2013, annus horribilis del comparto eolico in Italia

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Anno nero per l’eolico in Italia: 450 MW installati, -65% sul 2012, dopo tre anni consecutivi in cui si installavano più di 1.000 MW. Per le associazioni Anev, assoRinnovabili e Coordinamento FREE aste e registri hanno piegato il settore, facendo perdere almeno 10mila posti di lavoro. L'eolico oggi copre il 4,7% della domanda elettrica.

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Anno nero per l’eolico in Italia: poco meno di 450 MW installati (circa 220 turbine), cioè -65% rispetto al 2012 (erano 1.272,8 MW eolici). La potenza eolica installata a fine 2013 è arrivata così a 8.551 MW. Il minieolico ha raggiunto i 20 MW complessivi. Secondo i dati Terna l’anno scorso l’eolico (vedi tabella) ha generato quasi 14,9 TWh (+11,6 rispetto al 2012), pari al 5,3% della produzione netta totale e con una copertura del 4,7% della domanda elettrica del paese. Nella mappa dell’ANEV, la distribuzione dell’eolico in Italia.

In un comunicato congiunto le associazioni ANEV, assoRinnovabili e il Coordinamento FREE lamentano l’inadeguatezza dei sistemi vigenti e la necessità di un tempestivo intervento del Governo per evitare che il settore eolico possa subire un ulteriore colpo. Un risultato che loro stesse avevano previsto a fine 2012, alla luce dei nuovi meccanismi di incentivazione entranti in vigore con il sistema delle aste e dei registri. Ricordiamo che dal 2010 al 2012 la nuova potenza eolica annuale era stata superiore a 1.000 MW.

Per le associazioni “il settore eolico ha dimostrato in questi anni di avere enormi potenzialità, diventando anche un esportatore di tecnologia, generando crescita economica, occupazionale con un comparto costituito da oltre 30.000 addetti, e significativi benefici ambientali”. Oggi l’effetto di questa normativa, ma anche della crisi in atto, è la riduzione della forza lavoro di oltre 10.000 occupati e il fallimento di numerose aziende.

ANEV, assoRinnovabili e il Coordinamento FREE chiedono al Governo di intervenire con politiche mirate che spostino gli incentivi dalla bolletta a meccanismi fiscali, definendo, inoltre, il quadro regolatorio post-2015 per consentire la sopravvivenza di un settore strategico per la green economy. Un’azione fondamentale anche per le decisioni che verranno prese in ambito europeo e poi nazionale per gli obiettivi 2030 di riduzione della CO2 e di incremento delle rinnovabili. La richiesta è sempre la stessa anche per il settore eolico: un quadro normativo stabile per attrarre gli investimenti. L’esatto contrario di quanto stanno facendo gli ultimi esecutivi.

La numerosa presenza di macchine eoliche sul territorio italiano (6.369 a fine 2013), tuttavia, sta aprendo nuove opportunità al comparto. Uno di questi è il settore dell’O&M. Secondo uno studio ANEV-UIL 2012, l’O&M per l’eolico può potenzialmente impiegare fino a 25mila addetti circa al 2020, rispetto ai 12mila attuali, per una cifra complessiva nel comparto eolico di 67mila occupati al 2020. L’O&M di un parco eolico richiede forza lavoro locale e per l’intero periodo di funzionamento dell’impianto. Lo studio spiegava che lo sviluppo di questi interventi può creare occupazione nei luoghi in cui sono installati gli impianti, favorendone anche l’accettabilità delle comunità locali e le ricadute territoriali.

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