Prezzi minimi garantiti alle rinnovabili, i tagli dell’Autorità

L'Aeeg ha pubblicato oggi la delibera che riduce i prezzi minimi garantiti agli impianti da rinnovabili in regime di ritiro dedicato. Oltre ai tagli previsti dal documento di consultazione si riduce la quantità di energia incentivata con i prezzi minimi: per il fotovoltaico da 2 a 1,5 milioni di kWh. Critiche dal mondo dell'energia pulita.

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A valle del procedimento di consultazione avviato, l’Autorità per l’Energia ha pubblicato oggi la delibera che riduce i prezzi minimi garantiti agli impianti da rinnovabili sotto al MW di potenza, che operino in regime di ritiro dedicato (la delibera 618/2013/R/EFR, allegata in basso).

Si conferma quanto proposto nel documento di consultazione (di cui avevamo parlato qui) con la novità che si riduce la quantità di energia incentivata con i prezzi minimi: attualmente a godere dell’incentivo sono i primi due milioni di kWh prodotti, mentre la delibera abbassa per alcune fonti, tra cui il fotovoltaico, la soglia a 1,5 milioni di kWh. La riduzione dei prezzi minimi riguarda tutte le fonti: è minore per il mini idroelettrico e gli impianti a biomasse, mentre per il fotovoltaico il prezzo minimo garantito è dimezzato, da 80,6 a 37,8 euro/MWh.

La riduzione dei prezzi minimi, secondo i calcoli Aeeg, consentirebbe un risparmio del 76% (190 milioni di euro) sul costo complessivo del ritiro dedicato (250 milioni), riducendo quindi l’onere in bolletta a circa 60 milioni di euro l’anno. I nuovi prezzi minimi entreranno in vigore dal primo gennaio 2014, anche se va fatto notare che il decreto legge ‘Destinazione Italia’, approvato e in attesa di pubblicazione in Gazzetta (vedi qui), per gli impianti incentivati, dispone l’eliminazione totale dei prezzi minimi garantiti. I nuovi prezzi minimi introdotti dalla delibera Aeeg di fatto saranno dunque applicati solo alle produzioni che non godono di incentivi.

L’obiettivo della delibera, fa sapere l’Autorità per l’Energia, è “ridurre l’impatto sulle bollette e, allo stesso tempo continuare a garantire a questi impianti ‘verdi’ di piccole dimensioni la sopravvivenza economica, attraverso una remunerazione minima legata a i reali costi di esercizio”.

Nel mondo delle rinnovabili però il provvedimento non piace, “rischia di essere una pietra tombale per il fotovoltaico in grid parity”, aveva commentato a QualEnergia.it Tommaso Barbetti, analista di eLeMeNS, riferendosi al documento di consultazione che, come abbiamo visto, era più generoso della delibera definitiva (che porta da 2 a 1,5 i milioni di kWh che possono godere della tariffa garantita, dimezzata). La maggior parte dei progetti pensati sino ad oggi, di taglia fino a 1 MW – ci aveva spiegato Barbetti – si reggono proprio sul prezzo minimo garantito: “riducendolo di oltre la metà del valore, di fatto, questa opzione perde completamente di senso. La grid parity rischia di allontanarsi sempre di più”.

A venire meno è infatti la stabilità. “E’ molto più difficile trovare finanziamenti e costruire un business plan solido dovendosi affidare unicamente alla variabilità del mercato sulla Borsa elettrica, che tra l’altro vede prezzi in calo. Per cercare di fare fotovoltaico senza incentivi si perde la convenienza a fare impianti sotto al MW per la vendita di energia (rispetto a realizzarli di taglie maggiori, ndr). La strada più percorribile resta quella degli impianti destinati all’autoconsumo e realizzati in scambio sul posto, quindi quelli sotto i 200 kWp”.

Dure critiche anche da assoRinnovabili, che sottolinea il doppio colpo che arriva dalla delibera in oggetto e dal decreto ‘Destinazione Italia’,(già ‘Sviluppo’): “Il DL Sviluppo del Governo e la Del. 618/2013/R/EFR dell’Autorità per l’Energia hanno cancellato il regime dei prezzi minimi garantiti per i piccoli impianti di potenza inferiore a 1 MW, con un impatto devastante sugli operatori. Dai primi calcoli, infatti, si stimano riduzioni dei ricavi in alcuni casi fino al 40% che metteranno in ginocchio quasi 60.000 impianti, privando lo Stato delle loro entrate fiscali e ‘rottamando’, di fatto, una parte importante del parco rinnovabili italiano. Del tutto trascurabili, infine, i vantaggi per i consumatori: le famiglie avrebbero una riduzione della bolletta annua dello 0,17%, le piccole imprese dello 0,26%”.

AssoRinnovabili chiede con forza che “il Parlamento possa intervenire ed eliminare, in sede di conversione, la misura (contenuta del dl Sviluppo/Destinazione Italia, ndr) e che l’Autorità possa rivedere al più presto le sue valutazioni, delle quali l’Associazione aveva dimostrato l’erroneità già durante la fase di consultazione degli operatori”.

La delibera (pdf)

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