropositata ma confrontiamola con i 9 miliardi di Euro risparmiati grazie al calo della produzione termoelettrica e presentiamola in modo di­verso. Ogni italiano contribuisce con 112 € all’anno alla spesa per il fotovoltaico. Cioè 9 Euro al mese, 30 centesimi di Euro al giorno. Al contrario in Italia nel 2012 per il mercato dei giochi d’azzardo sono stati investiti 94 mi­liardi di €, oltre 1.600 euro pro-capite, ai quali si aggiungono i costi sociali e sanitari stimati annualmente in 6,6 miliardi di €.

Dal 2005 sono stati installati circa 550.000 impianti fotovoltaici. Oltre il 90% di questi su tetti residenziali o di piccole e medie imprese creando un effetto trainante anche per il set­tore edilizio. Moltissime famiglie e imprese hanno abbattuto il loro impatto ambientale e i propri costi di energia grazie al fotovoltaico. Sono circa 45 miliardi di euro gli investimenti realizzati in Italia dal 2010 ad oggi per il fo­tovoltaico, il cui gettito fiscale è stato pari a circa 12 miliardi di €.

Inoltre solo nel 2013 in Italia con il fotovol­taico le emissioni di CO2 sono state ridotte di 9,6 milioni di tonnellate!

Ministro, chieda adesso agli italiani se sono disposti a pagare 9 € al mese per diminuire queste emissioni e contribuire alla riduzione delle importazioni di combustibili fossili.

Apprezziamo la posizione del Ministro dell’Ambiente che in Parlamento ha affrontato:

  • La riforma degli incentivi alle rinnovabili, senza “fermare un settore strategico”;
  • Il sostegno alla generazione distribuita, con SEU e accumuli;
  • la stabilizzazione delle detrazioni per l’effi­cienza energetica.

Consideriamo la situazione delle migliaia di PMI italiane che hanno ancora i tetti in amianto. Con la realizzazione di un impianto fotovol­taico in sostituzione dell’eternit, oltre ai van­taggi di autoconsumo e risparmio in bolletta, le aziende risolverebbero un’emergenza am­bientale senza aggravi di costi. Perchè non continuare a promuovere questa buona pras­si finanziandola con l’abolizione di politiche pubbliche a nostro avviso non più giustificate come il servizio di interrompibilità – soprattut­to in una situazione di overcapacity strutturale nella produzione di energia elettrica – o i sus­sidi CIP6 alle fonti assimilate?

Continuare ad investire in energie rinno­vabili significa assicurare una maggiore in­dipendenza energetica, che è la base per la ripresa economica del Sistema Paese.

Chiediamo al Governo un confronto per definire un percorso stabile di medio/lungo termine che:

  • garantisca la ripresa economica del Siste­ma Paese;
  • individui nuovi obiettivi al 2030 per ener­gie rinnovabili, efficienza energetica e ri­duzione delle emissioni nocive;
  • programmi un’espansione efficiente delle infrastrutture necessarie.

Solo attraverso la promozione di tecnolo­gie pulite, rinnovabili e sostenibili, nonché di infrastrutture di rete innovative si generano investimenti, si creano posti di lavoro, com­petitività ed indipendenza energetica.

  • Emilio Cremona, Presidente Anie Gifi (@ANIEnergia)
  • Agostino Re Rebaudengo, Presidente assoRinnovabili (@assoRinnovabili – #greenisgreat)
  • Alessandro Cremonesi, Presidente IFI (@ComitatoIFI)