Moduli fotovoltaici: la bilancia dei prezzi e i nuovi competitor asiatici

  • 20 Dicembre 2013

Aumentano i prezzi dei moduli fotovoltaici cinesi e scendono quelli dei moduli europei. Ma a beneficiare di questo nuovo equilibrio non troviamo i produttori del vecchio continente, bensì nuovi competitor d’oriente: Corea e Giappone.

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L’andamento dei prezzi dei moduli fotovoltaici si è stabilizzato nel corso del 2013, registrando un leggero aumento per i moduli prodotti in Cina e un calo per quelli realizzati in Europa e Giappone. Tuttavia questo bilanciamento dei prezzi sta andando a favore di nuovi player asiatici e non dei produttori europei, ormai troppo indeboliti da una competizione iniqua con i concorrenti cinesi e dai continui tagli agli incentivi che hanno rallentato la domanda nel vecchio continente. È quanto emerge dalle analisi di pvXchange GmbH.

Nel corso dell’ultimo anno abbiamo assistito a una riduzione delle distanze tra i prezzi europei e giapponesi da quelli cinesi che, al momento, sono inferiori solo del 18-25%. Se consideriamo che nel gennaio 2013 il differenziale tra i prezzi cinesi e giapponesi era del 36%, notiamo che in 11 mesi questa distanza è vicina al dimezzamento. Per il 2014 ci si aspetta una maggiore stabilizzazione. “Non assisteremo più a discese rapide e vertiginose dei prezzi, come dal 2012”, sostiene Martin Schachinger, portavoce di pvXchange.

Alla stabilizzazione del prezzo, almeno nei prossimi due anni, sicuramente contribuiranno le misure anti-dumping e anti-sussidi, approvate dal Consiglio europeo su proposta della Commissione ed entrate in vigore lo scorso 6 dicembre. Ricordiamo, che l’accordo prevede un prezzo minimo di 0,56 euro per watt e un tetto alle importazioni di 7 GW per i moduli FV (non per quelli a film sottili) importati dalla Cina.
Ma nonostante nei rapporti commerciali tra Europa e Cina l’ago sembri riposizionarsi al centro della bilancia, il “piatto” del vecchio continente non riesce a recuperare l’equilibrio perso.

Infatti, “dei recenti cambiamenti –  fa notare Schachinger –  non hanno beneficiato i produttori europei, per i quali i provvedimenti sono arrivati troppo tardi, bensì i piccoli produttori di moduli fotovoltaici provenienti dal resto dell’Asia che, nell’ultimo trimestre 2013, hanno assistito a un boom della domanda paragonabile alla spinta che interessò la Cina nel suo ingresso nel mercato fotovoltaico tra il 2006 e il 2007”.
Come fu agli inizi per la Repubblica Popolare, i prezzi decisamente inferiori adottati da produttori giapponesi e coreani ha senza dubbio favorito un significativo aumento della domanda nei due Stati asiatici, mantenendo a oriente il baricentro delle vendite ed esportazioni di moduli fotovoltaici. Per questo mercato il 2013 si chiude con un quadro che vede il consolidarsi di due nuove realtà competitive in Asia, come detto, Corea e Giappone.

L’industria cinese comunque non è affatto rimasta tagliata fuori dalla crescita della filiera del FV nei Paesi vicini: “Queste due nuove realtà utilizzano molto probabilmente celle cinesi e la recente direttiva europea indica nella cella, e non più nel modulo, l’origine del prodotto, proprio per evitare la profusione di pratiche elusive – commenta Paolo Gianese, Segretario generale del Comitato IFI contattato dalla redazione di Qualenergia.it – noi auspichiamo che questa modifica della Commissione europea al regolamento doganale n° 2454 del ’93, possa frenare flussi migratori dei moduli a basso costo prodotti molto probabilmente con celle cinesi, ma in paesi asiatici che sarebbero esclusi dall’undertaking e dai provvedimenti recenti.

Se invece i produttori coreani e giapponesi opereranno prezzi bassi nel rispetto delle norme del WTO (World Trade Organization), sarà compito dei produttori italiani competere con nuovi servizi, puntare sulla qualità dei prodotti, garantire maggiore sicurezza all’utente finale grazie alla presenza nei mercati nazionali”,  – conclude il segretario generale dell’associazione italiana che ha sostenuto la battaglia contro il dumping cinese al fianco di Eu ProSun.

Nel contempo la manifattura fotovoltaica cinese, non potendo più giocare con i prezzi, potrebbe puntare ad aumentare costantemente la performance dei moduli venduti ad un prezzo specifico. 

Riuscirà il mercato europeo dei moduli fotovoltaici a rendersi nuovamente competitivo? La Cina continuerà a soddisfare la percentuale maggioritaria della richiesta internazionale? O dovrà dividere la torta con i competitor emergenti? Le risposte non sono affatto scontate.

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