Horizon 2020, il nuovo programma europeo e i finanziamenti per il settore dell’energia

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Il programma Horizon 2020 presenta molte opportunità per il settore dell'energia pulita. Subentra al VII Programma Quadro (2007-2013) come sistema di finanziamento per la ricerca e l'innovazione. In sette anni saranno erogati 77 miliardi di euro. A marzo le scadenze dei primi bandi. Un segnale positivo dall'Europa, in controtendenza con quanto si annuncia sugli obiettivi al 2030.

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Presentato presso il GSE il programma europeo Horizon 2020: in sette anni (2014-2020) saranno erogati 77 miliardi di euro, di cui una buona parte potranno essere acquisiti dalle imprese del settore energetico. Questa è una buona notizia in tempo di crisi per gli operatori del settore, in particolare per le PMI che potranno beneficiare di nuove specifiche agevolazioni nelle modalità di partecipazione ai bandi. E’ previsto per esempio un programma a loro misura, Innovation in SMEs, a cui possono accedere PMI dei Paesi Membri con progetti presentati a titolo di singola figura giuridica, senza la compartecipazione di altre imprese e finanziabili al 100% dei costi eleggibili con fondo perduto nelle fasi di business plan e di sviluppo del progetto.

H2020 è strutturato secondo tre macroaree di intervento o pilastri (pillars): Eccellenza scientifica (Excellent science), Leadership industriale (Industrial technology leadership) e Sfide per la società (Societal challenges).

Ognuna di queste è articolata in programmi tematici con specifici budget. Nel quadro delle Sfide per la società rientra il programma specifico di ambito energetico, Energia sicura pulita ed efficiente (Secure, clean and efficient energy), a cui sono attribuiti 5,4 miliardi di euro (7,7% del budget complessivo) utilizzabili dalle imprese comunitarie per finanziare progetti mirati ai seguenti obiettivi:

  • riduzione del consumo di energia e delle emissioni di carbonio grazie al suo utillizzo intelligente e sostenibile (ricerca e sperimentazione su larga scala di nuovi concetti, di soluzioni non tecnologiche, di componenti più efficienti, socialmente accettabili e accessibili, nonché sistemi tecnologici con intelligenza integrata, per la gestione energetica in tempo reale degli edifici con emissioni prossime allo zero, energie rinnovabili per il riscaldamento e il raffreddamento, industrie altamente efficienti e adozione massiccia di soluzioni di efficienza energetica per le imprese, i cittadini, le comunità e le città);
  • energia elettrica a basso costo e a basse emissioni (sviluppo e dimostrazione su scala reale di fonti energetiche rinnovabili e tecnologie innovative per la cattura e lo stoccaggio del carbonio a costi inferiori, sicure per l’ambiente, dotate di un rendimento di conversione superiore e di una più ampia disponibilità per diversi mercati e contesti operativi);
  • fonti energetiche mobili e combustibili alternativi (ricerca, sviluppo e dimostrazione su scala reale di tecnologie e catene del valore mirate a rendere più competitiva e sostenibile la bioenergia, al fine di ridurre i tempi di commercializzazione per l’idrogeno e le celle a combustibile e proporre nuove opzioni aventi potenzialità a lungo termine prima di giungere a maturità);
  • unica rete elettrica europea intelligente (ricerca, sviluppo e dimostrazione su scala reale di nuove tecnologie di rete, compresi stoccaggio, sistemi e configurazioni di mercato per pianificare, monitorare, controllare e gestire in condizioni di sicurezza le reti interoperabili, in un mercato aperto, decarbonizzato, competitivo e adattabili al profilo climatico, in condizioni normali e di emergenza);
  • nuove conoscenze e tecnologie (ricerca multidisciplinare nell’ambito delle tecnologie energetiche, comprensive di azioni di visione, e dell’attuazione congiunta di programmi e strutture di ricerca paneuropee di livello mondiale);
  • processo decisionale e impegno pubblico di rilievo (sviluppo di strumenti, metodi e modelli per un solido e trasparente sostegno alla politica, comprese le attività di raccolta e impegno pubblici, il coinvolgimento degli utenti e la sostenibilità);
  • adozione delle innovazioni in campo energetico (innovazioni applicate al fine di agevolare l’adozione da parte del mercato delle tecnologie e dei servizi, al fine di abbattere gli ostacoli non tecnologici e ad accelerare un’attuazione efficiente in termini di costi delle politiche energetiche europee).

Le misure a sostegno di progetti di interesse energetico non si esaurisco con il programma Secure, clean and efficient energy. Altre linee coprono infatti tematiche con evidenti implicazioni nel campo dell’energia: nell’area Excellent science, Tecnologie emergenti e future (2,5 mld €); nell’area Industrial leadership, Nanotecnologie, materiali avanzati, biotecnologie, fabbricazione e trasformazione avanzate (circa 4 miliardi €); nell’area societal challenge, Trasporti intelligenti, verdi e integrati (5,8 mld €), Azioni per il clima, efficienza delle risorse e materie prime (2,8 mld €) e Sicurezza alimentare, agricoltura e selvicoltura sostenibile, ricerca marina e marittima e sulle acque interne nonché bioeconomia (3,5 mld €).

Come si vede, per le imprese energetiche orientate all’economia low carbon lo spettro dei progetti finanziabili è molto ampio e si intravedono opportunità diverse anche oltre l’orizzonte dell’immininente aggiornamento degli obiettivi di politica energetica della UE, che sarà proposto mercoledì 22 gennaio e che si annuncia piuttosto fosco in termini di impegni vincolanti per la riduzione delle emissioni in atmosfera e l’incremento della produzione da rinnovabili.

Ferma restando la necessità di conseguire miglioramenti progressivi nell’efficienza energetica, tali timori sono stati ampiamente confermati da Samuele Furfari della Commissione europea, Direzione Generale Energia. Invitato a inquadrare il ruolo dei fondi strutturali nel contesto della politica energetica comunitaria, richiamandone quasi esclusivamente le finalità per l’efficienza energetica, Furfari ha preannunciato che il documento della Commissione proporrà i problemi del costo dell’energia UE – alto rispetto agli USA e non omogeneo all’interno dell’Unione – e del potenziale dello shale in Europa, e con tutta probabilità non presentarà target numerici per la riduzione delle emissioni di CO2 e l’aumento della quota di rinnovabili.

Fortunatamente immune da questa visione riduttiva, oltre a promuovere un approccio integrato alla ricerca e all’innovazione, in particolare focalizzato sulle PMI, H2020 si distingue per un sistema di lancio bandi in progressione continua (a marzo le scadenze dei primi bandi), con acquisizione dei finanziamenti in termine di sei mesi.

Le imprese interessate sono invitate a sollecitare informazioni e assistenza all’APRE che ha approntato Punti di contatto nazionale sui singoli programmi di finanziamento.

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