Ue 2030, mezzo milione di posti di lavoro in meno senza target vincolante su rinnovabili

Con un obiettivo europeo al 2030 vincolante anche per le rinnovabili oltre mezzo milione di posti di lavoro in più rispetto ad un obiettivo unico sulle emissioni. Lo dice anche un report della Commissione europea, rivelato dal Guardian. Dare un orizzonte definito alle fonti pulite conviene, specie a chi come l'Italia, sulle rinnovabili ha già investito tanto.

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Stabilire un obiettivo europeo al 2030 vincolante anche per le rinnovabili sarebbe un ottimo affare anche per l’occupazione: produrrebbe oltre mezzo milione di posti di lavoro in più rispetto allo scenario che si verificherebbe qualora l’UE si accontentasse di un obiettivo unico per la riduzione delle emissioni. La stima arriva da un report prodotto dalla Commissione europea, ancora riservato e rivelato dal Guardian.

L’esecutivo europeo conosce bene i vantaggi economici che si avrebbero tracciando una strada definita anche per lo sviluppo delle energie pulite. Un elemento che rende ancora meno giustificabile l’ostinazione con cui – secondo quanto riportato da indiscrezioni di stampa – la Commissione si ostinerebbe a voler riproporre l’obiettivo unico sulla CO2 quando, il 22 gennaio, presenterà le sue proposte per il nuovo pacchetto energia e clima al 2030.

Tanto più che – come abbiamo riportato – anche il Parlamento europeo si è espresso a favore di un triplice obiettivo vincolante al 2030. Le Commissioni Industria ed Energia (Itre) e Ambiente e Salute (Envi) hanno infatti approvato pochi giorni fa una risoluzione che prevede di portare le fonti pulite al 30% del mix energetico e ridurre consumi ed emissioni del 40%.

Per la precisione, il report visionato dal Guardian dice che, con un obiettivo vincolante per le rinnovabili, arriveremmo al 2030 con 568mila posti di lavoro in più, a livello di Ue, a fronte di costi che sarebbero più alti del 2,6% rispetto a quelli da sostenere se ci si limitasse a porre un unico target vincolante sulle emissioni.

In sostanza anche le ricerche della Commissione confermano quanto ripetuto da diversi report, come quello prodotto dall’European Renewable Energy Council (EREC), del quale avevamo già parlato. Secondo EREC un triplice obiettivo vincolante 2030, con il target sulle energie pulite portato al 45% (anziché al 30% come ventilato da Commissione e proposto dall’Europarlamento) creerebbe 4,4 milioni di posti di lavoro, quasi mezzo punto percentuale di Pil e una riduzione di circa 370 miliardi di euro sull’import di combustibili fossili: più del doppio del deficit commerciale del 2011. Oltre al fatto, non irrilevante, che dare subito un orizzonte normativo stabile per la transizione energetica ridurrebbe i ‘costi dell’incertezza’, permettendo così di tagliare più in fretta gli incentivi.

I prossimi mesi saranno cruciali per la definizione di una cornice normativa che permetta all’UE una concreta transizione energetica. Alla presentazione delle proposte della Commissione europea (22 gennaio), seguirà in febbraio la plenaria dell’Europarlamento, mentre a marzo la questione sarà affrontata dal Consiglio dei capi di Stato e di Governo della UE.

A favore di un obiettivo vincolante per le rinnovabili si sono schierati paesi membri importanti e da tempo impegnati nella transizione energetica come Germania, Danimarca, Austria e Finlandia. Per l’obiettivo unico sulla CO2 invece gli Stati che stanno puntando sul nucleare, come Regno Unito e  Repubblica Ceca.

Singolare e travagliata la posizione dell’Italia, tra i paesi che più avrebbero da guadagnare economicamente da un obiettivo vincolante sulle rinnovabili, visti gli enormi investimenti nel comparto fatti negli ultimi anni e gli impressionanti risultati già conseguiti (34% della domanda elettrica da rinnovabili nel 2013, dicono gli ultimi dati) e soprattutto il know-how e la rete di aziende che sono nate nel settore nel nostro Paese.

Nei commenti al Libro Verde (il documento europeo che propone la strategia per il 2030), il governo Letta, attraverso ministero dello Sviluppo economico, si è espresso a favore di un obiettivo unico sulle emissioni, anche se all’interno dell’esecutivo c’è una spaccatura, tra il ministro dello Sviluppo Economico  Flavio Zanonato e il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando; quest’ultimo a più riprese ha chiesto che ci sia anche un obiettivo vincolante sulle energie rinnovabili.

 

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